07. Inganno

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Il pavimento era di un unico colore, il rosso, solo in alcuni punti si riusciva ad intravedere lo splendido mosaico che rendeva bellissima quella sala enorme. Ma questo non lo toccava minimamente, non era interessato ne a quel capolavoro che aveva richiesto il lavoro di decine di demoni altamente specializzati ne agli arazzi e alle statue in marmo bianco che adornavano le pareti. La sua attenzione era tutta per il corpo orrendamente mutilato disteso ai piedi di una grande statua raffigurante un qualche antico antenato.
"Chi siete...maledetti...".
"Chi siamo? Lo sai benissimo chi siamo, finalmente abbiamo fatto pulizia. La vostra stirpe finisce qui, noi prenderemo il potere e finalmente faremo rivivere il nostro regno come nelle epoche passate. Voi siete la vergogna della nostra razza. Finalmente metteremo fine a questa pace con gli umani. Ora disperati nel guardare la cenere dei tuoi figli!".
Come ultimo sfregio lo pugnalò al costato perforandogli un polmone, un rantolo di dolore uscì dalla bocca sanguinante mentre con l'ultimo barlume di coscienza notò con odio che il manico del pugnale che spuntava dal suo petto era in oro massiccio e recava un simbolo che ben conosceva.
Gabriel lo osservò perdere i sensi, seppur di alto rango avrebbe impiegato un giorno intero per guarire, le mutilazioni erano state meticolose proprio per permettergli di finire il lavoro con tranquillità. Si girò per dirigersi verso le stanze interne mentre veniva contattato dall'altro gruppo che in quel momento aveva concluso la missione.
"Bene, lasciate gli oggetti che vi ho dato come concordato, quando avrete finito.....uccidetevi. Nessuno deve rimanere in vita".
"Come desidera padrone".
Arrivò allo studio, era molto grande ed interamente rivestito in legno pregiato, sulla scrivania finemente lavorata trovò diversi documenti senza importanza, estrasse quindi un fascicolo da sotto la camicia e lo nascose accuratamente nell'ultimo cassetto chiudendolo a chiave con un tocco del dito. Non toccò altro, uscì con calma e ritornò nella sala dove lo aspettavano il drappello di demoni che erano entrati con lui.
"Bene, ora ammazzatevi l'un l'altro con i pugnali che vi ho dato".
Subito i venti demoni si attaccarono senza distinzioni in preda ad una furia omicida, Gabriel li osservò inespressivo per qualche minuto poi se ne andò soddisfatto mentre gli ultimi due demoni finirono la loro lotta piantando i pugnali ognuno nel cuore dell'altro.
"Tutto come da piano, ora non resta che attendere i frutti del lavoro. Lui ne sarà soddisfatto".
Uscito dal palazzo si alzò in volo e a massima velocità si diresse al portale, durante il volo guardò più volte verso il pozzo delle anime in lontananza chiedendosi continuamente il perché di quella sensazione. Qualcosa lo attirava ma non sapeva cosa, avrebbe voluto fare un deviazione verso quel luogo ma accantonò l'idea, almeno per ora. Non aveva più tempo, doveva rientrare. Il giorno dopo doveva  presentarsi a scuola come sempre, quella farsa sarebbe durata ancora per poco, aveva in mente un piano per mettere fuori gioco tutte le pedine che avrebbero potuto creargli qualche problema, poi tutto sarebbe cambiato. Tutto sarebbe sparito, tutti sarebbero spariti.... a quel pensiero sorrise soddisfatto ma quasi senza accorgersene qualcosa dentro di lui stono' a quel pensiero proprio mentre per puro caso, pensando al fatto che ogni essere sarebbe sparito, inspiegabilmente comparve nella sua mente il volto di Talitha. Rimase perplesso, perché improvvisamente stava pensando a lei? Scosse la testa, quel mondo strano lo stava destabilizzando, doveva fare presto. Doveva riprendere il controllo di se, aveva una missione da portare a termine per lui e per il suo mondo. Il suo creatore non avrebbe mai accettato questi suoi nuovi e strani sentimenti. Ancora ricordava il periodo subito antecedente alla sua venuta qui, aveva manifestato qualcosa di simile anche se pur appena accennato. Quel giorno aveva rivolto al suo creatore solo un timido sorriso e un accennato "grazie" dopo che lui gli aveva rivolto distrattamente un "ben fatto" alla fine di un estenuante allenamento magico. Senza preavviso fu scagliato in una cella nella profondità del palazzo per un tempo indefinito e sottoposto ad un condizionamento mentale che lo portò sull'orlo della follia. Uscito da quel buco aveva conservato la memoria del perché gli era stato riservato quel trattamento come monito e l'obbiettivo della sua esistenza. Ogni traccia di un qualsiasi sentimento era stato estirpato. Questo bastò a rientrare nel suo normale stato d'animo. Ripensò a Talitha, doveva "interrogarla" su ciò che aveva scoperto. Poi pensò al da farsi nei prossimi giorni.

Il primo angelo demone: l'eredità.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora