white rose.

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"Papà!" Entrai a casa urlando.

"Jade! Sta parlando con alcuni-" mia madre provò a fermarmi ma io aprii la porta del suo studio dove lo trovai a conversare allegramente con un gruppo di uomini, tra di loro quelli che erano a casa di Jordan qualche giorno prima.

"Woah, Jade"

"Che cazzo stai facendo?" Urlai, la gola già mi graffiava parecchio ma non mi interessava, ero furiosa.

"Calmati. Ho bisogno che tu rimanga a casa. Sono tuo padre, ho qualche diritto su di te?"

"Che modo è? Portare via tutte le mie cose senza nemmeno darmi un preavviso"

"Te l'ho detto, o con le buone o con le cattive"

Volevo prendere il vaso alla mia destra e scagliarglielo contro però rimasi ferma cercando di respirare e di calmarmi.

"È quasi un anno che sto da Scarlett, sei solo arrabbiato perché mi hai vista con Jordan, ammettilo."

Strinse i pugni sbattendoli sul tavolo.

"Resterai qui. Che ti piaccia o no"

Quegli uomini mi guardavano come se fossi un alieno.

Certamente io e mio padre avevamo lo stesso modo di fare.

"Certo, puoi portare le mie cose qui ma non puoi fare si che io ci rimanga" uscii velocemente.

"Jade" mi chiamò.

Non lo ascoltai nemmeno e mi diressi verso la porta ma poi vidi un ragazzo della mia età più o meno che bloccava l'uscita.
Era alto e mi sorrideva in un modo provocante.

"Levati" gli dissi ma risultai meno intimidatoria di quanto avrei voluto.

"Solo se accetti di fare due chiacchiere con me, così ti posso spiegare la situazione" mi sorrise ma io non avevo alcuna intenzione di ricambiare.

"Chi saresti tu?" Incrociai le braccia.

"Mio figlio" disse uno di quegli uomini.

"Ovviamente, quanto è bella questa specie di setta di cui tutti voi uomini con la puzza sotto il naso fate parte, vi adoro" Dissi ironicamente.

"Ti prego vai Jade" implorò mio padre.

"Ah lui ti piace? Buono a sapersi." gli lanciai un'occhiataccia.

"Il tuo nome?" Chiesi al ragazzo.

"Matthew, puoi chiamarmi Matt però"

"Va bene, Matthew. Fammi strada"

***

Quando guardai l'orologio mi resi conto che io e Matt stavamo parlando da circa tre ore, ma fondamentalmente mi erano sembrati venti minuti.

Tra urli e lacrime gli avevo detto esattamente come mi sentivo nei confronti di mio padre, sapevo che riusciva a capirmi perfettamente perche si sentiva così nei confronti del suo, solo che era un po' più bravo di me a nasconderlo.

Aveva finito il liceo da un anno e ora lavorava nell'azienda di suo padre che era uno degli uomini più potenti di Toronto.

Il modo in cui mi stava parlando mi stava facendo sentire estremamente protetta, usava le parole giuste e un tono di voce delicato, forse era quella calma a cui non ero mai stata abituata, nessuno era mai stato calmo con me, forse Alex.

Ci fu un momento in cui, senza accorgermene, rimasi a fissarlo.

"Che c'è?" Ridacchiò, era così tranquillo.

"C'è qualcosa di strano in te"

"Spero in senso buono"

"Si, in senso buono! Smettila di fare il modesto" sorrisi abbassando lo sguardo.

"Ti riporto a casa" disse e, nel tragitto, si fermò al McDonald comprando due menù a portar via.

"Stavo morendo di fame" disse mordendo un panino.

"A chi lo dici, tutto quel tuo blaterare" scherzai e lui mi guardò con un sorrisetto per poi prendere una delle mie patatine.

"Non lo dovevi fare" dissi prendendo una manciata delle sue. Non ottenni nessuna reazione da parte sua se non il suo guardarmi attento.

"Vorrei baciarti adesso" disse cogliendomi alla sprovvista. Rimasi a fissarlo senza parole.

"Sei innamorata di lui? Di Gravel?" Continuò.

"Non lo so" abbassai lo sguardo.
"Domani mi diplomo, ti va di fare un salto alla cerimonia?" Cambiai argomento.

"Mi va" sorrise.

Strappai un pezzo della busta e ci scrissi il mio numero con una penna che avevo in borsa. Non ero sicura che fosse la cosa giusta da fare, non riuscivo a non sentirmi in colpa per Jordan anche se non c'era nulla di definito tra di noi.

"È alle otto e mezza, alla pubblica. Chiamami se ti perdi" gli diedi un bacio sulla guancia e uscii. Appena entrai a casa mi sentii il cuore a mille senza alcuna apparente ragione, mio padre era già sulla porta.

"Jade fammi spiegare"

"Non serve, sono stanca. Vado a dormire" Dissi in fretta e sparii in camera.

"Che cazzo le succede ora?" Lo sentii parlare con mia madre ma chiusi la porta e mi rintanai nel mio mondo.

***

Mi stavo infilando il vestito rosso e la toga dello stesso colore quando qualcuno bussò alla porta di camera mia.

Aprii solo per vedere Matt con una rosa bianca tra le mani.

"Buongiorno" mi sorrise, io ero rimasta senza parole.

"Oh mio Dio grazie!"

"Vuol dire purezza, innocenza" disse porgendomi il fiore e io lo accettai sorridendo timidamente.

"Sei bellissima" mi baciò sulla guancia.

"Grazie mille. Cosa ci fai qui?"

"Evito ogni rischio di perdermi. Ti va di venire in macchina con me?"
Annuii infilandomi i tacchi e mettendomi il cappello.

Il tragitto in macchina lo passammo a cantare a squarciagola.

Io avevo i nervi a fior di pelle però Matt riusciva a tranquillizzarmi.

"Parto per qualche giorno, ho un appartamento a New York, se ti va puoi venire con me e staccare un po'"

Mi stava guardando con gli occhi di un bambino, eravamo fermi vicino alla scuola.
"Lo so che è una cosa folle però non lo so" si fermò sospirando.

"Vorrei veramente che tu venissi. Giuro, niente secondi fini. Possiamo stare un po' insieme e vedere che succede tra noi"

"Non posso Matt, non fraintendermi ma ho ancora una situazione in sospeso con Jordan."

"Giusto, Jordan. Va bene" sbloccò le portiere e io scesi, lui mi prese sottobraccio per aiutarmi a camminare sui tacchi, gli sorrisi.

"Non ci sei rimasto male?"

"No Jade, non ci sono rimasto male. Mi fido molto di quello che provo e spero che lo possa provare anche tu" disse e mi guardò fissa negli occhi accarezzandomi una guancia. Lo abbracciai e lui mi strinse baciandomi la testa.

"Ora vai, io ti aspetto qui"

"Va bene" mi girai ma nemmeno un secondo dopo mi resi conto che Jordan e Cole si trovavano a pochi passi da me, con dei fiori e dei grandi palloncini in mano e la bocca socchiusa.

Cazzo.

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