I - Capitolo 3 (Pt. 2)

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🔼🔼🔼 Sisky e Ryan!1!!

***

Quando entro nella caffetteria, una cameriera mi parla in francese, ma la sua voce è sovrastata da un tipo che sta suonando un set acustico nell'angolo. L'aria è satura di fumo e la gente chiacchiera e beve caffè nero, con molta più presunzione della folla sudata in fondo alla strada. Stavolta osservo pure le eccessive decorazioni natalizie del locale: Babbi Natale e renne di cartone appiccicati sui muri.

Abbasso il mio cappuccio e guardo con perplessità la cameriera che sta ancora aspettando una risposta. Lei mi fissa quando vede la mia faccia, leggermente folgorata, e riconosco lo sguardo smielato che improvvisamente vela i suoi occhi azzurri. Io le sorrido con uno sforzo accurato, e le sue guance arrossiscono. Lei dice di nuovo qualcosa in francese, ma stavolta il suo tono è dolce.

"Mi scusi, come?" La mia voce è rauca, consumata per qualche motivo.

"Oh. Chiuderemo tra mezz'ora."

"Va bene. Posso avere un caffè? Nero."

"Certo." I suoi occhi mi seguono quando vado a uno dei tavoli vuoti, e mi siedo con gli occhi sulla porta in modo che Sisky non mi sfugga quando arriva. La cameriera ha gambe lunghe e tette carine. Ha la vita stretta, i fianchi larghi, è tutta bella, e io potrei. Lei si morde il labbro inferiore quando porta il caffè, i suoi lunghi capelli neri sono raccolti in una coda che poggia su una spalla. Lei cerca il contatto visivo, e io potrei.

Ma sbattermi ragazze carine nei bagni di vari stabilimenti non sembra più tanto allettante. Guardo in giro per la caffetteria, e c'è un tizio attraente a due tavoli di distanza, con disordinati capelli castani, occhi color cioccolato, e mi si torcono leggermente le budella al pensiero di farmi lui invece, ed è più allettante ma altrettanto vuoto.

Loro non sono lui.

La cameriera si allontana, sembra un po' delusa quando non ricambio il suo interesse.

Ma sento le viscere pesanti, i miei pensieri nel caos. Rovisto nel mio cappotto e tiro fuori una fiaschetta, le familiari lettere G.R.R. incise sotto al mio pollice. Questo brindisi è per te, papà. O in memoria di te. Lo sono tutti.

Verso la vodka nel caffè quando non guarda nessuno.

Sisky non è ancora arrivato, e quindi mi concentro sull'allungare il collo per guardare il tizio che suona nell'angolo, mi concentro sulla posizione inesatta delle sue dita sulle corde, qualsiasi cosa pur di non pensare a come lui probabilmente salirà presto su quel bus. Probabilmente ancora no per un'altra ora circa, ma prima o poi, e lui andrà per la sua strada e io andrò per la mia. E il pensiero è doloroso.

È anche ridicolo perché le nostre strade non si sono incrociate. Non proprio. Sono stato solo per un po' nella stessa stanza a sua insaputa, e questo non conta come essere entrati in collisione. Non significa un bel niente tranne che io ho ceduto per primo, dovevo venire a vederlo e poi non ne ho avuto il coraggio.

Quindi suppongo che lui stia ancora vincendo.

Sono venuto solo per vedere se i pettegolezzi fossero veri. Se quello che dicono le riviste fosse vero. E lo è. Lui è una star e il mio nome non è estraneo alle sue labbra.

Quindi ecco.

Ecco, ecco.

Non sono venuto con una qualche sciocca speranza che tutto si sarebbe magicamente sistemato.

Lui sta bene da solo. E ora io non lo vedrò mai più.

Proprio quando l'improvviso groppo in gola mi interrompe quasi il fiato, sento un, "Ascolti, deve solo versare un po' di caffè nel thermos, d'accordo? Non è difficile," da dietro di me. Io mi giro, e adesso Mike è nella caffetteria. Ha in mano un thermos, sta cercando di convincere la ragazza a prenderlo, e accanto a lui c'è uno dei roadie che ho visto dietro le quinte del palco appena quindici minuti fa.

THROAM, Vol. 3: A Kingdom by the Sea | Ryden (Italian Translation)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora