Kidnapping

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Dopo ciò che era successo, Steve mi riaccompagnò a casa. Non riuscimmo a capire il perché qualcuno fosse dovuto entrare dentro alla vecchia casa dei nonni del mio migliore amico. Una volta aperta la porta d'ingresso, delle voci riempirono le mie orecchie. Feci qualche passo in più e mi bloccai quando vidi in salotto i miei genitori con la dottoressa Evans seduti a parlare.

<<Oh, tesoro, finalmente sei a casa. Hai una visita!>> Esclamò mia madre con un enorme sorriso. Io annuii posando i miei occhi sulla donna accanto a loro. Era strano vederla senza un camice bianco addosso, sembrava ancora più giovane. Mi avvicinai salutandola, le buone maniere erano qualcosa di troppo importante per essere dimenticate quando c'erano i miei genitori.

<<Salve dottoressa Evans.>> Le strinsi la mano timidamente. Mi sedetti sullo stipite del divano vicino ai miei genitori.

<<Chiamami pure Autumn, Katie.>> Rispose. Ricordo che anche l'ultima volta mi invitò a chiamarla con il suo nome, ma tutta quella confidenza non gliela volevo concedere, non prima di sapere davvero quali fossero le sue intenzioni. <<Ti dispiace se andiamo in camera tua? Devo parlarti in privato, se è possibile.>> Aggiunse, con un sorriso di cortesia. A quella sua richiesta il cuore prese a battermi velocemente, cosa aveva di così confidenziale da chiedermi?

<<Ma certo, andate pure!>> Rispose mia madre al posto mio. Lei e mio padre si alzarono lasciandoci da sole. A quel punto, la dottoressa si alzò e fu chiaro che stesse aspettando che la conducessi nella mia camera. A malavoglia mi alzai subito dopo di lei e iniziai a salire le scale. Lei era dietro di me, ma i suoi passi erano quasi impercettibili. Quando aprii la porta della stanza, mi sedetti sul letto invitando la donna a sedersi sulla sedia della scrivania.

Autumn si guardò attorno per poi puntare i suoi occhi color miele nei miei. <<È una camera davvero molto graziosa, ma non penso che rientri nel tuo stile, non è così?>> Chiese la donna sorridente. Fantastico, ora era anche una strizzacervelli.

<<Perchè è qui, dottoressa?>> Ignorai la sua domanda per focalizzarmi sul vero motivo della sua visita. Quella donna non mi piaceva.

Lei accavallò le lunghe gambe fasciate da dei jeans scuri a vita alta. <<Ho provato a contattare il vostro amico Billy, ma sembra che sia impossibile comunicare con lui. Sono qui perché volevo chiederti di dargli il mio numero non appena lo vedrai, devo parlargli.>> Spiegò con voce pacata.

<<Tutta questo fastidio solo per chiedermi di dire a Billy di contattarla? É la stessa cosa che ha detto a Steve qualche giorno fa.>> Mi accorsi che il tono della mia voce non fu uno dei più gentili.

<<Preferisco essere sicura che le possibilità che Billy si faccia sentire siano maggiori.>>

<<E di cosa deve parlagli?>>

La dottoressa abbassò gli occhi per poi sospirare, <<Queste sono informazioni riservate, Katie.>> Rispose.

<<Forse Billy non vuole parlarle.>> Mi sfuggì dalla bocca. Forse non avrei dovuto dirlo, ma quella sua gentilezza mi mandava in bestia.

<<Allora sarà direttamente lui a dirmelo.>> Si alzò in piedi per poi dare un'altra occhiata alla stanza. Improvvisamente i suoi occhi si posarono su qualcosa, ma quando cercai di seguire la loro meta, un mare di miele si riversò nei miei occhi scuri. La donna si alzò e si avviò verso la porta della camera.

Quando la raggiunsi si voltò di scatto abbassando lo sguardo su di me. <<Sai, il rettore dell' University East di Richmond è un mio caro amico, forse potrei dirgli due parole su di te.>> Mormorò. Alzai lo sguardo non credendo a ciò che avevo appena sentito. Non sapevo bene cosa fare, ma la donna mi precedette uscendo dalla stanza.

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