Capitolo 23

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(D)

Erano passati dei mesi da quando scoprì di essere rimasta incinta e, quando anche il mio corpo rese impossibile tenerlo all'oscuro, dovetti renderne a conoscenza anche a Damiano, che cominciava a farsi delle domande sul perché cominciai a farmi vedere sempre meno.

"E quella roba cosa diavolo è" disse indicando la mia ormai prorompente pancia.

"La discrezione e il tatto non sono mai state due delle tue migliori qualità."

"Ok forse sono stato un pò aggressivo."

"Forse."

"Si ma insomma.. tu.. sei.."

"Così fottutamente incinta? Si, Damiano credo di essermene resa conto anche io."

"E come è successo?"

"Eh sai è passata la cicogna e mi ha sbobbinato un bambino sulla porta, però siccome era troppo piccolo ho pensato di covarlo per un pò come una cazzo di gallina."

"Va bene.. me lo sono meritato."

Alzai il pollice ironica e andai in cucina a mettere su il caffè, girai una sigaretta e cominciai a fumare in balcone, non avevo ancora realizzato di star a portare in grembo un essere umano e Damiano non si fece problemi a farmelo ricordare.

"Cosa fai deficiente." Disse levandomi la sigaretta di bocca e gettandola di sotto.

"Hai ragione.. ogni tanto me ne dimentico."

"Con questa pancia che ti ritrovi la vedo difficile."

"Forse è perché vorrei che non esistesse."

"Anche se fai finta che non ci sia non vuol dire che non c'è."

"Damiano.. devi rivedere il tuo italiano."

"Non parliamo del mio italiano adesso.. parliamo di te, hai davvero intenzione di tenerlo?"

"Porterò la gravidanza alla fine, poi lo darò in adozione."

"Credo sia la scelta migliore a questo punto, non puoi permetterti un bambino adesso."

"Me lo potrò mai permettere? Adesso guardami negli occhi e dimmi se tutto questo finirà mai."

"Con tutto questo intendi.."

"Il nostro giro di droga Damiano, non farò mai crescere un figlio in una situazione del genere, ma quando mai potrò farlo? Con una casa piena di pacchi di cocaina dietro alle piastrelle e con te che mi minacci ogni qual volta che me ne voglio tirare via?"

"Ok senti, lo so, sono un pezzo di merda, ma non a tal punto.."

"Cosa intendi dire?"

"Mi sono sempre comportato da stronzo con te ma di fronte alla vita di un bambino che deve ancora nascere non ci riesco."

"Grazie per la compassione ma arriva al punto."

"La casa.. è sempre stata a nome mio, non ti ho mai voluta incastrare."

"Che cazzo stai dicendo."

"Quando hai minacciato di andartene ho avuto paura, siamo sempre stati io e te capito, e non volevo immischiarmi in una cosa così rischiosa senza qualcuno di cui mi potessi fidare."

"Sei un codardo."

"Lo so, ma non potevo rischiare di perdere te."

Aveva un'espressione veramente dispiaciuta, non che provassi alcun tipo di rimorso o compassione nei suoi confronti ma per la prima volta dopo anni Damiano si dimostrava a qualcuno per come era veramente e questo comunque ebbe effetto su di me.

Alla fine della fiera era un ragazzo impaurito tale e quale a me, che come me viveva una situazione economica limitata che lo obbligò a crescere più in fretta rispetto ai suoi coetanei.

Cominciai a guardarlo con occhi diversi, restava comunque un pezzo di merda, ma poteva essere la dimostrazione che mostri non si nasce, ma ci si diventa, e lui non era altro che uno dei tanti presi in balia del male di cui questo mondo era pieno.

Come me doveva aver sottostimato il rischio, doveva aver sottovalutato i problemi in cui c'eravamo entrambi andati volutamente a mettere e per la prima volta mi sentì vicina a lui come mai prima di allora.

"Credi ci possa essere un modo per uscirne?" Gli chiesi

"Svincolarsi dalla mafia? E' come segnare una condanna a morte."

"Hai idea di quanto io voglia ucciderti adesso?"

"Ci ho pensato anche io."

"A suicidarti?"

"Si, più volte di quante tu ne possa immaginare."

"Cos'è che ti ha fermato?"

"La paura, non ho più una famiglia, non ho mai avuto amici veri, non avrei niente da perderci, ma chi nasce tondo non può morire quadrato, e chi nasce codardo.. muore da codardo."

"Questo non è vero, abbiamo ancora tempo per riscattarci."

"Che vuoi fare?"

"Denunciamoli tutti, forniamo tutti i nomi possibili e veniamo ad accordi con i poliziotti."

"Così ci andiamo di mezzo anche noi, è tutto a nome nostro."

"La galera è inevitabile, è passato da tempo il momento in cui potevamo ancora fermarci, ma a questo mondo l'informazione rende potenti Damiano, e in cambio di ciò che sappiamo possiamo trovare un accordo."

"E come pensi di fare? Tu sei una donna, e sei incinta, sicuramente per te qualche sconto ci sarà ma io come faccio?"

"Diremo che sei il padre del bambino, avrai pure tu diritto a qualcosa."

"Credi possa funzionare?"

"Credo che non abbiamo altra scelta."

"Va bene, quando vogliamo farlo?"

"Resistiamo un altro paio di mesi, devo prima dare luce a questo bambino prima, non possiamo rischiare che il processo vada rimandato chissà quante volte per le mie complicanze di salute."

"D'accordo allora.. facciamo 'sta pazzia."

«Come siamesi»Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora