Tute blu, II

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Stavo per seguire l'esempio di altri, andando a prendere il terzo caffè della mattinata, quando una mano mi trattenne afferrandomi il braccio. La fissai; era piccola e grassoccia e aveva tutte le unghie mangiate fino a sotto i polpastrelli. La sua stretta era però inspiegabilmente vigorosa. Alzai lo sguardo e vidi un volto paffuto, con sopra due occhi piccoli e scintillanti cerchiati da un paio di occhiali con la montatura tonda. La barba cresceva casuale e sotto il mento, come se appartenesse a un adolescente, eppure i lineamenti induriti erano quelli di un uomo che aveva raggiunto i trenta o stava per farlo. I suoi capelli, ricci disordinati, si diradavano all'altezza delle tempie, creando due insenature nel cuoio capelluto.

- Signore le domando scusa per l'ardire che ho mostrato nel trattenerla in questo modo, ma prima che lei abbandoni questo marciapiede gradirei metterla a conoscenza d'una ipotesi che ho formulato tra me e me a proposito di questa attesa apparentemente vana a cui ci stanno costringendo.

Era divertente, sia nell'aspetto che nel modo forbito di parlare. Gli sorrisi, come a dirgli di proseguire.

- Ritengo che l'ormai lunga e, come alludevo in precedenza, un poco estenuante attesa non sia causata da una forma di disorganizzazione. Credo bensì che si tratti di un escamotage volto a ridurre in maniera considerevole il numero dei candidati, che come può notare è davvero ingente questa mattina.

I suoi capelli neri avevano perso la loro pigmentazione in modo irregolare. Macchie bianche spuntavano in diverse parti della testa creando un effetto dalmata alla sua capigliatura. Non sembrava però che se ne preoccupasse in alcun modo, nonostante l'effetto fosse antiestetico. Non era molto alto. Mi guardava fisso con il collo piegato all'indietro di trenta gradi, attendendo una mia nuova manifestazione di interesse.

- Interessante, continua.

- Vedo che ha rotto il ghiaccio. Ne sono felice. Posso passare anche io a darle del tu?

Annuii esibendo un sorriso esterrefatto. Non credevo potessero esistere nel mondo persone di questo tipo. Indossava un completo color beige, con toppe di un marrone più scuro all'altezza dei gomiti. L'abito era ben stirato, ma dai pantaloni e dalla giacca scappava fuori una camicia bianca, che era chiusa fino alla prima asola sopra il collo e che Ermanno non sapeva addomesticare. Infatti, aggiustava il cavallo dei pantaloni e sbottonava e riabbotonava la giacca continuamente. Lo faceva come se fosse un tic nervoso, senza però lasciar cadere mai lo sguardo dai miei occhi.

- Sono quindi giunto alla conclusione che, qualora chiunque decidesse di abbandonare, anche solo in via temporanea, l'attuale assembramento, egli stesso sarebbe automaticamente scartato dalle selezioni iniziali.

- Quindi mi stai dicendo che la coda per la selezione è una parte della selezione?

- Sì, è l'argomento che ti sto proponendo.

- E come lo avresti capito?

- Il primo luogo trovo alquanto strano il fatto che le signorine là in fondo ci abbiano appuntato personalmente il numero in modo visibile. In secondo luogo ho osservato quei commessi che, costeggiando la fila, sembrano tracciare dei segni sui loro quaderni. Infine, a supporto della mia ipotesi, c'è l'argomento dei numeri. Si immagini...pardon...immaginati di moltiplicare il numero delle qui presenti persone per il numero totale delle sedi per la selezione. Nonostante il fabbisogno di manodopera sia alquanto elevato, temo che questi numeri vadano ben al di là di una qualsiasi politica occupazionale portata avanti da un'azienda.

- E perché non rendere più difficile il test

- questa è un'ottima osservazione e una valida contro argomentazione. Le tue parole confermano i miei sospetti. Sei un ragazzo intelligente. Credo tuttavia che un ipotetico aumento del livello di difficoltà sia intrinsecamente fallace per due motivi: il primo è che una prova altamente complicata manterrebbe in gare un numero troppo esiguo di candidati rispetto al fabbisogno dell'azienda. Secondariamente, ritengo che tale prova non misurerebbe in alcun modo un aspetto a cui i nostri valutatori sono molto interessati, ovvero la motivazione a un lavoro che ipotizzo essere molto logorante e faticoso e per aspirare al quale non credo basti la semplice disperazione dovuta all'assenza di un impiego.

- Non ti sembra però di essere un po' paranoico?

- No. Nella maniera più assoluta!

Quel tono della voce, quello sguardo. Dietro il velo della timidezza e dell'impaccio si intravedeva la risolutezza di chi aveva convissuto con lo scherno dei suoi coetanei fino all'abitudine che non poteva essere scalfita più. Era come se avesse eretto un muro a protezione della sua anima, in modo tale che non potesse più essere ferita da nessuno. In alcun modo. Fu in quello sguardo e in quella voce orgogliosa e tenue che decisi che saremmo diventati grandi amici. O forse l'aveva già deciso lui qualche minuto prima di me.

- Piacere Andrea.

- Ermanno, molto lieto.

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