Capitolo 21

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(D)

"Mi servirebbe uno di quei... cosi... li dietro."

La farmacista si girò a guardare lo scaffale alle sue spalle e senza che gli specificassi di quale dei mille prodotti avessi bisogno prese due scatole lunghe e rettangolari.

"Te ne consiglio due, per essere più sicuri."

"S-si." dissi poi mentre infilava le scatolette in una bustina.

Tornai a casa quasi di corsa, andai in cucina e cominciai a scolarmi una bottiglia d'acqua in attesa che mi venisse lo stimolo di fare pipì, e quando fu il momento mi chiusi in bagno con in mano i miei due..test di gravidanza.

Una volta fatto il necessario ci fu solo da aspettare e mai attesa fu più sofferta di quella, nella mia mente cominciai a pregare tutte le divinità possibili, e tutti i santi del creato, affinché venissero in mio soccorso in quella situazione straziante.

Dopo 10 minuti ecco il momento della verità: apparvero due linee rosse su entrambi i test e non mi servì consultare il foglio illustrativo per capire cosa significasse, ero dannatamente incinta, del migliore amico di mio fratello.

Passata una buona mezz'ora di panico, pianto isterico, tachicardia e tremori come da Parkinson all'ultimo stadio, cercai di tornare in me e di prenderla con più razionalità, e la cosa più razionale che mi venne in mente fu andare da mia madre.

"Chi è il padre? Dimmi che lo sai almeno."

"Tranquilla mà, l'identikit del padre è la cosa meno preoccupante al momento."

"Dimmi chi è."

"E' così necessario?"

"Diana qualsiasi cosa deciderai di fare dovrà andare bene anche al padre del bambino, ha il diritto di sapere della sua esistenza e ha il diritto di esprimere il suo parere al riguardo."

"Mamma mando tutto a puttane se rivelo chi è il padre."

"Non mi dire che è un uomo sposato!"

"Sarebbe stato meglio credo.."

"Piccola ascolta, ormai è successo, tornare indietro non si può, dobbiamo solo cercare di affrontarla al meglio.. coraggio, dimmi chi è."

Mia madre sarebbe riuscita a scendere a patti anche con il diavolo se avesse voluto, possedeva un' innata capacità di persuasione che avrebbe fatto invidia a chiunque, sapeva come tirarti fuori le parole di bocca senza il minimo sforzo.

"E' di Diego mà..."

"Ok, hai ragione, forse sarebbe stato meglio l'uomo sposato."

"Visto? Lo pensi anche tu, con che coraggio lo vado a dire?"

"Facciamo che sorvolerò su come sia possibile che il figlio che porti in grembo sia di Diego..."

"Grazie."

"MA... glielo devi dire lo stesso Diana, è comunque il padre e non può restare all'oscuro di questa storia."

"E con Mario come facciamo?"
"Dipende tu e Diego cosa farete, è tuo fratello si, ma si parla di vostro figlio e ciò che volete voi viene prima di qualsiasi sentimento di disapprovazione da parte sua."

"Allora devo proprio farlo eh.."

"Vuoi che ti accompagni?"

"Beh se mi dessi uno strappo non sarebbe male, ma rimani in macchina."

"Quello mi sembra ovvio."

Mamma fermò la macchina davanti l'ingresso dei lotti dove abitava Diego e io scesi, il cancello era rotto e non dovetti suonare per entrare, una volta arrivata davanti la porta di casa presi un bel respiro e bussai.

Fu proprio Diego ad aprirmi ma quando mi vide la sua espressione si incupì, sembrava seriamente preoccupato e in preda all'ansia, mi spaventò parecchio vederlo in quel modo ma subito mi venne rivelato il perché.

"Amo chi è?" Sentì una voce provenire dalle spalle di Diego.

"E' Diana."

Alla risposta del mio amico ecco sbucare Sara, la sua, ormai non più 'ex', fidanzata, che mi accoglieva con un sorrisone smagliante ed un dolce sguardo ignaro di tutto.

"Ciao bella, è un piacere rivederti, che ci fai qui? Vuoi entrare?"

"N-no, io.." Per un attimo tentennai, ma per fortuna il mio spirito di sopravvivenza prese il controllo e mi evitò un'imbarazzante situazione.

"..Ero passata solo per sapere se tua mamma fosse in casa."

"No, è al lavoro perché?"

"Perché ero con mamma a fare un giro, siamo passate qui sotto e volevamo venire a fare un saluto, ma sarà per la prossima volta dai... c-ci vediamo Diè, ciao Sara è stato un piacere."

Salutai Sara con il bacetto e corsi giù per le scale prima che potessero vedermi piangere, ad una velocità invidiabile, mi asciugai le lacrime prima di vedere mamma e insieme tornammo a casa.

"Ci hai messo poco."

"Sapevo già cosa volevo fare, mi serviva solo che mi dicesse si."

"E cosa vuoi fare?"

"Lo darò in adozione."

«Come siamesi»Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora