2015
(D)
"Quand'è che vieni a trovarmi?"
"Presto"
"Il posto per dormire c'è devi solo venire"
"Appena riesco a organizzarmi con il lavoro vengo."
"Va bene, ora vado a registrare qualcosa, così poi te la faccio sentire"
"Okay"
"Ciao Di"
"Ciao bro." E agganciai.
Mario si era trasferito a Milano con dei suoi amici e mi aveva lasciata sola, di nuovo, ma questa volta per chissà quanto tempo, i miei dubbi erano fondati, il rap me lo stava veramente portando via e sto giro sembrava fosse in definitiva.
Io pure mi trasferì, andai in affitto in un appartamento a pochi passi da casa di mia mamma, non perché sentissi questo bisogno impellente di andare a vivere per conto mio ma necessitavamo più che altro di un posto sicuro che facesse da magazzino per la roba da piazzare.
Il contratto d'affitto era stato messo a nome di Damiano, io non mi sarei mai voluta prendere la responsabilità di tenere tutti quei chili di cocaina dentro casa, e in caso di eventi avversi tutto sarebbe caduto su di lui.
Quella mattina mi ci sarei proprio dovuta vedere in palestra, che era diventata il nostro punto di incontro e di smercio principale.
Mi sentivo un pò in colpa, non volevo che il maestro entrasse nei casini per colpa nostra, così quella mattina volli andare li per dire al mio socio in affari di trovare un altro posto e di lasciare il maestro con il culo al sicuro.
Mentre mi incamminavo però con la coda dell'occhio notai due motorini avvicinarsi verso di me e di getto mi venne da mettere una mano sulla pistola che avevo nascosto nella cinghia dei pantaloni dietro la schiena.
I 3 ragazzi sui motorini mi si pararono davanti, ma prima che potessi estrarre l'arma mostrarono i loro volti e il mio cuore si rincuorò, erano Damiano e altri due suoi amici e riposi le mani a loro posto.
"Ti sei impazzito o cosa? Ero pronta a spararti in testa."
"Hai ragione scusa, ma non potevamo aspettare di arrivare in palestra."
"Cosa è successo?"
Uno dei due ragazzi sull'altro motorino scese e mi porse il suo casco, così me lo misi e salì parandomi dietro a Damiano, nel giro di mezzo secondo eravamo già sfrecciati altrove in un posto a me totalmente sconosciuto.
Entrammo in una villa comunale, un enorme parco pubblico pieno di bambini che giocavano, anziani sulle panchine e gente che correva, non sembrava il posto adatto per parlare delle nostre losche azioni.
Una lunga siepe divideva la parte bella e curata del parco, dalla parte più abbandonata e lasciata li a se stessa, dove ad aspettarci ci sarà stata almeno un'altra ventina di persone dall'aria poco raccomandabile.
"Chi è tutta questa gente?" Chiesi a Damiano ignara di chi avessimo di fronte.
"Ci siamo un pò allargati ultimamente"
"E tu hai pensato bene che non fosse il caso di dirmelo"
"Avresti fatto problemi"
A quel punto mi fermai e lo bloccai per un braccio, trascinandolo di fronte a pochi millimetri dalla mia faccia.
"Damiano in che situazione del cazzo mi stai mettendo?"
"Aspetta prima di fare il panico."
Damiano aveva preso accordi con la Mafia per allargare il giro anche all'estero, non appena mi resi conto delle persone con cui stavamo avendo a che fare presi il primo motorino disponibile e me ne tornai a casa.
Scoppiai in un pianto isterico, mi ero già spinta oltre innumerevoli volte, ma questo.. questo era il troppo del troppo, fare accordi con la Mafia era come farli con il diavolo in persona, era come stilare una condanna di morte.
Nel pomeriggio andai in palestra per svagarmi un pò, ma invece di mettere in pausa i miei pensieri riaffiorarono tutti alla mente quando vidi Damiano entrare accompagnato da uno dei due tizi con cui era in motorino la mattina.
Mollai tutto e lo spinsi nello spogliatoio obbligando il suo fedele braccio destro a restare di vedetta di fuori, chiusi a chiave e presa da un attacco d'ira gli tirai un pugno sulla spalla.
"Ok forse me lo sono meritato"
"Forse? Ci sono andata anche piano."
"Ascolta prima cosa ho da dirti, poi se vuoi metto i guantoni e ci picchiamo sul ring."
"Mi batto solo con gente valida, non con quelli come te."
"Vorrei ricordarti che non sto faccio nulla di diverso da quello che fai tu."
"Eravamo partiti con un pò d'erba, siamo finiti alla cocaina e io l'ho accettato, mi hai mollato tutto a casa e io l'ho accettato.. con la Mafia hai letteralmente superato il limite."
"E' meglio, dai retta a me."
"Damiano ma ti rendi conto delle persone con cui stai avendo a che fare?"
"Non dovremo smerciarla più noi, saremo solo i loro rifornitori, e casa tua sarà il nostro magazzino, non dovrai più fare consegne, non dovrai più esporti, hanno i loro uomini per questo, a noi chiedono solo di tenergli al sicuro la roba."
"E noi cosa ci guadagniamo?"
"Il 50% dei loro incassi, più un surplus del 10% alla fine di ogni mese se non riscontreremo problemi."
"La Mafia non fa accordi così svantaggiosi per loro, dov'è l'inganno?"
"L'inganno sta che è tutto a nome nostro, se qualcosa va storto loro ne escono puliti."
"Dimmi che stai scherzando."
"No."
"Sta per partire il secondo pugno ti avverto, e sta volta prenderò la faccia."
"Con gli altri abbiamo concordato che il surplus andrà tutto a te, senza dividerlo con tutti, visto che la roba dentro casa ce l'hai tu."
"Non mi interessa dei soldi Damiano, qua abbiamo i fucili puntati da tutti i fronti, bene che ci va ci arrestano i carabinieri, male che ci va ci ammazza la Mafia."
"E' troppo tardi per tirarti indietro."
"Non dirò nulla, non voglio neanche la liquidazione, la casa te la restituisco e torno a stare da mamma, ma questo per me è troppo."
"Non so quanto ti convenga."
"Mi stai minacciando?"
"La casa... non è vero che è a nome mio."
"Di che cazzo stai parlando?"
"Sapevo che non avresti accettato, ma non potevo lasciarti libera con il rischio che tu possa un giorno andare a denunciarci tutti, così l'ho messa a nome tuo."
"Io ti ammazzo, con le mie mani."
"Provaci dai, così oltre che per possesso illegale di stupefacenti e spaccio ti condannano pure per omicidio doloso."
Senza riuscir a dire più nulla Damiano mi superò con un paio di passi e sparì dalla porta dello spogliatoio, rimasi letteralmente in stato di shock, talmente fu lo stress che svenni crollando a terra come un peso morto, e quando mi risvegliai mi trovai su un letto d'ospedale.
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«Come siamesi»
Fiksi PenggemarNessuno parlava più di lei. Quasi non se la ricordavano nemmeno. Diana non l'avrebbe voluto. Era marcia, lei, era sporca dentro, e non avrebbe mai voluto infettare la vita di suo fratello e quella dei suoi amici. Mario però se la ricordava, se la ri...