II - Capitolo 9 (Pt. 2)

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Il tragitto è il più lungo di tutto il tour, e anche se siamo saliti sul bus di sera, arriviamo a Barcellona il giorno dopo a mattina inoltrata.

Il bus comincia a rallentare, si ferma, ci spostiamo di un altro po', sosta, curva, sosta. Entriamo in una città, raggiungiamo il teatro, troviamo il posto giusto per parcheggiare. E poi ci fermiamo finalmente del tutto e il motore si spegne. Sento Mike e Jürgen che parlano in sussurri prima che Jürgen vada nella sua cuccetta dopo una nottata intera passata a guidare.

Sembra che gli altri ragazzi siano pure addormentati. Io non ho dormito per tutta la notte.

Esco dalla cuccetta, contento di fuggire dalla sua aria claustrofobica e dai pensieri che balzano avanti e indietro. Di fuggire dalla sensazione di essere stato ridicolizzato.

La tenda della cuccetta di Brendon è chiusa, e il dolore sembra nuovo quando le passo accanto, facendo scorrere la porta di lato ed entrando in soggiorno. Ma non sono fuggito da niente perché Brendon non è nella sua cuccetta - è sul divano, addormentato. In grembo ha il suo quaderno, ci sono delle pagine strappate sparpagliate per il soggiorno, e mi rendo conto che ha passato la notte qui, a scrivere qualcosa di cui non è chiaramente soddisfatto. E ora è crollato, respira profondamente, e regolarmente ma un'espressione corrucciata rimane sul suo volto. Sogni tormentati.

E penso a quello che ha detto ieri, e penso a noi la notte prima, in quella camera d'albergo, e poi penso al nostro volo diretto a casa di domani, e poi non penso più a lui.

Non si sveglia quando gli passo accanto in silenzio.

Esco dal bus solo per respirare.

Abbiamo parcheggiato lungo la strada su cui si trova l'auditorium, che è un edificio di mattoni rossi che ha l'aspetto di un teatro. Mike e Sisky sono fuori dal bus, a fumare sigarette mattutine, e sembrano sorpresi di vedermi. Non c'è più freddo o neve - siamo usciti dall'Europa settentrionale, ci siamo allontanati dalle Alpi. È una giornata serena ma smorta, e non ho bisogno che la mia sciarpa mi protegga la gola. Inspiro l'aria tiepida, combatto la sensazione d'oppressione nel petto.

Dico, "Giorno."

Dico, "Vado a fare una passeggiata."

Non è necessario che chieda a Sisky di farmi compagnia: lui si offre volontario da solo. E io l'apprezzo. Volevo che venisse. Lui è di ottima compagnia quando non voglio pensare a me stesso. Così procediamo lungo la strada, Mike ci dice di non perderci. Non ci perderemo. È relativamente presto, le macchine suonano i clacson e gli automobilisti si urlano contro. Mi guardo attorno, guardo i palazzi antichi con l'intonaco che si sta staccando, che mi ricorda della mia casa a Machias, e guardo le strade ampie e le palme robuste, e mi sento lontano da chiunque io sia in questo momento. Questa è una qualche versione strana di me.

Sisky ha qualcosa per la mente, e non sta tentando di nasconderlo. Dopo due isolati di silenzio condiviso, lui dice, "Ieri notte Dallon parlava di lasciare la band."

"Cosa?" ripeto con sorpresa, non avendo sentito nulla del genere.

Sisky annuisce lentamente. "L'ho sentito per caso mentre ne parlava con Mike, loro sono stati gli ultimi a rimanere svegli. Mike non l'ha riferito né a me né a nessuno, credo. Mike vuole solo finire il tour e valutare i danni una volta che tutti saranno tornati a casa, ma Dallon sembrava serio. Vuole lasciare la band."

"Perché?" chiedo dopo una pausa, cercando di metabolizzarlo. "Dallon, intendo."

Guardo Sisky, pensando tra me che questa sia una domanda lecita, ma Sisky sembra incredulo e persino sorpreso da me, e io non sono abituato a vederlo così.

"Tu che pensi?" chiede apertamente. Non lo so. "Tutti quanti sanno di te e Brendon," dice lentamente come se dovesse enfatizzarlo a causa della mia mancanza di capacità deduttive. "Sappiamo tutti che voi -"

THROAM, Vol. 3: A Kingdom by the Sea | Ryden (Italian Translation)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora