I passi del sovrano riecheggiarono nel grande e maestoso corridoio che portava alla sala del consiglio, nella sua mente Darius sperava di poter percorrerlo per secoli piuttosto di affrontare il problema. Al suo fianco Logan camminava con passo deciso in tenuta da battaglia, a petto nudo con una cinghia a tracolla che sorreggeva la sua fidata spada alla schiena. Dietro di loro cinque guardie reali seguivano con aria minacciosa. Avrebbero fatto a meno di loro ma il protocollo lo imponeva loro malgrado. Si fermarono a pochi passi dalla porta riccamente decorata con un numero imprecisato di pietre preziose, dall'interno si udivano la confusione e le urla che li attendeva.
"Logan, tieni le guardie a freno, non voglio spargimenti di sangue, se sarà necessario ci penserò io. Dovevamo aspettarcelo maledizione.... Hai scoperto qualcosa di nuovo?".
"Ancora nulla, i miei stanno ancora cercando in entrambi i siti. È tutto troppo semplice per me".
"Certo maledizione!! Il problema e farlo capire a quegli idioti la dentro!".
"Devo contattare Marcus?".
"No, non ancora per lo meno. Quei ragazzi devono riposare. Li chiameremo solo se le cose andranno per il verso sbagliato. Ora andiamo....Robert, prima o poi te la farò pagare!".
Appoggiò le mani alle enormi ante ed entrò nella maestosa sala del consiglio dove ogni capostipite di ogni casata faceva a gara con gli altri per minacciarsi.
"SILENZIO!!!"
Tutti si ammutolirono lanciando occhiate assassine in ogni direzione. Darius percorse la sala in silenzio senza guardare nessuno, arrivato al trono posto al vertice del grande tavolo ad ellisse costruito in marmo grigio scrutò attentamente ogni partecipante. La situazione era delicata, doveva innanzitutto mostrare superiorità e fermezza per poter dimostrare senza ombra di dubbio chi comandava. Inoltre doveva parlare soppesando attentamente ogni singola parola, la situazione era critica, un passo falso e sarebbe stato il caos per tutto il regno.
"Vi ricordo che questa stanza è un luogo sacro, qui ogni ostilità è bandita, pena la morte. Vi ho riuniti qui alla luce dei fatti accaduti due giorni fa. Ciò che è successo è gravissimo e il colpevole sarà condannato a morte. Ed ora i fatti. Logan!".
Fece un passo avanti mettendosi al lato opposto del tavolo, guardò tutti i presenti e fece un inchino al padre, benché fosse il figlio non aveva mai abusato della sua posizione, era a capo dell'esercito degli inferi ma quella posizione se l'era guadagnata con il duro lavoro, eccelleva in ogni campo e quando doveva schierare i soldati era sempre in prima fila. Il rispetto e la fiducia di tutti i suoi sottoposti lo dimostrava. Ogni demone presente in quella sala lo conosceva per la sua disciplina e coraggio oltre che per la sua forza e destrezza in battaglia.
"Due giorni fa sono state attaccate le residenze del casato di Toroth e Sarem, in entrambi i casi un drappello di almeno venti individui ha fatto irruzione uccidendo tutti i residenti tranne i capo famiglia che tuttavia sono stati gravemente feriti. Entrambi sono stati in grado di parlare solo stamattina ed hanno fornito pressappoco la stessa versione dei fatti. Degli assalitori non vi è più traccia ma la cenere trovata sui luoghi fa pensare che si siano tolti la vita".
"Chi è stato a fare questo!!".
La domanda proveniva da un demone seduto a ridosso del trono, segno della sua importanza nel consiglio. Il tono esprimeva tutta la rabbia mal repressa, il suo clan era strettamente legato a uno dei due e con esso erano della fazione a favore della pace.
"Per ora non sappiamo chi sia il colpevole, l'unico indizio sono i pugnali ritrovati a terra".
Guardò il padre che con un cenno del capo gli diede il permesso. Estrasse quindi da una custodia che portava legata al fianco un oggetto avvolto in un panno rosso, lo depose sul tavolo e lo aprì. All'interno vi erano due pugnali, il manico era foderato in cuoio mentre il pomello in oro raffigurava la testa di un rapace che viveva nelle montagne a nord della capitale.
"Lo sapevo!!! Siete stati voi maledetti! Questa è una dichiarazione di guerra!".
Il demone che aveva parlato in precedenza si era alzato indicando in modo minaccioso un altro capostipite di fronte a lui.
"Questo è assurdo, noi non abbiamo fatto nulla! Qualcuno ci sta ingannando....forse proprio voi! Siete arrivati ad uccidervi a vicenda pur di infangare il nostro casato. Vigliacchi!!".
"Come osi!!"
Entrambi sfoderarono le loro spade pronti a combattere, solo la prontezza di riflessi di Logan evitò il peggio, scattò verso i due sfidanti mettendosi in mezzo con la spada sguainata.
"Ora basta! Rinfoderate le armi subito o ne pagherete le conseguenze!".
Darius si era alzato indicandoli minaccioso, dalla porta erano entrate le guardie pronte ad intervenire ma ad un cenno del re si fermarono in attesa. Lentamente tornarono ai loro posti guardandosi con odio, non serviva una mente acuta per capire che non sarebbe finita li.
"Fino a quando non faremo chiarezza sulla questione vi esorto a restare calmi, anzi, ve lo ordino. Ci aggiorneremo sulla questione nei prossimi giorni, fino ad allora non voglio disordini".
Darius lasciò la stanza seguito dal figlio, doveva andare subito nel suo studio per contattare con rammarico Marcus, doveva avvisarlo che la vacanza era finita.
Poco alla volta tutti lasciarono la sala, ognuno guardando in modo inequivocabile i nemici storici delle rispettive casate, tutti però pensarono la stessa cosa, la tregua era finita.
"Padre, hai notato?"
"Si, i loro occhi non mentivano, non sanno nulla. Ora siamo ad un passo da una guerra tra clan, basterà una piccola scintilla per far scoppiare tutta la polveriera. Quello che mi preoccupa è che ci sono due fazioni ben distinte, pro e contro la pace. Se decidessero di scontrarsi....".
"Raduno l'esercito, dovremo essere pronti in qualsiasi momento. Non ti invidio...".
Detto questo imboccò un corridoio laterale che portava direttamente al suo studio all'altro lato del palazzo. Darius lo guardò allontanarsi con il suo solito passo fiero, da molto covava l'idea di abdicare in suo favore, sarebbe stato un ottimo Lucifer, giusto e inflessibile. Ma sapeva che Logan non ambiva al trono anzi, sperava che il padre non decidesse di lasciarglielo. Amava il suo lavoro e quel poco di libertà che riusciva ancora ad avere. Borbottando fra se arrivò al suo studio, gettò il mantello con rabbia su una poltrona e si lasciò cadere sulla sedia dietro l'enorme scrivania. Strinse fra le dita la base del naso cercando di raccogliere le idee e poi si decise.
"Mi dispiace ragazzi...".
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Il primo angelo demone: l'eredità.
FantasyTerzo libro della saga, la pace dura da molti anni e sembra regnare l'armonia tra umani e demoni. Ma questo effimero equilibrio è destinato ancora una volta a spezzarsi, una minaccia proveniente da un altro mondo sta per irrompere nelle loro vite po...