Our place

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Si era ormai fatto pomeriggio, ma la cognizione del tempo l'avevo persa da un po'. Io e Billy eravamo seduti vicino al masso che aveva trovato il biondo quella stessa mattina. Mi sentivo come paralizzata da quando eravamo tornati alla macchina. Il fatto che Steve non fosse lì con me mi faceva davvero impazzire: era il mio migliore amico e nonostante tutto quello che avevamo passato, era sempre stato un punto di riferimento per me, come lo era Nancy prima di sparire.

Nella mai mente iniziarono a scatenarsi le mie peggiori paure, iniziai a pensare a quel ragazzo alto, con quel ciuffo castano e quella faccia sempre confusa. Temevo davvero il peggio per Steve e quando ipotizzavo che forse avessero potuto ucciderlo come Jonathan, il mio cuore si fermava di colpo.

<<Katherine!>> Mi richiamò Billy alzando la voce. Io mi voltai con gli occhi sbarrati, non capii il perché avesse urlato. <<Non volevo gridare, ma è da cinque minuti che sto cercando di attirare la tua attenzione chiamandoti, ma non dai segni di ricezione.>> Spiegò mantenendo i suoi occhi azzurri su di me. Io annuii passivamente. In quel momento iniziai a pensare a come tutte le cose che sembravano dei problemi nella mia vita, fossero solo delle piccolezze in quel momento. Mi venne in mente il discorso che facemmo io e Steve riguardo al college quella sera.

<<Fitch!>> Sbottò ancora Billy scuotendo le me spalle con le mani. Io scossi la testa e lo guardai. <<Cosa hai intenzione di fare?>> Mi domandò il biondo senza togliermi gli occhi di dosso. Quella domanda mi spaventava davvero: ogni volta sembrava che finissi per prendere le decisioni peggiori del mondo dato che avevo provocato un omicidio e un rapimento.

<<Forse dovremo ritornare a casa..>> Mormorai alzando gli occhi verso il cielo color azzurro.

<<Ce ne siamo andati via ieri, torniamo come se nulla fosse?>> Chiese. Sentii la sua voce alterarsi, <<In più ci troverebbero subito.>> Aggiunse scuotendo la testa. Ci pensai molto alle sue parole e proprio perché sarebbe il posto più facile per trovarci sarebbe anche il meno ovvio. Decisi di spiegare a Billy la mia idea per vedere cosa ne pensava. Ci misi un po' a convincerlo, ma alla fine annuì e ci alzammo entrambi.

Ritornammo alla macchina, ma decidemmo di lasciarla per andarcene a piedi, non volevamo dare troppi sospetti.

***

Arrivai al vialetto di casa ed entri dalla porta d'ingresso. Sembrava non ci fosse nessuno, così iniziai a salire le scale di casa. Proprio mentre feci il primo passo sul primo gradino un colpo di tosse mi fece bloccare di colpo. I nervi iniziarono a tendersi e socchiusi gli occhi. Quello non doveva proprio essere il giorno migliore della mia esistenza.

Mi voltai lentamente per trovare mia madre con le braccia incrociate appoggiata alla soglia della porta della cucina. Dalla fronte corrugata e lo sguardo minaccioso capii che fosse arrabbiata. Probabilmente non mi avrebbe offerto alcun biscotto quel giorno.

<<Katherine Elizabeth Fitch dove diavolo sei stata?>> Scandì il mio nome con una tale precisione che mi domandai se avesse mai vinto una gara di spelling in gioventù.

Sperai che il mio cervello elaborasse una risposta credibile velocemente. Iniziai a sudare ed era palese che fossi in guai seri, mi domandai se anche Billy stesse subendo il terzo grado.

<<Vi ho lasciato un biglietto sul tavolino all'ingresso.>> Risposi velocemente.

Lei si staccò dalla soglia della porta per poi avvicinarsi a me. Quello sguardo gelido mi dava il tormento. <<Ho chiamato tua zia e non sei mai arrivata a casa loro.>> Replicò assottigliando gli occhi chiari, <<Inoltre hai un odore tremendo, dove diavolo sei stata per tutta la notte, in mezzo alla spazzatura?>> Aggiunse storcendo il naso. Abbassai il viso per poi prendere ad annusare la maglietta e forse non aveva tutti i torti.

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