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Non poteva accadere davvero. Non a me, dannazione. Solitamente queste erano le solite stupide storie liceali ed io odiavo le stupide storie liceali.

Dopo i ripetuti ordini di mia madre di andare in camera mia a prepararmi, ero davanti allo specchio. Mia madre ci tenne a precisare che per la cena avrei dovuto indossare un vestito delle occasioni, i classici vestiti per quando si tenevano avvenimenti importanti. Non capivo comunque cosa ci fosse di eclatante nell'invitare i vicini a cena.

Indossai un vestito che arrivava poco sopra il ginocchio. Era di un blu scuro, completamente in contrasto con il rosso acceso della tinta dei miei capelli. Misi degli anfibi color nero e un fiocco scuro tra i capelli. Mi truccai come mio solito e rimasi a guardarmi allo specchio. Non era male, ma non volevo che sembrasse che ci avessi messo troppa importanza nel vestirmi in quel modo.

Ci tenevo a far sapere a Steve di quello che sarebbe successo quella sera, ma avevo paura che fosse ancora arrabbiato con me e poi non avevo il tempo di permettermi altri pensieri, perché il campanello suonò ed io pregai che quel momento non arrivasse mai.

Guardai l'ora sul mio orologio da parete, ovviamente rosa, per poi emettere un respiro profondo. Era soltanto una cena, se la bocca era impegnata a parlare non sarebbero potuti volare insulti ovunque. E poi, i miei non avrebbero permesso che quell'idiota facesse il gradasso a casa nostra, li conoscevo bene.

<<Katherine!>> Mi chiamò mia madre. Era l'ora del giudizio.

Mi diedi un' ultima occhiata allo specchio ed uscii dalla camera chiudendo la porta dietro di me. Scesi le scale vedendo i miei genitori vicino all'ingresso. Mi avvicinai a loro che mi guardarono sorridenti e mi fecero spazio per presentarmi. Mi preparai ad indossare il mio sorriso falso migliore e andai all'ingresso.

Notai per prima un uomo alto, con dei capelli castani, dei baffi dello stesso colore e degli occhi piccoli e azzurri. Indossava un eskimo marrone e dei pantaloni scuri con degli stivali da lavoro neri. Sembrava così rude d'aspetto. Mi porse la mano presentandosi come Neil.

Dopodiché vidi una donna, doveva essere la madre di Billy. Era più bassa del marito, aveva lunghi capelli mossi di color arancione naturale. Gli occhi erano perfettamente truccati facendo risaltare il color nocciola delle iridi. Indossava un lungo vestito scuro e si presentò con un sorriso smagliante. Lei era Susan.

Successivamente abbassai lo sguardo quando una ragazzina mi porse la mano con la fronte corrugata. Notai che con l'altra mano teneva saldamente uno skateboard verde e rosso. Io mi abbassai per stringerle la mano e non potetti non notare i suoi bellissimi capelli medio lunghi color arancione. Si intonavano perfettamente al color ghiaccio dei suoi occhi. Indossava anche lei un vestito verde, ma a giudicare dai movimenti limitati che faceva, non doveva essere stata una sua idea indossarlo. <<Io sono Maxine.>> Disse scuotendo la mano con una presa salda. <<Ma puoi chiamarmi Max.>> Aggiunse per poi abbozzare un sorriso sghembo. Io le sorrisi, sembrava così diversa da Billy.

Ovviamente poi dovetti alzare lo sguardo per salutare il biondo. Lui mi guardò ammiccando un sorriso malizioso. Indossava un giubbotto di pelle nera, con sotto una camicia rossa praticamene sbottonata fino all'inizio del petto con al collo delle collane dorate. Aveva poi dei jeans attillati e degli scarponi scuri. Mi concentrai sui suoi capelli domandandomi quanto tempo avesse impiegato per mettersi tutto quel gel.

I miei genitori fecero spazio alla famiglia Hargrove per poter sistemarsi in casa nostra, poi andarono in cucina. Susan, Neil e mio padre si sedettero a tavola vicini mentre mia madre era andata a togliere il pollo fuori dal forno.

<<Puoi sederti vicino a me, se vuoi.>> Mi disse Max facendomi segno vicino a due sedie. Io sorrisi annuendo. Se non altro, non sarei stata vicino a Billy.

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