Non sono un mostro, Grace

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Lo vidi li, seduto sul letto che singhiozzava con la testa nelle mani. MI avvicinai e gli appoggiai la mano sulla schiena. «Lasciami stare Grace.» mi dice spostandosi in modo tale che la mia mano rimanga sola, senza niente da toccare. Mi sedetti sul letto affianco a lui e appena acquistai un pò più di coraggio appoggia la testa sulla sua schiena. Lo vidi irrigidirsi per poi alzarsi di colpo dal letto. Mi alzai anche io e cercai di inseguirlo. Riuscii a fermarlo da un polso. «Che vuoi, cosa vuoi dalla mia vita?» mi domandava urlando. Ero rimasta senza parole. Non sapevo ne cosa dire tantomeno cosa fare. «Grace, puoi lasciarmi così potrò andare via?» continua a domandarmi arrabbiato. «No, tu mi ascolti.» gli dissi io e in quel preciso istante lui riuscì a liberarsi dalla mia presa e prendere il mio di polso in trappola. «Senti, tu non devi dirvi cosa devo o non devo fare. Intesi?» mi domanda lasciandomi il polso successivamente e rientrando nella stanza. Ero arrabbiata anche io in quel momento. Ma non con lui, che aveva tutte le ragioni del mondo. Ero arrabbiata con me stessa. Grace Pirozzi avrebbe affrontato una persona, non sarebbe mai e poi mai andata a leggere delle informazioni su internet. Continuo a fare di testa mia e mi siedo affianco a lui. «Perché l'hai fatto?» mi domanda sussurrando. Io lo guardo non capendo cosa volesse dire e lui mi ricambia quello sguardo con ancora gli occhi rossi per le lacrime che ha versato. Non risposi e rimanemmo in silenzio per dei minuti prima che io riprenda a parlare. I quel momento i miei pensieri correvano nella mia testa. Un secondo prima pensavo alla scuola e che stavamo perdendo tutta l'ora. Quello dopo che ero lì, con il ragazzo che mi piaceva e non stavo facendo assolutamente nulla. «Mi dispiace Leone. Avevo paura di una tua reazione.» gli dico sincera. Lui si mette a ridere e mi guarda. «E quindi per te è stato più giusto vedere su internet invece di venirmi a chiedere cosa fosse successa quella sera vero?» mi dice e in quel momento mi sento scoppiare il cuore. «Hai ragione. Se non è troppo tardi vorrei conoscerti.» gli dico. Detta quella frase scoppia, si rialza dal letto e mi guarda. «Cosa vuoi sapere? Ma poi perché vuoi saperlo.Vai dal tuo ragazzo» la tempesta stava ricominciando e sapevo che non sarebbe stato facile in quel momento ''sopravvivere''. Sentivo il bisogno di dirli tutto, di dirli che stavo incominciando a provare qualcosa per lui, che lo volevo sentire sempre più vicino. «Come scusa?» domando io per l'ultima frase. «SI, Invece di stare con me c'è Cristian che ti aspetta da qualche parte» mi conferma. Lì capisco tutto. MI avvicino e gli prendo la mano. «Cosa stai dicendo. Cristian?» gli domando per avere una sorta di conferma. «Si. Sabato è venuto quello str...» stava per dire una parolaccia e gli posiziono il dito vicino alla bocca per non fargliela dire. «del tuo ragazzo dicendomi che dovevo stare alla larga da te. Che vi eravate messi insieme.» mi confessa continuando. Io sgrano gli occhi e lo continuo a guardare. «E tu ci hai creduto scommetto.» gli dico infastidita. Lui annuisce. Rido istericamente. Quel ragazzo mi stava dando dei problemi e non avrebbe vinto questa guerra ne mo ne mai. «Leone, ma ti è mai passato per il cervello che io stessi provando qualsiasi sentimento per te?» domando alzando io questa volta la voce. Il nostro rapporto è così: 10 minuti di calma 30 di tempesta. «Certo Grace, certo che l'ho pensato. Ero sveglio quando mi hai dato quel bacio.» mi urla anche lui questa volta. «Eri sveglio?» urlo da brava romana questa volta io. «Si, e perché secondo te non mi sono tolto?» mi domanda. «Perché forse stavi facendo finta di dormire mentre io ti stavo dando un bacio?» domando ironicamente. «No stupida. Perché lo volevo anche io. Dal primo secondo che ti ho vista mi sei entrata nella testa e non ti ho più dimenticata.Anche se ti conosco da due settimane Grace. Fai questo effetto alle persone.» mi confessa. A quelle parole rimango impietrita vicino alla porta. Non sapevo cosa fare o dire. Ad un certo punto il mio cervello si sveglia e corre verso di lui. Lo bacio. Per la prima volta un bacio vero. Dopo una decina di minuti ci stacchiamo e ci sorridiamo a vicenda. Non ci eravamo fidanzati ma sapevamo che entrami provavamo qualcosa. Ci volevamo l'uno con l'altra e questo già era un passo in avanti. «Non voglio raccontarti tutto Grace, Scusa.» mi dice e io annuisco capendo che è ancora scosso per tutto quello che è successo. «Io non sono un mostro, Grace.» continua giustificandosi. E per approvare tutto quello che mi stava dicendo annuisco e mi stringo a lui. «Lo so.» gli sussurro. «Non devi avere paura di me. Come fanno tutti da quella sera» continua a giustificarsi. Alzo la testa e gli lascio un bacio delicato. «Va bene Leone. Ti credo. Scusami ancora» lo rassicuro e lui mi lascia un'altro bacio delicato. Subito dopo sentiamo la campanella della scuola suonare segno che anche quest'ora l'abbiamo persa.

Scendiamo dalla terrazza mano nella mano e così camminiamo per i corridoi della scuola. Ammetto di sentire lo sguardo di tutti addosso ma in quel preciso istante non mi importava. Avevo Leone al mio fianco e volevo godermelo prima della prossima litigata. «Io vado. Ci sentiamo oggi pomeriggio okay ?» gli domando e lui annuisce per poi entrare nell'aula di matematica. Io mi giro e vado verso l'aula di Teatro. Non importava che in quel momento stavo perdendo l'ora di Scienze motorie, volevo raccontare tutto a Thea.

«Thea.» la chiamo sussurrando ma lei non i gira. Sicuramente non mi riusciva a sentire data la musica. Ci rinuncio e corro verso la palestra. Ero già a metà strada quando sento all'auto parlante. «La signorina Pirozzi Grace è attesa in presidenza.» con il cuore in gola mi fermo difronte all'ufficio del preside. «Può entrare signorina.» mi dice la segretaria. Entro nell'ufficio.

«Bene, bene, bene.» incomincia a parlarmi il preside. Io lo guardo non capendo la mia colpa. «Ho visto che lei signorina si vede con Leone Lewis.» incomincia a parlare. «Si, suo figlio.» mi permetto di dirgli. «quello non è mio figlio. Adesso, per il suo bene gradirei che lei non lo veda più e lo lasci solo.» mi dice. MI scoppia il cuore. Un padre che non accetta suo figlio. Che uomo è? Con tutta la maleducazione che i mie genitori non mi hanno mai insegnato mi alzo dalla sedia e uscendo sbatto la porta dell'ufficio. Sapevo che non avrebbe fatto nulla, ne ero certa. Ed ero certa anche che io non avrei lasciato Leone solo. Avevo solo bisogno di sapere la sua storia e l'avrei scoperta. Fosse l'ultima cosa che avrei fatto.

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