Summer '84

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*3 mesi dopo*

I miei occhi vennero catturati dal giallore di una foglia autunnale. Ormai era settembre e l'autunno era alle porte. C'era un velo di malinconia estiva da tempo. Il pallido sole mattutino mi colpiva il viso e la trovai una bella sensazione in quel momento. Sorrisi di riflesso quando un bambino passò davanti a me con sua madre. Mi salutò con la sua manina esile ed io contraccambiai.

Alzai gli occhi verso il cielo mentre ero seduta su quella panchina arrugginita. Non c'era nemmeno una nuvola, il chiarore di quell'immensa distesa azzurra mi fece sbattere le palpebre più volte.

Dopo pochi istanti sentii dei rumori. Guardai davanti a me per vedere Billy e Max insieme. Lui le teneva una mano sulla spalla. Era una presa dolce, affettuosa, proprio come quella di un bravo fratello maggiore. 

Sorrisi al biondo per poi guardare sua sorella. Maxine mi sorrise, ma era un sorriso debole. I suoi occhi glaciali rivelavano le sue vere emozioni in quel momento. Abbassai di poco lo sguardo per notare che tra le sue mani stringeva dei piccoli fiori: erano girasoli. A quella vista sospirai profondamente.

<<Scusaci per il ritardo, ma Billy voleva farsi bello con quello stupido gel per capelli.>> Scherzò la ragazzina. Io risi e Billy alzò gli occhi al cielo. Prendemmo a camminare e mentre sorpassavamo l'ingresso del cimitero di Hawkins, Billy prese la mia mano nella sua. La strinse come se avesse paura che scappassi all'improvviso. 

Max camminava davanti a noi spedita, ormai avevamo fatto quel tragitto almeno una cinquantina di volte quell'estate. Ad ogni passo, era come se ai piedi avessi dei macigni che mi impedivano di proseguire.

Camminammo lungo quella distesa di prato verde occupato solo da vecchi ricordi e lacrime amare. Accanto a noi c'erano decine di tombe, ognuna con una foto che ricordasse una persona cara. C'erano fiori, lettere, foto, piccoli oggetti, qualsiasi cosa che portasse lontano il ricordo della morte.

Non ci volle molto perché Maxine si fermò davanti a noi. Il suo sguardo si abbassò, così come il mio e quello del mio ragazzo accanto a me. Socchiusi gli occhi di riflesso dopo aver fatto un altro respiro profondo. La rossa si abbassò posando i girasoli sul terreno di fronte alla lapide in granito. I miei occhi si fermarono a guardare quella foto. 

Quei grandi occhi scuri così simili ai miei, quel ciuffo di capelli sempre ribelle, quel sorriso. Una lacrima iniziò a rigarmi la guancia. Cercai di trattenermi, sapevo che a Steve non sarebbe piaciuto vedermi piangere.

Non credevo in Dio, ma speravo che, ovunque fosse il mio migliore amico in quel momento, stesse sorridendo. Era ciò che più volevo in quell'istante. Billy posò le sue mani lungo le mie braccia. Riuscivo a percepire il suo respiro mentre i suoi ricci mi solleticavano il viso. In quel momento, Max si voltò stringendomi una mano. Alzò lo sguardo e quando vidi i suoi occhi languidi sorrisi, non doveva soffrire ancora alla sua età.

Riportai lo sguardo sulla tomba: 13/11/1966 - 06/06/1984. Quei numeri erano così orribili, sembrava come se le persone avessero una data di scadenza scritta sulle loro lapidi. Odiavo quelle maledette cifre.

<<Dobbiamo andare all'incontro tra un'ora.>> Mi ricordò Billy a bassa voce. Io annuii ringraziandolo. Max disse una preghiera e lo stesso fece Billy. Io rimasi soltanto a guardare il nome Steven Harrington, pensando che da quel momento l'avrei potuto leggere soltanto su una fredda lapide in granito. Non era quello il futuro che speravo per il mio migliore amico.

***

Il ticchettio dell'orologio iniziò ad infastidirmi a tal punto che avrei voluto colpirlo con una scarpa.

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