Capitolo 7

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(D)

"Sappi che il maestro ce l'ha a morte con te."

"Cavolo lo so, ha ragione, ma questa nuova scuola è un inferno, e i genitori di Dream mi controllano i voti.."

"Wow, l'ora d'aria almeno te la concedono?"

"Non è poi così male, ma dopotutto mi mantengono loro, chiedono solo una cosa.."

"E non ti fanno venire in palestra?"

"Sono io che non ho tempo di andarci, lo sai mi sono anche dovuto licenziare, però in compenso ho scritto un sacco di pezzi, che ne dici se sabato te li faccio sentire?"

"Se ti facessi vedere magari."

"Dai solo questo weekend non sono venuto."

"E' comunque troppo.."

"Non fare cosi.."

"Mi manchi."

"Anche tu lo sai.."

"Vabbè comunque, fatti vedere uno di questi giorni, anche solo per mezz'ora, mi chiedono tutti di te."

In quel momento dalla porta dello spogliatoio femminile vidi arrivare una figura possente, era Damiano, il ragazzo con cui ero uscita un paio di volte, e con cui avevo intrapreso un affare, che ultimamente non stavo rispettando.

"Domani tanto è sabato e torno a casa, se ti va di accompagnarmi ci andiamo insieme."

"Ok, ora ti devo lasciare che torno a casa, ci sentiamo più tardi semmai."

"Va bene cucciola."

"Ciao bro."

"Ciao Di." E riagganciai.

Guardai Damiano con la speranza che fosse passato li per caso, ma dopo che mi fece cenno di seguirlo capì immediatamente che non sarebbe stato così, allora mi diedi una sistemata e uscimmo insieme dalla palestra.

"Non devi darmi qualcosa tu?"

"L'ultimo grammo non sono riuscita a piazzarlo."

Non era vero, l'ultimo pacchetto d'erba che mi era rimasto da spacciare mi era stato preso da Diego, ovviamente ignaro dell'utilizzo che avesse in realtà, ma se gliel'avessi rivelato non sarebbe sicuramente successo niente di buono.

"Allora lo paghi tu."

"E' solo 1g."

"Sono comunque 20 euro in meno, se vuoi li scalo dalla tua prossima portata."

Da circa 4 mesi con Damiano avevamo stretto un patto d'affari, del tutto illeciti come si poteva intendere, lui mi forniva un quantitativo di roba ogni settimana e io la spacciavo, e il 50% del ricavato andava a lui.

Più riuscivo a vendere più soldi mi entravano, e anche solo 1g in meno a settimana, per la mia situazione economica e per tutte le spese che avevo, poteva fare la differenza.

"Quanta roba mi hai dato questa settimana?"

"Non importa, quel grammo avanzato conta come una portata a parte, quindi il 50% di 20 fa 10."

Damiano non era di certo una cima di intelligenza, ma se c'era una cosa su cui non lo si poteva fregare erano i soldi e quando voleva riusciva sempre a rigirarsi le cose in suo favore.

Così presi il portafoglio, presi i 10 euro che mi richiedeva e glieli porsi.

"Eh brava la mia bambina."

Mi prese per il meno e mi scosse un pò la testa, dopodiché mi baciò la fronte e ci avvicinò a suo motorino parcheggiato proprio davanti all'ingresso.

"Domani ti alleni?"

"E' sabato domani."

"E quindi?"

"Torna mio fratello, lo sai non ci sono per nessuno."

"Lui e quel suo gruppo di sfigati hanno ancora quel giro?"

"Non lo so, ma vedi di lasciarli perdere."

"Peccato, potevamo entrare in affari."

"Ti ho detto di lasciarli perdere."
"Uuh, scusa tigre, ci vediamo lunedì per la portata."

"Miraccomando vai piano, non vorrei che malauguratamente ti andassi a schiantare da qualche parte." Dissi ironicamente.

Lui si mise il casco e mise in modo, mentre sfrecciava via con il suo cinquantino mezzo scassato mi fece un gestaccio con la lingua e io ricambiai con un bel dito medio.

Tornai a casa e la prima cosa che feci fu buttarmi a capofitto sul letto, non cenai neanche, l'unica cosa che volevo era addormentarmi con la speranza che quella giornata passasse, e con il pensiero di rivedere Mario l'indomani il mio cuore si rasserenò e presi sonno.

«Come siamesi»Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora