II - Capitolo 3: Un Rimpiazzo

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La malinconia della scorsa notte non si è dissipata quando mi unisco a Cassie e a Jon per colazione l'indomani mattina. I due sembrano esausti mentre stanno seduti al tavolo imbandito per la colazione, Cassie sa essere una buona padrona di casa anche nelle circostanze stressanti. Probabilmente io sembro stanco quanto loro. Durante la mia prima notte qui non sono riuscito a dormire perché Brendon era vicino a me, e ora non sono riuscito a dormire perché lui era in ospedale, a vegliare al capezzale di Ian. Il letto nella camera degli ospiti di Jon e Cassie era comodo e so che Brendon sa badare a sé stesso, per cui io non avevo alcun motivo di passare un'altra nottata insonne eppure...

"Qualche notizia?" chiedo mentre prendo dei cereali.

Cassie scuote la testa. Io verso il latte nella mia tazza in silenzio, con uno dei loro gatti che fa le fusa ai miei piedi. Il silenzio non è imbarazzante, ma è comunque pressante. Triste.

Ha nevicato ieri notte; attraverso la finestra della cucina, un albero nel loro giardino è di un bianco brillante.

Ian avrebbe potuto perdersi questa mattina. Tutte quelle a venire.

"Vuoi farti una doccia?" Jon propone.

Abbasso lo sguardo sui miei pantaloni a strisce che ho rinfilato, e la mia canottiera che copre la parte superiore del mio corpo. Giuro di avere l'odore di un ospedale addosso, quella puzza persistente di morte. "Sì, ma non ho niente per cambiarmi. I miei vestiti sono a casa di Brendon."

"Sono certa che Jon avrà qualcosa," Cassie propone, anche se non abbiamo la stessa taglia, io e Jon. Inevitabilmente i suoi vestiti sembreranno troppo grandi su di me.

"Oppure potresti semplicemente andare a prendere la tua roba a casa di Bren," Jon suggerisce. Avrà visto la mia agitazione perché aggiunge, "Lui è ancora all'ospedale, insomma. Non ho avuto notizie. Ma noi abbiamo la sua chiave di riserva se vuoi andare a prendere le tue cose. Non gli darà fastidio."

Mi rilasso un po'. "Suppongo che sarà un bene vestirmi meglio. Oggi incontro la mamma di Sisky."

Un sorriso appare sulle labbra di Cassie, ma lei non dice niente. Non intendevo che la cosa suonasse così da fidanzato, e così ritorno ai miei cereali in leggero imbarazzo.

Jon continua a guardare verso il telefono di tanto in tanto, come se sperasse che squillerà ma non succede. Forse non ricevere notizie è una buona notizia a questo punto.

Dopo la colazione, Jon si offre di darmi un passaggio dato che decide di andare all'ospedale senza aspettare che lo chiamino. Guida fino a casa di Brendon abitualmente, sa la strada a memoria. Penso che diamo entrambi per scontato che adesso starò da lui e Cassie. È meglio che stare a casa di Brendon, molto meno conflittuale. E Jon non deve chiedersi nel letto di chi dormirò. Non deve farlo nessuno. E Brendon ha bisogno di spazio adesso, questo lo so. Ha bisogno di spazio, e avere me col fiato sul collo non è gradito.

Io gli darò quello spazio.

Avevo del tutto scordato la Chevrolet marrone in affitto finché non la vedo parcheggiata fuori casa di Brendon. Anche l'auto di Brendon è nel vialetto, ma la neve all'esterno è perfettamente intatta. Lui non è tornato a casa.

"Torno a casa tua dopo che finisco da Sisky," dico a Jon. "Il ragazzino sembrava piuttosto scosso per via di Ian."

"Siamo tutti scossi," Jon borbotta sottovoce, chinando il capo.

Non so cosa rispondere. Mi sento imbarazzato per aver paragonato la preoccupazione di un estraneo a quella di Jon che è in questa band con Ian da più di un anno. Forse dovrei dire a Jon che andrà tutto bene, come ho detto a Brendon, ma per qualche ragione le parole saranno false se le dico a lui. Non che Brendon sia ingenuo, ma dire a lui che le cose andranno bene non è stato per dare delle prospettive realistiche. È stato perché Brendon era turbato e io ero disposto a fare qualsiasi cosa, a dire qualsiasi cosa, pur di invertire la situazione.

THROAM, Vol. 3: A Kingdom by the Sea | Ryden (Italian Translation)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora