Prima che iniziasse a "piovere", fare l'operaio era qualcosa di elettrizzante. Per la prima volta nella dalla fine della scuola avevamo qualcosa che scandisse il nostro tempo, liberandoci da infinite giornate riempite dalla noia. Ci svegliamo alle 5 e mezza di mattina, nella città prima dell'alba, e andavamo alla piazza del mercato, dove un piccolo pullman scassato ci portava verso la periferia sud, cigolando e sbuffando fumo. Sembrava uno scuolabus per bambini ancora addormentati. Arrivati al cantiere, ci venivano assegnati i compiti della giornata, che volava letteralmente via, tra nuovi amici (da quanto tempo non conoscevo qualcuno!) e cose nuove da imparare.i primi giorni quando tornavamo a casa eravamo completamente distrutti: i muscoli di tutto il corpo bruciavano e non riuscivamo a tenere gli occhi aperti. Alle nove di sera svenivamo nel letto, ma era una cosa stupenda perché mi permetteva di provare sensazioni autentiche. E la stanchezza provocata dal lavoro era una di queste. Ma non era solo una questione di struttura della giornata. Nelle prime settimane ci siamo letteralmente divertiti a distruggere un intero quartiere per fare posto al distretto della Luna. Così avevamo preso a chiamarlo noi, addetti ai lavori. Il vecchio quartiere era a sud della città ed era diviso in due parti: al centro c'erano quattro palazzoni di quindici piani in cemento armato. Attorno, invece, piccoli palazzi di due o tre piani formavano un cerchio di edifici. Proprio in mezzo ai palazzi alti c'era un porticato a forma di ferro di cavallo con tutti i negozi del quartiere. Oltre a questi edifici non c'era niente: la città ricominciava ad esistere a più di un chilometro in ogni direzione. Visto dall'alto, quell'agglomerato di case sembrava un fiore di cemento armato, appassito. Mario, uno dei miei colleghi aveva vissuto lì fino ai trenta, contraendo una fedele tossicodipendenza. Era ossessionato da quel quartiere. Ripeteva ogni volta quanto gli facesse schifo, ma quando fecero brillare le cariche d'esplosivo piazzate sulla prima torre l'ho visto asciugarsi le lacrime di nascosto. Era loquace e abbiamo lavorato nella stessa squadra le prime settimane, quindi ormai conosco la storia del quartiere, che per certi versi è simile a quella del.mio: prima c'erano solo i piccoli edifici di contorno, con in mezzo una croce di viali, una piazza rotonda e tanti alberi a coprire il tutto. Lì, quindi tutti andavano a drogarsi, a spacciare o a prostitute, provocando l'ira degli abitanti del quartiere, che formarono un comitato contro il degrado. La città li ascoltò e trasformò quel boschetto in quattro torri di edilizia popolare e privata, ossia la casa del mio collega. Infine, per rispondere a quell'improvviso aumento demografico, fu costruito il porticato di negozi a ferro di cavallo. Fino a qui tutto bene, non fosse per il fatto che la torre destinata ad essere acquistata dai privati, per far sembrare meno isolati i poveri, non fu acquistata da nessuno, diventando un palazzo dello spaccio e della prostituzione. Quindi, nel giro di una generazione si era passati da un parco a una torre degradata e così chi poté se ne andò in città e chi non poteva stare in città venne a stare lì, o nella casa popolare, o abusivamente nella torre abbandonata. La generazione dopo i cinesi e la fabbrica avevano comprato il terreno quasi a gratis dal comune, pagato un indennizzo irrisorio ai relitti rimasti per farli sloggiare da un'altra parte e ora stavano per far partire la riqualificazione.
Figo qui, vero? Si vede tutto
Mi aveva portato nella vecchia camera di quando era bambino. Guardavamo uno di quei tramonti opachi dell'inverno, che arrivano molto presto nel pomeriggio. Quindi eravamo riusciti ad intrufolarci nella torre prima di staccare da lavoro.
Era un tramonto arrugginito
Squallido e bellissimo
Ti piace dove vivi?
Abito in basso, l'unica cosa che vedo dal balcone sono gli altri palazzi. Però ho il ballatoio e devo dire che mi piace
Ci sono ancora? Giura!
Giuro - ridacchiai
Vero, che ti piace? Io non riuscirei. Tutti sti sconosciuti che si fanno i fatti miei
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Fly me to the moon
Ciencia FicciónQuesta storia è ambientata nel futuro, ma parla del passato. Dentro ci sono alcune emozioni (vere, le mie) relative alla malattia di un padre, che non ha poi molte cose in comune con il mio, se non quella di essere morto giovane. Il resto del libro...