Il mattino seguente come se nulla fosse Alex e il padre si allenarono nei sotterranei, questa volta però tenne testa al figlio. Il fatto che si fosse manifestata la sua natura lo aveva messo più tranquillo, lui era ciò che si aspettava che fosse, un perfetto connubio tra le due razze. Inaspettatamente quella relativa tranquillità lo aveva aiutato a liberare la mente e questo aveva permesso di tornare ad attingere ad una parte del suo potere che era stato sigillato dopo quello scontro di anni addietro. Sapeva però che il figlio avrebbe sprigionato il suo vero potenziale quando avrebbero cominciato ad esplorare i meandri della magia. Alex dal canto suo era un turbinio di emozioni contrastanti, quella notte non aveva praticamente dormito, il pensiero correva costantemente a lei e a come avrebbero affrontato d'ora in poi le giornate.
"Basta così per oggi, fila a farti una doccia e poi a fare colazione. Tua madre mi ha già chiamato due volte e sappiamo entrambi cosa succede alla terza".
" Ok vado, meglio non far innervosire la mamma, lei mi fa più paura di te!".
"Bravo, hai capito tutto....Alex, riguardo al resto.... ieri non ti ho detto nulla. Sono felice per voi due, davvero. Ora però dovrai proteggerla con tutto te stesso e....".
" papà, lei è la mia unica ragione di vita e la proteggero' per sempre".
Poi scappò a farsi la doccia tutto rosso in viso.
Lo osservò andarsene pensieroso, sembrava ieri che sgambettava ridendo per casa ed ora iniziava una nuova vita con la donna che amava. Era il suo orgoglio, era cresciuto come un ragazzo tranquillo e posato avido di sapere proprio come il padre e gentile e premuroso come la madre. Inoltre da quando aveva preso coscienza di ciò che era lo aveva accettato senza mai farne un peso. Lo amava moltissimo e avrebbe fatto di tutto per proteggerlo, doveva quindi scoprire al più presto cosa fosse questa nuova minaccia e per farlo aveva deciso quella mattina di fare una cosa poco elegante. Sospirò e andò a sua volta a lavarsi. Prima lo faceva e prima sarebbe finita.
"Alex!!!! Sbrigati o farai tardi a scuola, l'autobus è già passato!".
Arrivò in cucina di corsa e guardando l'orario imprecò.
"Maledizione....".
"HEI!! Cos'è questo linguaggio!".
"Ops... Scusa mamma, mi è scappato. Dovrò andare in bicicletta pedalando come un matto....pazienza!".
"Ora mangia che altrimenti si fredda poi penserai al resto...ometto!".
Alex la guardò sospettoso, la conosceva fin troppo bene e sapeva che sotto quel sorrisetto stava pensando a come tornare sull'argomento principale del momento. La amava moltissimo, lei come la nonna sembravano sempre capire cosa passasse nei suoi pensieri e riusciva a rincuorarlo ogni volta ne avesse bisogno senza mai essere invadente, almeno il più delle volte. Finì in pochi minuti e le diede un bacio sulla guancia prima di uscire ma fu bloccato sulla porta di casa da lei che si era materializzata davanti.
"Fermo li giovanotto, pensavi di cavartela così? Mi raccomando a quello che farai d'ora in poi.... lei è il mio tesorino....proprio come te. Ma vi conosco a voi uomini, non dico di essere casti e puri ma non abbiate fretta....".
"MAMMA!!! Ma ti rendi conto di cosa stai dicendo? Ti prego è già abbastanza imbarazzante così.....".
Diventò rosso di vergogna, lei era così, diceva tutto quello che le passava per la testa senza filtrare nulla. Da una parte lo apprezzava ma dall'altra in alcune occasioni doveva un po' limitarsi, proprio come in quel momento.
"Ok ok....mi fermo qui. Prendi la mia piccolina per i prossimi giorni, almeno fino a quando dureranno gli allenamenti. Ma ti avviso, io non sono come tuo padre, falle un graffio e.....".
Prese le chiavi senza farle finire la frase e la abbracciò forte sollevandola da terra, poi scomparve in un attimo correndo nel garage.
"Me l'ha fatta di nuovo, quando dico qualcosa che non gli piace fa sempre così!".
"Mmmhhh....di che non speri altro furbacchiona. Ma non credevo che gli dessi la tua bambina".
"La cosa è temporanea e comunque se le farà anche solo un graffio sarà con te che me la prenderò, amore mio".
"Ma....cosa centro io ora....".
"Con qualcuno dovrò pur prendermela no? Non vorrai che sfoghi su di lui la mia rabbia vero? E ora vai o non farai in tempo".
"Agli ordini".
"Bravo!".
Nel frattempo dal vialetto uscì a tutta velocità un lampo rosso, Sara guardò il figlio sulla sua moto sfrecciare verso la sua amata, sospirò sognante.
Arrivato al parcheggio della scuola non fece in tempo a fare due passi che fu travolto da una cascata di capelli biondi, il bacio che ne seguì gli tolse il fiato.
"Buongiorno amore.....".
"B-buongiorno a-amore".
"La Sofi ti fa questo effetto? Riesco a farti balbettare?".
Il viola dei suoi occhi fecero il resto, non riusciva a mettere insieme altre parole.
"Io...."
"...ti amo? Lo so, anch'io. Ora andiamo o faremo tardi. Incredibile, la zia ti ha dato la sua bambina! Oggi mi porti a fare un giro".
"Ok ma ora andiamo, oggi ci facciamo un giro fuori città".
Passato il cancello successe ciò che attendeva a malincuore, a passo svelto e con un grosso sorriso stava venendo loro incontro Erica. Degluti' nervosamente, doveva chiudere quella farsa ora e prendersi quello che sarebbe venuto dopo come punizione per la sua colpa. Accanto sentì Sofia borbottare qualcosa e prima che partisse a razzo per chiarire le cose le prese la mano.
"Sofia, aspettami all'entrata, questa cosa devo risolverla io".
Lo guardò per alcuni interminabili secondi in cui decifrò tutto quello che le stava passando per la mente, un brivido freddo percorse la sua schiena. Poi si allontanò lentamente da lui lanciando però uno sguardo assassino alla povera ragazza che le passò inconsapevole a fianco.
"Alex!! Ciao, ho provato a chiamarti ieri sera ma risultavi sempre irraggiungibile. Ti va....di uscire oggi?".
Si sentì uno schifo, solo ora capì quanto era stato infantile e quanto era stato scorretto nei suoi confronti, cercò di andare subito al punto senza giri di parole, l'aveva presa in giro fin troppo.
"Erica....ti chiedo scusa ma....vorrei interrompere qui questa cosa...fra di noi. Io non so cosa mi passasse per la testa ma...".
"Ma non provi nulla per me vero?"
Alzò lo sguardo e ai lati dei suoi occhi due piccole lacrime erano sul punto di gettarsi sulle sue candide guance. Un sorriso tirato completava la sua espressione triste e dispiaciuta.
"Io....mi vergogno di me stesso, odiami se vuoi, ne hai tutto il diritto e...".
"Non potrei mai.....tu....tu...sei stato il mio primo.....ma lo sapevo, ti si leggeva in faccia. Tu appartieni a lei e io ho cercato di nascondere questa verità a me stessa. La invidio. Ora vattene per favore, voglio rimanere un po' da sola".
"Perdonami....se puoi".
La superò lentamente, avrebbe voluto dire qualcos'altro ma vedendola singhiozzare con il viso nascosto fra le mani evitò di parlarle. "Sono un bastardo..." pensò stringendo i pugni. "Che uomo sono!? Ho fatto piangere una ragazza!".
Davanti alla porta della scuola Sofia aveva assistito in silenzio a tutta la scena, sapeva bene che quella situazione era colpa di Alex e sapeva bene quanto in colpa si sentisse per quello che aveva fatto. Provò anche compassione per quella ragazza ma vederlo parlare con lei ben sapendo cosa si stessero dicendo le stava facendo perdere la calma, la gelosia le stava annebbiando la mente. Proprio quando stava per scattare per andarsi a riprendere il suo ragazzo trascinandolo di forza lontano da Erica lo vide dirigersi verso di lei. Attese qualche istante poi quando fu a pochi metri da lei gli corse incontro aggrappandosi al suo braccio.
"Come l'ha presa?".
"Male....e io mi sento uno schifo".
Da dietro un albero dall'altra parte della strada tutta la scena era stata osservata da Marcus, capì cosa mancasse alla storia che il figlio aveva raccontato il giorno prima. Inoltre lo sguardo di Sofia a quella ragazza lo riportò indietro negli anni, si ricordò della sorella e di quello che combinava ogni qual volta qualcuna provasse a parlargli. Sorrise. La sua attenzione però fu subito attirata da un ragazzo che comparve di lì a poco andandosi ad unire ai due. Lo guardò attentamente, qualcosa in lui era strano. Ma ancora di più lo era l'aura intorno, sentì di nuovo quella sensazione che negli inferi lo rendeva inquieto, forse si sbagliava ma decise di seguirlo con lo sguardo. Non si accorse che incredibilmente era successa una cosa che mai gli era capitata prima di allora, aveva la pelle d'oca.
"Sofi!!! Finalmente ti rivedo, ciao Alex, ciao Gabriel....!.
Dal nulla era comparsa Lucy che senza preamboli si era impossessata del braccio di Sofia trascinandola di peso lontano dai due mentre guardava con occhi fin troppo languidi Gabriel che in tutta risposta le fece un radioso sorriso. Alex rimase così da solo nel corridoio con Gabriel in un imbarazzante silenzio. Non riusciva per qualche strana ragione a rimanere calmo in sua presenza e senza accorgersene strinse i pugni cercando un argomento per rompere quel silenzio.
Ci pensò Gabriel ad aiutarlo.
"Vanno molto d'accordo vero?"
"Si, sono amiche fin da quando erano bambine, condividono una parte di pazzia".
"Hahaha....vero. Lucy poi è molto simpatica oltre che molto carina. E lo stesso vale per Sofia".
Non fu tanto il commento su Lucy ma quello su Sofia che gli fece salire il sangue alla testa, non aveva detto nulla di male questo lo sapeva bene ma sentire un apprezzamento sulla sua ragazza da un'altra persona lo aveva irritato in modo pericoloso. Il fatto che fosse stato lui poi aveva accentuato il suo fastidio. Fece un profondo respiro per calmarsi con scarsi risultati decise quindi di andarsene prima di dire qualcosa di inopportuno.
"Io vado, ci vediamo".
"Ok, spero che usciremo di nuovo tutti insieme".
Mentre si allontanava osservò Alex con un sorriso sinistro, quello che gli aveva riferito la sua demone sembrava essere vero, non gli era infatti sfuggito il repentino cambio di espressione mentre faceva quell'apprezzamento a Sofia.
"Bene, la cosa si fa interessante".
Nel bagno delle ragazze Sofia era ostaggio dell'amica.
"Ora mi racconti tutto, non tralasciare nulla. Ti ho visto all'entrata e sono sicura che voi due avete superato la fatidica linea rossa. Vero!?"
"Non so cosa tu intenda con questa linea rossa ma.....".
"Ragazzina guarda che non mi inganni, quindi sputa il rospo biondina!".
La fissò dritta negli occhi bloccandole ogni via di fuga, quando faceva così era impossibile cambiare discorso o fuggire. In quello erano molto simili. Chiuse gli occhi e fece un profondo sospiro, tanto lo avrebbe scoperto lo stesso.
"E va bene, tanto lo verresti a sapere comunque. Noi ci...".
"Ci??"
"Noi ci siamo....beh...".
"Sofi!!!! Così mi farai uscire di testa!!".
"Ci siamo baciati ok!?".
"Oh! Aspetta, fammi capire, tu e l'eterno indeciso vi siete... voi vi siete....baciati?"
"Oh si, ed è stato stupendo...e poi mi ha stretto a se....e poi le sue ali Lucy!".
Aveva volutamente evitato di parlare dello scontro con i demoni, quando lei veniva a conoscenza di scontri con demoni si rattristava sempre, non capiva il perché i suoi simili fossero così propensi alla violenza.
"Questa non me lo aspettavo, almeno non nel breve. Ma era inevitabile. Sono contenta per te tesoro!".
La abbracciò forte.
"Ma anch'io ho fatto passi avanti con il fustaccio...".
"E chi sarebbe questo?".
"Stamattina mentre voi davate spettacolo nel cortile Gabriel mi ha chiesto di accompagnarlo oggi pomeriggio al centro. Non vedo l'ora!".
"Bene....sono contenta per te ma...".
Furono interrotte dalla campana della prima ora e corsero in classe. Durante il tragitto però Sofia non poté non pensare all'amica, qualcosa non la convinceva in Gabriel anche se ancora non capiva cosa.
La pausa pranzo arrivò con estenuante lentezza, Alex aveva contato ogni singolo secondo nell'attesa di poterla rivedere, si erano accordati di ritrovarsi al solito posto. Questa volta però sarebbe strato diverso, cosa doveva dirle? Fosse stato per lui sarebbe bastato perdersi nel viola dei suoi occhi mente assaporava i suoi baci. Quel pensiero lo aveva tormentato tutta la mattina e in molti casi si era morso la lingua nel vano tentativo di calmare l'eccitazione che continuava ad annebbiare la sua mente. Il suono della campana della fine delle lezioni del mattino lo riportò alla realtà. Non perse un attimo e in pochi secondi fu sulla strada per la loro panchina. Quando svolto' l'ultimo angolo della palazzina la vide seduta ad aspettarlo, alcuni raggi di sole riuscivano a sfuggire alla grande chioma della quercia sotto cui si sedevano e giocavano a rincorrersi sul suo viso. Il tempo sembrò fermarsi e rimase a fissarla immobile, quell'immagine era la più bella cosa lui avesse mai visto. Ad un tratto lei si girò e gli sorrise.
"Sei bellissima....da togliere il respiro" pensò e ricominciò a camminare verso di lei.
"Oggi ho fatto un'insalata di riso, spero sia venuta bene".
Mangiarono parlando di ogni cosa, Alex non capì quasi nulla di quello che lei stava dicendo, sentiva il suono della sua voce e ammirava il disegno perfetto che la sua bocca disegnava quando sorrideva. Non si accorse nemmeno che il riso era salatissimo e Sofia non poté non apprezzare quel gesto anche se era per un altro motivo.
"Alex, non ti arrabbiare ma volevo chiederti una cosa".
Sofia si era fatta seria all'improvviso riportandolo con i piedi per terra, cosa poteva preoccuparla a tal punto da far scomparire la luce del suo sorriso?
"Dimmi, non potrei mai arrabbiarmi con te".
"Riguarda Lucy, stamattina quando mi ha trascinata via da te ho dovuto raccontarle di noi anche se non le ho detto nulla dei demoni ma....".
"Beh, era impossibile tenerle nascosta una cosa così, lei non ti avrebbe dato pace, non preoccuparti".
"Già, ma a parte questo mi ha detto un'altra cosa. Oggi pomeriggio dovrà uscire con Gabriel, a quanto pare le ha chiesto di accompagnarlo in centro".
"Non vedo cosa ci sia di male!". Lo aveva detto con un falso sorriso, quel ragazzo non gli piaceva e ancora non aveva eliminato del tutto le tossine di quella falsa gelosia su di lei.
"Alex....c'è qualcosa che non mi convince in lui, non so cosa ma....forse è solo paranoia la mia".
"Cosa intendi?" Ora si era fatto molto attento, anche lei come lui sentiva qualcosa di strano in Gabriel. Pensò a quanto fosse stato stupido a pensare che lei potesse essere attratta da lui.
"Non so, è successo un paio di volte ma...incrociando il suo sguardo mi sono sentita come avvolta da un manto nero....ho avuto i brividi. Forse sto veramente esagerando".
"Ho avuto anch'io questa sensazione, forse è per questo che non riesco a stare tranquillo in sua presenza. Chissà, forse è un demone che ha deciso di vivere come un umano e la sua aura ne risente....".
Alex non credeva a quello che aveva appena detto, voleva solo tranquillizzarla.
"Forse hai ragione! Potrebbe essere proprio per questo. Avevo ragione a pensare che fossi intelligente in fondo!!".
"Grazie tante!"
"Di nulla, cambiando discorso, oggi purtroppo non possiamo andarcene in giro, mi ero scordata che comincio gli allenamenti con la nonna e tua madre. Mi dispiace".
"Fa nulla, però ti accompagno io e intanto che ti fai maltrattare da quelle due demoni che si spacciano da angeli me ne vado nella biblioteca del nonno. Finalmente mi ha dato la chiave!".
"Va bene mio cavaliere, ma quando finisco tu sei mio. Ho qualcosa in mente".
"Cosa...".
Furono interrotti dalla ripresa delle lezioni e Sofia balzò in piedi interrompendo ogni discorso.
"La Sofi deve andare, ti aspetta al parcheggio quando finiamo. Non farla aspettare!".
In due secondi mise tutto nello zaino e lo immobilizzò sulla panchina con un bacio, poi sparì. Impiegò un minuto buono per riprendersi e con la mente su un altro pianeta si incamminò verso la classe.
Lucy stava rientrando anche lei in classe ma già sapeva che le prossime ore sarebbero state un tormento, da poco infatti si era separata da Gabriel. Inaspettatamente lo aveva incrociato nei corridoi e avevano parlato del più e del meno. Prima di lasciarsi le aveva detto che era impaziente di rivederla quel pomeriggio e questo l'aveva mandata al settimo cielo. Non vedeva l'ora.
Marcus rimase fino al pomeriggio, voleva indagare ancora su quel ragazzo ma non lo vide più, decise di tornare anche lui dopo aver visto Alex e Sara andarsene a tutta velocità verso casa.
"Strano, dopo stamattina non ho più percepito nulla. Dovrò indagare ancora....". Questo e altri pensieri affollavano la sua mente mentre si dirigeva verso casa in volo."Bene ragazzina, prima di tutto vediamo cosa sai fare".
Senza troppi preamboli Sara annullò in pochi passi la distanza che le separavano calando su di lei un potente fendente con una grossa spada. Sofia a stento riuscì ad evitarla scattando di lato rotolando il più lontano possibile. Appena arrivati a casa dei nonni trovarono Airin e Sara ad aspettarli con dei radiosi sorrisi, Sofia le salutò sbracciandosi per tutto il vialetto mentre Alex distolse lo sguardo arrossendo immaginando perfettamente i loro pensieri. Appena arrivarono in casa però Sofia fu subito spinta nel giardino sul retro e dopo pochi minuti si ritrovò con addosso una tuta in pelle attillata bianca con alcune indecifrabili scritte in argento su tutto il corpo. Si guardò allo specchio rimanendo affascinata, non si vantava mai della sua bellezza ma vestita in quel modo non poté non notare le sue forme perfette risaltare sotto quel sottile strato di pelle. Dopodiché fu portata nella palestra vera e propria, l'ambiente era del tutto diverso dall'immagine lugubre che da fuori dava quella costruzione. Era enorme e tutto sembrava nuovissimo. I muri erano di un bianco quasi accecante e le innumerevoli armi appese su ognuno di essi sembravano provenire da ogni epoca, nonostante sembrassero molto antiche erano in perfetto stato e tutte sembravano perfettamente affilate. Airin le fece una carezza e con un sorriso radioso si andò a posizionare in un angolo mentre la zia con un altrettanto sorriso radioso stava staccando da una parete quella spada enorme. "Comincio a pensare che quei sorrisi non porteranno nulla di buono. Ecco perché quel fifone di Alex non è venuto. Ha pensato bene di nascondersi in biblioteca!". Questo pensiero lo aveva avuto poco prima di evitare per un soffio che la sua adorata zietta le staccasse il braccio sinistro.
"HEI!! Ma così mi rovinerai questo schianto di tuta!. Cara zietta, non te la lascerò rovinare".
Con un balzo arrivò a metà della parete che le stava accanto staccando dai supporti due pugnali a tridente. Li aveva addocchiati subito non appena erano entrate, erano lunghi circa quaranta centimetri con la lama centrale mentre le due laterali più corte, finemente decorate, formavano una sinuosa esse. Erano leggerissimi ma allo stesso tempo si percepiva che nulla avrebbe potuto spezzarli o rovinare il filo della lama. Si sentì subito a suo agio nonostante non avesse mai toccato un'arma in vita sua. Si girò verso la zia che con uno sguardo beffardo la invitava ad attaccare. Qualcosa dentro di lei si accese, non sapeva il perché ma improvvisamente sentiva una voglia incontrollabile di lottare. Un sorriso di sfida comparve sul suo volto e senza attendere oltre si scagliò su Sara. Quel cambio di atteggiamento non sfuggì ad Airin che quasi commossa la osservò rapita. " Il mio tesorino....".
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Il primo angelo demone: l'eredità.
FantasyTerzo libro della saga, la pace dura da molti anni e sembra regnare l'armonia tra umani e demoni. Ma questo effimero equilibrio è destinato ancora una volta a spezzarsi, una minaccia proveniente da un altro mondo sta per irrompere nelle loro vite po...