06. Tutto si muove

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Finalmente aveva finito i preparativi, l'ultimo di quegli stupidi demoni a cui aveva rimodellato la mente era appena partito, doveva solo aspettare un paio d'ore e poi avrebbe fatto la sua mossa. Tutto era pronto. Cercò di calmarsi uscendo da quel rifugio in mezzo alle montagne passeggiando lungo il tortuoso sentiero con lo sguardo fisso sul sole cremisi fermo in quel perenne tramonto. Quel luogo era brullo ma di una bellezza senza pari, le città all'orizzonte riflettevano quella luce rossastra sulle superfici nere e lucide dei palazzi mentre l'aria fresca avvolgeva tutto nel silenzio. La sua vista sviluppata gli permetteva di vedere in lontananza il leggero bagliore della porta che portava al pozzo delle anime, il luogo dove le anime corrotte degli esseri umani finivano per essere sfruttate come nutrimento dei demoni. Stranamente si sentì attratto da quel luogo e ancor più stranamente riusciva a percepire l'energia che ne scaturiva andando a rinvigorire il suo corpo. Ne rimase perplesso, come mai si sentiva legato a quel luogo? Rimase immobile a fissare l'orizzonte ancora per qualche tempo poi tutto d'un tratto si riscosse. "È ora".
Estrasse le ali e prima di spiccare il volo le guardò rapito, per lui erano magnifiche, nere come la notte più buia ma con intensi riflessi blu scuro qua e là ma con la luce particolare di quel luogo tendevano al viola. Si lasciò cadere nel vuoto per qualche secondo poi con un leggero battito d'ali volò a pochi metri dal suolo, la sua meta era una grande città poco distante, più precisamente un casato in cui risiedeva una delle famiglie più antiche e più potenti di quel regno. Atterrò poco lontano da un grande cancello di una muraglia che delimitava il casato, aspettò qualche istante e poi fu raggiunto da un demone che aveva istruito qualche ora prima.
"Mio signore".
"Siete pronti?"
"Certo, come da sue istruzioni, in quella casa sono pronti venti guerrieri mentre altri trenta attendono il suo via per il secondo obbiettivo".
"Molto bene, come ho già detto devono ucciderne il più possibile ma sono i figli del capostipite il vero obbiettivo. Il capofamiglia deve essere ridotto in fin di vita ma non ucciso. Qui mi basta che facciate piazza pulita. Dai l'ordine al secondo gruppo, ci muoviamo ora".
Silenziosamente venti figure uscirono dalla casa di fronte seguendolo oltre il muro di cinta mentre nella città limitrofa un altro gruppo si muoveva all'interno di un enorme palazzo finemente decorato.

Ma dove era finita? Aveva corso per un tempo che sembrò infinito  senza guardare dove era diretta piangendo per tutto il tempo. Il cuore continuava a farle un male indescrivibile ma le lacrime le avevano dato un attimo di pace permettendole di mettere a fuoco ciò che la circondava. Uscita dalla città quando nessuno avrebbe potuto vederla aveva aumentato la corsa fino a diventare una scia buia nella notte. Si era fermata in una piccola depressione circondata da alberi altissimi e rocce sparse qua e la perché non sapeva dove fosse, avrebbe voluto correre lontano da tutto e tutti fino al mattino, si era bloccata all'improvviso perché aveva sentito la presenza di alcuni esseri nelle vicinanze con un'aura che trasudava sete di sangue. Si guardò intorno impaurita, l'oscurità non era un problema per lei, vedeva come se fosse giorno, ma quella terribile sensazione la bloccava sul posto, le gambe così come ogni muscolo del suo corpo erano pietrificati dalla paura. Il silenzio era assordante, poi un fruscio, prima davanti poi alle sue spalle e un attimo dopo tutt'intorno. Demoni. Normalmente non avrebbe avuto timore, sapeva della loro esistenza e sapeva che era in atto una sorta di tregua con i guardiani ma loro sembravano diversi. Capì all'istante che quel gruppo era uno dei tanti che si aggiravano sulla superficie per dare sfogo ai loro istinti fregandosene della pace. Il primo che parlò confutò quel sospetto.
"Corri veloce angioletto, ci hai fatto sudare non poco per riuscire a raggiungerti ma....ora che ti osservo bene ne è valsa la pena. Sei un bocconcino niente male!".
"Hai ragione, credo che ci divertiremo un bel po' con lei. Dobbiamo solo stare attenti a non ucciderla subito".
Una serie di risate agghiaccianti la circondarono da ogni lato, sarebbe morta così, in quel modo orrendo? Il terrore che la bloccava si sciolse pian piano, forse era giusto così, era la fine più giusta e ben si intonava con il canto di dolore del suo cuore.
"Perché... cosa ho fatto di male....".
Le lacrime ripresero a scorrere sulle sue guance arrossate, silenziosamente, senza sussulti, ora aspettava con rassegnazione la sua fine, sarebbe stato doloroso, avrebbero abusato di lei in ogni orribile modo ma poi sarebbe finito tutto, poi sarebbe stata la pace. Una mano fredda e ruvida le strinse il polso con forza e pochi istanti dopo si ritrovò immobilizzata contro un grande e freddo masso. Escluse tutti i sensi e rinchiuse la sua coscienza in un angolo della mente, attese la fine.
Aveva spinto la moto al massimo della velocità, sfrecciava nel buio senza luci, non ne aveva bisogno e comunque se ne era dimenticato. All'inizio aveva corso in ogni direzione senza meta sentendo l'ansia farsi sempre più opprimente. Poi Airin lo contattò dicendogli che aveva sentito per un attimo la presenza di Sofia fuori dalla città verso est. Purtroppo il padre e il nonno si erano allontanati moltissimo da tutt'altra parte seguendo una traccia flebile. Ora era veramente preoccupato, il ricordo dei suoi occhi tristi e in lacrime lo tormentò per tutto il tempo, l'aveva fatta piangere, l'aveva fatta soffrire per uno sciocco capriccio. In fondo al cuore sapeva benissimo che lei non nutriva quel tipo di interesse per Gabriel ma qualcosa in lui era scattato facendogli vedere quello che non c'era. Voleva vedere ancora il suo sorriso, voleva vedere ancora i suoi bellissimi occhi che sapevano far battere il suo cuore all'impazzata. Urlò di rabbia al vento mentre come un tornado si allontanava dalla città, ora poteva sentirla, non era mai successo, ora poteva percepirla come mai prima di allora. Lei era là, lo stava chiamando.
Sentì i suoi vestiti strapparsi e innumerevoli mani la stavano toccando ovunque, voleva morire ma ora la consapevolezza di quello che stava realmente accadendo la fece tremare convulsamente. Voleva urlare ma la mano che le stringeva il collo  le lasciava a malapena respirare. Aprì per un attimo gli occhi solo per vedere che uno di loro si stava sbottonando i pantaloni. Li richiuse subito stringendoli fino a farsi male, nella sua mente riaffiorò il viso di Alex, le sue labbra che solo ora si rese conto di averle sempre voluto baciare, la sua voce calda, i suoi occhi così misteriosi. La sua anima urlò il suo nome, nell'ultima vana speranza di poterlo raggiungere.
"Bene, ora vediamo se sei ancora una verginella....".
Il suo alito puzzolente di alcol la fece quasi svenire, pochi attimi e  l'avrebbero ferita per sempre. Fra le risate dei suoi aguzzini riuscì per un attimo a sentire un suono lontano, sembrò famigliare, fu solo un attimo, un momento di speranza, poi svanì, probabilmente uno scherzo della mente. Poi lo schianto, il fragore fece sì che la presa al collo si allentò sensibilmente tanto che aprì gli occhi non capendo perché ancora non fosse successo l'inevitabile. Impiegò qualche secondo per dare un senso a quello che stava vedendo, a una ventina di metri da lei un ammasso di lamiere si era scontrata con il demone che stava per possederla facendolo precipitare contro un grosso albero. Da dietro quel grosso tronco due occhi di un blu accecante si avvicinarono a quello che era rimasto del corpo e con una calma innaturale infilò una mano nel costato, subito dopo la estrasse tenendo il cuore sanguinante stretto fra le dita, poi lo scagliò a terra riducendolo a poltiglia. Nel mentre il demone si incenerì.
"Voi ora morirete tutti....voi....lei è mia....vi ucciderò.....voi l'avete toccata...lei è mia....".
Quella voce profonda carica di un odio tremendo incuteva terrore, lo sentì dalla mano tremante che ancora le stringeva il collo, anche lei rimase colpita da quella voce ma seppur così profonda in lei riconobbe qualcosa di famigliare, non aveva paura, al contrario sentì un calore improvviso esploderle nel petto. Lo riconobbe, era lui, in quel momento non ebbe più dubbi, lei era sua e sentendo cosa aveva appena detto il cuore esplose.
"Alex, si....io sono solo tua...e tu sei solo mio!".
Sul suo viso vide un piccolo sorriso poi lo sentì urlare, un grido di dolore lo fece piegare a terra, rimasero tutti immobili ad osservarlo mentre scavava profonde fosse davanti a lui picchiando il terreno con i pugni. Si strappò la camicia e dalla schiena spuntarono in pochi istanti due enormi ali, seppur avvolti dall'oscurità Sofia rimase esterrefatta davanti a quello spettacolo bellissimo. Osservò Alex alzarsi e distendere per la prima volta le sue ali, erano magnifiche, il nero e il bianco giocavano a rincorrersi mentre le lunghissime piume venivano accarezzate dalla brezza, in mezzo ad esse alcune striature argentee brillavano alla luce delle stelle. I cinque demoni rimasti si ridestarono e si scagliarono tutti su di lui lasciandola finalmente libera. Rimase ad osservarlo rapita mentre si accasciava in ginocchio, lo vide alzarsi da terra e scagliarsi fulmineo verso il primo avversario, lo fece volare ad una velocità inaudita con un calcio al petto, il demone schizzò nella boscaglia abbattendo innumerevoli alberi prima di arrestare la sua corsa dopo parecchie centinaia di metri ormai completamente polverizzato. Poi si scagliò sugli altri con una ferocia animalesca, intravide i suoi lunghi canini mentre urlava come una belva feroce. Era terribile eppure quella sua ferocia la attirava in modo carnale, era bellissimo e vedendolo in quello stato a causa sua la eccitò moltissimo. Alex intanto aveva la mente annebbiata, aveva sentito il suo grido disperato perforargli la mente e da lì in poi tutto si era spento, vedeva ogni cosa al rallentatore e quando ancora lontano aveva visto cosa stavano per farle aveva perso il controllo. Una rabbia incontrollabile aveva preso possesso del suo essere, in quel momento contava solo lei, tutto il resto doveva sparire. Dilaniò quegli esseri muovendosi ad una velocità inaudita, strappò la carne e affondò le mani nei loro cuori strappandoli urlando di rabbia, nessuno di loro riuscì minimamente ad opporre una benché minima difesa. Tutto finì in pochi secondi, quando rimise i piedi a terra urlò al cielo alzando le mani gocciolanti di sangue poi un immenso fascio di energia bianchissima esplose verso il cielo nero illuminando il terreno circostante per chilometri. Liberò tutto il suo potere squarciando il cielo. Nulla sul pianeta poteva essere paragonata a quella potenza, nessuna arma, nemmeno la più potente, nemmeno il pieno potere del padre forse avrebbe potuto eguagliarla. Finalmente riuscì a calmarsi, sentì i canini ritrarsi e abbassò lo sguardo verso di lei. La vide a terra guardarlo impietrita, di colpo si rese conto di cosa aveva fatto, si guardò le mani grondanti di sangue e quelle ali enormi distese ad incorniciare il suo essere mostruoso. Cosa era diventato?
"Io...non volevo...oddio...Sofia io....cosa sono diventato! Sono un mostro!!".
Realizzò all'istante che non avrebbe più potuto vederla, lei aveva paura di lui. Qualcosa si spezzò nel suo petto, il suo cuore diviso a metà era una lama incandescente che toglieva il respiro. Sentì una lacrima scendere sul viso.
" Solo ora ho capito di amarti, sono un mostro. Io....non posso starti accanto. Addio!".
Spiccò il volo sparendo nell'oscurità della notte, Sofia impiegò diversi minuti per capire cosa fosse successo, lei era rimasta affascinata da Alex, le sue ali erano bellissime e vederlo perdere la ragione per lei le aveva scombussolato ogni pensiero. Il desiderio che era affiorato nel vederlo massacrare i suoi aguzzini l'aveva resa inerme, ora però si rese conto di averlo perso di nuovo. Lui aveva detto di amarla, finalmente lo aveva detto e poi preso dalla paura di essere un mostro ai suoi occhi l'aveva abbandonata. Nuovamente un dolore lancinante le strinse il petto, questa volta però era un misto di desiderio, amore e mille altri sentimenti che turbinavano impazziti dentro la sua testa. Le sembrò di impazzire, perché.... perché ancora. Perché aveva toccato l'universo con un dito ed era precipitata nuovamente nel baratro. Il respiro si fece pesante, un dolore atroce prese a devastarle la schiena ma non se ne curò, picchiò selvaggiamente un masso grande quanto un auto per sfogare la frustrazione sbriciolandolo dopo pochi colpi, poi urlò con tutta la sua voce. Un urlo straziante mentre dalla sua schiena due bellissime ali candide prendevano forma. Solo quando il dolore cessò si rese conto di esse, le guardò perplessa muovendole delicatamente, l'unica cosa che vedeva in loro era un mezzo per raggiungerlo. Non sapeva come fare, si lasciò guidare dall'istinto e si alzò in volo accelerando sempre più per poterlo raggiungere.
"Stupido demone zuccone, quello che hai visto non era terrore....era il desiderio di essere tua, tu sei mio, io ti voglio!".
Alex volava senza meta nel cielo stellato, aveva raggiunto il mare ma non se ne accorse, volava lentamente mentre il suo cuore perdeva i pezzi spargendoli fra le onde che si rincorrevano incuranti dei problemi del mondo.
"Perché sono così, perché l'ho fatta piangere, io l'amo è questa l'unica verità. Lei mi vede come un mostro....".
Così immerso nei suoi pensieri non si accorse di due ali bianche che si avvicinavano ad alta velocità, pochi istanti dopo fu investito da una cascata di capelli dorati. Non capì cosa lo stesse tenendo stretto, solo il suo profumo lo fece ridestare.
"Sofi...ma sei tu?"
Allentò leggermente la presa in modo che il suo viso sfiorasse il suo, lo guardò intensamente senza parlare, voleva che fossero i suoi occhi a parlare per lei. E così fecero. Alex si perse nel viola, in quel colore che tanto, troppo gli era mancato. In essi non vide più la paura, vide amore puro, gioia, follia e desiderio. Lei lo amava, lei lo desiderava. Lentamente la distanza fra le loro labbra diminuì fino a raggiungere l'infinitamente piccolo spazio che separa l'esplosione dei sensi. Una piccola esitazione e finalmente si scambiarono il calore delle loro labbra, dapprima impacciati, il loro primo bacio in assoluto fu esitante, quasi sorpresi dalla sensazione che aveva generato, poi più deciso e profondo. Il tempo e lo spazio si fusero insieme, esclusero ogni cosa, sospesi a centinaia di metri sulle nere acque del mare Alex l'avvolse dolcemente con le sue ali nascondendo a tutto l'universo il loro amore che stava nascendo incurante di tutto e di tutti. Fu un bacio eterno pieno di tutte quelle parole che non si erano detti, carico di quelle promesse di amore eterno che solo il primo bacio e il primo vero amore possono regalare. Sofia tremava di amore mentre lui la stringeva a se per non farla più andare via.
"Perché?" Chiese lui.
"Perché ti amo, ti ho sempre amato. Perché io sono tua, lo sono sempre stata e lo sarò sempre. Perché tu sei mio, solo mio, perché io ti voglio, io ti desidero".
"Sono un mostro....il mio sangue, il mio corpo...sono un demone...".
"Tu sei uno zuccone, solo questo. E poi sei la mia sola e unica ragione di vita. Lasciami ancora e ti raggiungero' ovunque tu sia e ti ucciderò. E adesso bacia la Sofi come se non ci fosse un domani mio bellissimo demone angelico".
Cosa poteva risponderle? Nulla, la baciò ancora, salendo nel cielo, ogni pensiero si perse nella dolce morbidezza del suo bacio. Sulle sue labbra giurò di proteggerla a costo della sua stessa vita, lei ora era il suo unico e solo mondo.
Mentre volavano dolcemente nel cielo come un unico essere non si accorsero di una piccola figura nera che li osservava da parecchie miglia di distanza, volava rasente alle onde celando la sua aura. Li osservò a lungo, all'inizio per compiere la missione che le era stata affidata poi per interesse personale immaginando lei stessa con il suo padrone. Si morse le labbra per cercare di restare concentrata. Quando fu soddisfatta tornò indietro pensierosa e impaziente di rivederlo.

"Airin!! Non riusciamo a trovarla! Abbiamo cercato in tutta la città ma nulla, sto impazzendo maledizione....".
"Tornate a casa, lei sta bene, anzi, loro stanno benissimo....finalmente si sono capiti e....Marcus, lui ha spiccato il volo. Anche lei. State tranquilli, torneranno più tardi".
Marcus guardò il padre senza capire poi Airin mandò loro alcune sensazioni che era riuscita a percepire dai due ragazzi e subito comparve sul loro volto un radioso sorriso.
"Era inevitabile, fortuna che non hanno legami di sangue e comunque credo che nemmeno quello avrebbe potuto dividerli. Fin da piccoli erano un'unica cosa".
Sedute in cucina Airin e Sara sorridevano radiose, entrambe sapevano che avrebbero finito con l'innamorarsi, ora aspettavano con ansia di vedere la reazione di Greg, era attaccato alla figlia in modo asfissiante, per lei stravedeva ed ora doveva lasciarla andare con qualcun altro. Contattarono July insieme.
"Mamma? L'avete trovata? Sto impazzendo e non riesco a contattare quel disgraziato di mio marito!".
"Si tesoro, lei sta benissimo anzi...".
"Anzi...sta più che bene, diciamo che probabilmente io e te in un futuro molto vicino dovremo organizzare i pranzi domenicali insieme".
"Ma cosa.... Oh! Mamma ma quando è successo?".
"Poco fa, sono riuscita a percepirli di nuovo e quello che ho sentito mi ha fatto piangere dall'emozione. Si amano alla follia! È meraviglioso quello che stanno provando!".
"Sono contenta, ora il problema è dirlo al padre. Potrebbe andare in depressione!".
"Sorellina ti prego, quando lo farai fammi un video".
"Ci puoi scommettere, ci sentiamo più tardi".
Entrambe tralasciarono quello che era successo prima con i demoni, Airin aveva catturato solo qualche immagine frammentaria. Era meglio sentire direttamente da loro cosa fosse successo.
"Sara, dobbiamo allenarla subito, quello che è successo....".
"Lo so, se lui non fosse arrivato in tempo...".
"Se le fosse successo qualcosa li avrei trovati io e li avrei annientati con le mie mani!".
Vide negli occhi splendidi di Airin una luce fredda e tagliente come una lama troppo affilata, ebbe un brivido, lei era dolcissima ma quando qualcuno toccava i suoi cari diventava spietata come la spada che insieme a lei aveva mietuto innumerevoli demoni nel corso dei secoli.

Il primo angelo demone: l'eredità.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora