Winter '84

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Le vacanze di Natale erano appena terminate e Hawkins si era ricoperta di un manto innevato. Non era scontato che nevicasse in questa città, anzi, negli ultimi tempi non accadeva quasi mai.

Era il 12 gennaio del 1984 e lungo le strade della cittadina faceva davvero freddo. Stavo camminando lungo la via che mi avrebbe portata a scuola iniziando a pensare al perché non avessi chiesto a Nancy e al suo ragazzo di accompagnarmi in auto. 

Nonostante i jeans pesanti, il maglione di lana, il giubbotto invernale e gli anfibi, il freddo regnava in tutto il mio corpo. Mi portai una mano sulla punta del naso toccandolo: la percezione delle mie dita sulla pelle fredda arrivò con qualche secondo di ritardo.

Guardai l'ora sull'orologio che avevo al polso: 7:56 am. Avevo soltanto 4 minuti per non beccarmi un ritardo sul registro scolastico proprio il primo giorno di rientro dalle vacanze natalizie.

Decisi di ignorare il vento che mi stava letteralmente entrando nelle ossa per iniziare a correre lungo la strada. Sentivo le guance arrossarsi per lo sforzo e il respiro aumentare ad ogni passo che facevo. Ad un certo punto chiusi gli occhi continuando a correre il più velocemente possibile. Sentivo i rumori delle auto passarmi accanto e quando iniziai a sentire delle voci farsi sempre più forti capii di essere arrivata davanti all'edificio.

Mi fermai piegandomi su me stessa appoggiando le mani sulle ginocchia prendendo fiato: erano le 7:59 am. Rimasi per un istante immobile a guardare la bandiera americana attaccata all'asta di fronte alla scuola: sventolava con violenza da ogni parte provocando un rumore dannatamente fastidioso.

Sistemai lo zaino in spalla per poi avviarmi lungo l'entrata della scuola. Il vociferare degli studenti mi riportò alla realtà e andai verso la classe di storia americana. Credo che alla prima ora del lunedì non possa esistere una materia piacevole che gli studenti affronterebbero con gioia.

Aprii l'enorme porta di legno per poi notare con sollievo che il professore non era ancora arrivato.

Guardai tra i banchi ed ero così felice di vedere che Nancy mi avesse tenuto un posto libero accanto a sé. Mi avvicinai e poi le posai una mano sulla spalla minuta.

<<Pensavo che il freddo mi avrebbe portata all'ipotermia.>> Le dissi sedendomi al mio posto.

Lei si voltò sorridendomi per poi allungare le braccia verso di me e abbracciarmi. Io mi lasciai scaldare da quel gesto per poi ricambiare. Mi accorsi che aveva addosso il suo solito profumo che a me piaceva così tanto, sapeva di cannella e io andavo pazza per quell'aroma.

<<Katie, sei gelata!>> Esclamò lasciando la presa. Io annuii per poi fare spallucce. <<Io e Steve ti avremmo accompagnata volentieri in auto, perché non ce lo hai chiesto?>> Mi domandò accigliata. Notai un velo di preoccupazione nei suoi occhi vitrei e abbozzai un sorriso di riflesso. Nancy era fatta così, si doveva sempre preoccupare di tutto e di tutti ed era ciò che la rendeva speciale. 

Non le risposi. Rimasi a guardarla mentre si tirava le mani del maglione rosa lungo le braccia srotolandolo. Aveva i capelli castani legati in una coda alta. Gli occhi chiari erano posati sulle finestre. Non riuscivo a capire a cosa stesse pensando.

Appoggiai sul banco il quaderno e il libro di storia americana per poi chiudere gli occhi per qualche istante. Sentii tutto il freddo uscire lentamente dal mio corpo e mi accorsi di aver ripreso sensibilità alle punte delle dita dei piedi. Ero sicura che la temperatura non fosse così bassa come la percepivo in quel momento, ma la neve non era di certo cosa da tutti i giorni.

Sentimmo una porta sbattere dietro di noi ed il signor Lock entrò in aula. Ero davvero stanca, ma mi sforzai di tenere il livello di concentrazione abbastanza alto da non addormentarmi in quel momento.

***

Non appena le lezioni finirono, tirai un sospiro di sollievo. Stavo uscendo dall'aula di letteratura inglese quando un braccio si posò attorno alle mie spalle.

<<Cristo Santo, ma sei tutta bagnata!>> Esclamò una voce familiare. Alzai gli occhi al cielo e successivamente Steve mi si parò davanti.

<<È la neve sciolta, Steve, non essere così stupito.>> Ribattei per poi arrotolare la sciarpa attorno al mio collo.

<<Hai visto Nancy?>> Domandò guardandosi attorno. Io scossi la testa. Dopo la prima ora era come sparita. <<Non l'ho vista nemmeno a pranzo.>> Aggiunse con un tono di preoccupazione nella voce.

<<Hai provato a chiamarla al telefono?>> Gli chiesi infilandomi la berretta grigia sulla testa.

Lui sorrise abbassando gli occhi <<Veramente gliel'hanno ritirato i suoi genitori settimana scorsa. Sono andato a trovarla oltre al coprifuoco e ci hanno beccati.>> Si passò una mano dietro tra i capelli mori.

<<Non hanno ancora accettato la vostra relazione?>>

<<Oh, sua madre l'ha accettata da parecchio tempo, dopo che ha visto i suoi voti alzarsi all'improvviso. Suo padre invece è di tutt'altra idea.>> Concluse Steve sospirando. Mi dispiaceva così tanto vederlo giù. Eravamo amici sin da quando eravamo piccoli, le nostre madri andavano sempre insieme a fare qualsiasi cosa. 

É sempre stato un bravo ragazzo: capitano della squadra di Basket, voti eccellenti, era adorato da tutti in quella scuola. Quando si mise insieme a Nancy ero così contenta per lui.

Mi recai all'uscita della scuola insieme a Steve per uscire dall'istituto.

<<Sei sicura di non volere un passaggio?>> Mi chiese sogghignando.

Alzai gli occhi al cielo per poi far finta di pensarci. Faceva ancora freddo ed il cielo era coperto da nubi grigiastre: da lì a poco avrebbe iniziato a piovere.

<<Bhe, forse potrei accettare un passaggio sul tuo bolide.>> Risi per poi guardarlo. Mi fermai quando vidi il suo sguardo diretto altrove. Lo seguii anche io con i miei occhi per poi soffermarmi su una figura esile e un'altra di spalle. Riconobbi Nancy. Era ferma a parlare insieme ad un ragazzo mai visto accanto ad un auto blu niente male.

Mi voltai verso Steve per vedere la sua mascella ritratta e i suoi occhi color nocciola farsi di un marrone scuro, quasi nero. Aveva le vene del collo in evidenza e potei notare la rabbia montargli dentro a quella visione. Il ragazzo partì subito verso la loro direzione e io lo seguii per assicurarmi che non facesse qualche sciocchezza.

Quando Nancy scorse la figura del suo fidanzato dietro quella del ragazzo davanti a sé smise subito di ridere.

<<Quella è la mia ragazza.>> Le parole di Steve risuonavano come delle note spezzate di una chitarra scordata. Il ragazzo di spalle si voltò lentamente. Puntò i suoi occhi blu in quelli marroni di Steve per poi aprire le sue labbra sottili e far uscire il fumo della sigaretta. 

Aveva i capelli ricci, lunghi, biondi e pieni di gel, anche più di quelli di Steve; erano davvero troppo curati per non pensare che fosse una parrucca. Il ragazzo era alto quanto Steve, indossava un eskimo di jeans, così come i suoi pantaloni e ai piedi delle All Stars nere.

Aveva un' espressione così vacua. Passai lo sguardo da lui a Steve e notai come quel ragazzo teneva gli occhi fissi sul moro.

<<Non ti ho mai visto da queste parti, chi diavolo sei?>> Domandò Steve quasi ringhiando.

<<Billy Hargrove.>> Rispose per la prima volta il biondo. A quel punto si voltò, fece spostare di poco Nancy dalla macchina, aprì la portiera del guidatore sedendosi sul sedile. 

Diede un' occhiata furtiva a Steve dallo specchietto della macchina per poi gettare a terra il mozzicone di sigaretta. Chiuse di nuovo la portiera per accendere l'auto e sfrecciare via con la sua Camaro blu.

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