2013
2 anni dopo...
(D)
"Devi per forza smettere?"
"Ho il polso fuori gioco, e poi voglio puntare ad altro lo sai."
"Spero veramente che ti vada bene questa storia del rap Mario, sul serio."
"L'importante è avere te accanto, finché ho anche solo una persona che è disposta a credere in me.. allora continuerò ad andare fino in fondo."
"Su questo, vai sul sicuro."
Io e Mario ci battemmo il pugno e gioimmo per un secondo, ma poi tornammo con i piedi per terra.
Eravamo in ospedale, mamma stava male, le avevano diagnosticato un tumore, e quando aveva da fare la chemio io e Mario l'accompagnavamo e aspettavamo finché avesse finito.
"Questo dove lo hai preso?"
Abbassai lo sguardo e vidi Mario indicare il Tennis in oro bianco che avevo al polso sinistro, cercai invano di nasconderlo sotto la manica della felpa ma ormai era troppo tardi, era già passato sotto i suoi attenti occhi.
"E' finto"
"Sicura? A me sembra vero"
"Da quando ti intendi di gioielli falsi tu?"
"Da quando li spaccio per veri."
Entrambi ridemmo e io colsi l'occasione per svagare il discorso e portare l'attenzione da un'altra parte.
"Vabbè ma quando fai uscire qualcosa di serio?"
"Con Vaz stiamo scrivendo un mixtape"
"Con Ale è una vita che scrivi mixtape"
"Lo so, ma come progetto d'esordio deve essere il massimo."
"Secondo me ti preoccupi troppo"
"Lo sai come sono fatto, deve essere tut.."
"Tutto perfetto, lo so."
"Esatto."
"Avete almeno un titolo?"
"Non lo abbiamo nemmeno completato, figurati se abbiamo un nome."
"Vi devono dare una medaglia veramente... un collettivo più scapestrato di voi merita l'oro olimpico."
Scossi la testa in senso di disapprovazione ma Mario non disse nulla, sembrava più che altro immerso nei suoi pensieri, con lo sguardo perso nel vuoto e la testa altrove.
"Medaglia d'oro.."
"Mario.. tutto ok?"
"Tu sei.. un genio, veramente."
"E questo lo so, ma mi vuoi spiegare?"
"Ci puoi pensare tu a mamma? Io devo correre da Vaz" disse poi Mario balzando in piedi come se avesse una puntina sul sedile.
"V-va beeene...basta che ti rilassi perché sembri sotto effetto di metanfetamine."
"Grazie grazie grazie" Mi lasciò un bacio schioccante sulla fronte e corse via, sparendo lungo il corridoio del DH Oncologico.
Il fatto che volesse dedicare la sua vita al rap un pò mi spaventava, sembrava come se più lo incentivassi a portare avanti questo progetto, più lui si allontanava da me, ma quella scena fu la dimostrazione palese che l'avrebbe portato a compimento, ad ogni costo.
Tornai a casa un pò sconsolata, pensavo di trovare mio fratello già li e invece mi ritrovai sola con mamma, il compagno una volta saputo della malattia se n'era andato, e con lei non scorreva buon sangue, che mi sarei inventata?
Cercai di svignarmela correndo in camera una volta varcata la soglia di casa, ma neanche il tempo di chiudermi la porta alle spalle che lei mi chiamò, e io la seguì in salone.
"Che ne dici di parlare un pò?" Mi disse.
"Vuoi veramente parlare con me?"
"Sei mia figlia"
"Sono due anni che ti comporti come non esistessi, e ora mi rammenti che ho il tuo stesso corredo genetico?"
"Lo so.. non sono stata una brava mamma con te, ma per favore, siediti e parla un pò con me."
Era affannata, la chemio la stava logorando piano piano, e il mio cuore insieme a lei, e per quanto la volessi odiare vederla in quello stato faceva più male di una mazzata sui denti, così presi un bel respiro e mi sedetti accanto a lei.
"Hai continuato ad andare in palestra non è vero?"
"Mamma.."
"Non ti voglio rimproverare, semplicemente se fosse cosi.. ti prego dimmelo."
"Si"
"Anche Mario?"
"Tu sai che Mario va in palestra?"
"Mario con me parla lo sai?"
Mi ammutolì, ero convinta che mamma non sapesse nulla né di me né di mio fratello, e invece mi resi conto che quella che metteva i muri in famiglia ero sempre stata io, non lei.
"Mi dispiace di non avertelo detto."
"Ma perché non l'hai fatto?"
"Non lo so, non volevo farti preoccupare, volevo sbrigarmela da sola."
"Mettendoti a fare la babysitter a 14 anni?"
"Avevo trovato una famiglia che non mi faceva problemi per l'età, e visto che il maestro già non faceva pagare Mario non volevo che dovesse mettersi nei pasticci anche per colpa mia"
"Non l'ha mai fatto pagare?"
"Il primo anno no, poi quando è andato a stare dai genitori di Dream ci hanno pensato loro"
"E' stato l'errore più grande che potessi fare"
"Non dire così, hai lasciato che fosse Mario a scegliere"
"L'ho praticamente messo in condizione di dover scegliere loro."
"L'ha fatto per noi, per te, ma non hai costretto nessuno."
"Si e quanto ci ho rimesso? Non ho avuto mio figlio a casa per due anni, e ho distrutto la sanità mentale di sua sorella."
"Io sto bene mamma."
"No, lo so che non stai bene, è da quando Mario non c'è che sei diversa, non hai più quella luce che avevi da bambina, sembrava avessi già il mondo ai tuoi piedi..adesso ti guardo e vedo solo due bellissimi occhi spenti."
Per poco non le raccontai tutta la verità, odiavo dover così spudoratamente mentire alla mia famiglia ma con che coraggio avrei ammesso che ero diventata praticamente una spacciatrice?
A mia madre poi, che aveva sempre fatto di tutto per non cascare in quel tranello, a costo di non avere i soldi per mangiare, a costo di mandare i suoi figli in case in affido in un'altra regione.
Sapevo che l'avrei delusa come non mai, e ormai c'ero troppo dentro per poter smettere da un giorno all'altro, così, per l'ennesima volta, mandai giù il rospo, trattenni le lacrime e con un nodo in gola di dimensioni bibliche..mentì, ancora.
"Non avere più Mario qui è stata una batosta, ma tutto sommato sto bene."
"Lo so, so che rapporto avete e mi dispiace di avervi separati così bruscamente."
"Non importa mamma, davvero, adesso Mario è tornato, stiamo tutti bene, tu pensa solo a guarire, noi ce la caviamo benissimo."
Lei mi abbracciò fortissimo, si avvicinò al mio orecchio sinistro e sussurrò: "ricordati che tu e tuo fratello siete la cosa più importante che ho", e per poco non mi prese una crisi di pianto isterico.
Accompagnai mamma a riposarsi in camera da letto e io mi chiusi a chiave nella mia, dando sfogo a tutte quelle lacrime che avevo trattenuto in tutti quegli anni, senza nessuno che facesse domande scomode e che mi guardasse come fossi la più grande delusione della loro vita.
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«Come siamesi»
FanfictionNessuno parlava più di lei. Quasi non se la ricordavano nemmeno. Diana non l'avrebbe voluto. Era marcia, lei, era sporca dentro, e non avrebbe mai voluto infettare la vita di suo fratello e quella dei suoi amici. Mario però se la ricordava, se la ri...