Unreal

1.3K 135 67
                                    

Avevo la mente completamente annebbiata e odiavo quella sensazione. Percorsi la distanza tra la palestra e la scuola con passo veloce. Così veloce che le guance mi si arrossarono e il fiato cominciò a mancarmi.

Una volta entrata a scuola, andai verso il mio armadietto e con grande stupore vi trovai Nancy. Le corsi incontro, ma lei non si accorse nemmeno della mia presenza. Mi avvicinai mentre lei stava sistemando i libri dentro al suo armadietto.

<<Ehi Nancy!>> Esclamai affiancandomi accanto a lei.

La ragazza chiuse di colpo l'armadietto per poi sobbalzare. Io mi spostai sorpresa.

<<Dio.>> Disse socchiudendo gli occhi. <<Katherine, mi hai spaventata a morte.>> Aggiunse per poi ricominciare a respirare normalmente. Non avevo la minima idea di cosa dire, non sapevo come reagire a quel suo comportamento così strano. Quando poi si voltò finalmente verso di me, la bocca mi si spalancò di riflesso.

Gli occhi di Nancy erano cerchiati da delle pesanti occhiaie nere che sembravano infossare il suo sguardo. Il colorito delle iridi non era più quel verde-azzurro che conoscevo, sembrava come un verdognolo slavato. Anche il viso sembrava cupo e lo stesso valeva per i capelli completamente spettinati.

<<Nancy, tutto okay?>> Le domandai. A quella domanda sembrò stupita.

Si guardò attorno per poi mostrare un sorriso di circostanza. <<Certo, va tutto bene.>> Annuì. Quel suo comportamento mi ferì davvero. Era palese che stesse mentendo, ma non sembrava preoccuparsene minimamente.

A quel punto mi avvicinai di più a lei, ma sembrò non gradire la cosa perché si spostò visivamente. Corrugai la fronte. Non mi sembrava nemmeno di avere davanti la mia amica.

<<Cosa è successo tra te e Steve?>> Chiesi cercando di vedere una sua reazione che fosse quantomeno umana.

Non appena terminai la domanda, il suo viso assunse un' espressione strana, come se stesse cercando di guadagnare tempo. Pensai che volesse inventarmi un' altra scusa, ma la cosa che rendeva la situazione davvero paradossale, fu che le sue labbra si muovevano lentamente, ripetendo soltanto una cosa: Steve. Scossi la testa pensando di essere finita in qualche incubo, ma Nancy stava davvero ripetendo il nome del suo ragazzo come se non lo avesse mai sentito in vita sua.

<<Sai.. il tuo ragazzo.>> Le suggerii per vedere se si ricordasse qualcosa. A quelle parole i suoi occhi si spalancarono e mi guardò.

<<Ci siamo lasciati.>> Rispose secca. Ed ancora, un altro sorriso forzato prese spazio tra il suo viso. Fece una strana espressione, non sembrava nemmeno umana in quel momento. Non era sicuramente la Nancy che conoscevo. Non capii cosa le fosse preso.

<<E lui lo sa?>> Chiesi piegando la testa di lato.

<<Oh, sì. Abbiamo deciso di lasciarci di comune accordo.>> Rispose poi guardandosi attorno. Guardai come nervosamente si tirava sui polsi i bordi del maglione rosa, davvero troppo grande per lei.

<<E perché avreste chiuso?>> Domandai. Potevo sembrare una dannatissima impicciona, ma poco importava, c'era palesemente qualcosa che non andava in quel momento.

Nancy guardò l'orologio e poi di nuovo attorno a sé. Guardandola più attentamente notai che stesse sudando, nonostante si morisse di freddo tra quei corridoi. <<Scusa, Katherine, ma devo proprio scappare a lezione.>> Disse prima di chiudere l'armadietto con un colpo secco. Si voltò senza nemmeno salutare ed io rimasi immobile a guardarla scomparire tra gli studenti.

Quella fu la conversazione più strana che ebbi mai avuto con Nancy Wheeler. Fino a quel momento.

***

Le lezioni finirono tardi quel giorno. Quando uscii dalla scuola era già praticamente buio e tranne nella zona attorno all'istituto, non c'era nessuno in giro. Come dargli torto? Faceva davvero freddo, era quasi ora di cena e c'era il buio più totale.

Mancava poco per arrivare a casa, così affrettai il passo stando ben attenta a non scivolare sull'asfalto innevato. L'ultima cosa che avrei voluto in quel momento era un bel livido o una gamba rotta.

Continuai a camminare, quando sentii un rumore di un auto rallentare. Decisi di non voltarmi, faceva troppo freddo e volevo soltanto tornarmene a casa. Riuscivo a intravedere i fari della macchina puntare sulla strada davanti a me.

<<Muoviti ad entrare che fa un freddo porco.>> Sentii all'improvviso. Per alcuni secondi pensai di essermelo immaginato, come se fosse stato il vento. Ma quanto sentii il clacson suonare, capii che il vento non c'entrava proprio niente. Così mi voltai per ritrovarmi di nuovo quell'idiota nella sua Camaro blu con il finestrino abbassato.

<<Ti accompagno fino a casa.> Continuò aprendomi la portiera.

Io lo guardai alzando un sopracciglio incrociando le braccia. Cosa diavolo gli era preso? Che fosse davvero un maniaco?

<<Grazie, ma preferisco camminare.>> Risposi chiudendogli la portiera. Con la coda dell'occhio vidi Billy scuotere la testa per poi ridere. Evidentemente gli ero dovuta sembrare divertente preferendo camminare al buio e al freddo piuttosto che accettare un passaggio in macchina.

Nonostante io avessi preso a camminare, Billy continuò a seguirmi con la macchina andando al mio stesso passo. Odiavo sentire il rumore delle ruote della macchina girare lentamente sulla poltiglia di neve mista al terriccio. Così, iniziai a camminare più velocemente, quantomeno, avrei evitato quel supplizio.

Ero praticamente davanti a casa mia e mi aspettavo che Billy se ne andasse o dicesse qualche altra battuta, invece, prosegui per qualche altro metro per poi parcheggiare proprio davanti alla casa accanto alla mia. Io mi fermai all'ingresso per poi guardarlo. Lui uscì dalla Camaro, la chiuse, poi si voltò verso di me facendomi un cenno con la testa per poi entrare in quella casa. Io rimasi a bocca aperta.

Aprii velocemente la porta di casa per poi pulirmi le scarpe. Entrai e trovai mia madre al telefono.

<<Mamma.>> La chiamai cercando di avere la sua attenzione. Lei mi fece segno di tacere portandosi il dito indice davanti alle labbra. <<Mamma, come si chiamano i nostri vicini?>> Continuai nella speranza che potesse darmi una risposta immediata.

Lei sbuffò alzando gli occhi al cielo. <<Scusami Susan, devo proprio lasciarti ora. Ci vediamo a cena.>> Posò poi il telefono fulminandomi con uno sguardo glaciale. <<Katherine, lo sai che quando sono al telefono odio essere interrotta, è da maleducati.>> Iniziò la predica. <<Ad ogni modo, i nostri nuovi vicini sono gli Hargrove.>> Mi rispose sorridendo per poi andare in cucina.

Io rimasi ferma immobile nell'ingresso, non era possibile.

<<Stasera li conoscerai, verranno a cena da noi!>> Esclamò mia madre dalla cucina.

Non era possibile. A quelle parole sentii come se tutti i muscoli del mio corpo si bloccassero e mi impedissero qualsiasi tipo di movimento. Non poteva essere, non volevo davvero crederci. Quella non era la realtà. 

Stranger TwinsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora