CAPITOLO 13

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Il giorno tanto atteso è arrivato: Sabato. Dopo una settimana in ansia finalmente ci siamo. Oggi sapremo qual è il "destino" di Helly. O meglio il nostro destino.

Per la nostra gioia abbiamo la fortuna di avere una amica di Rosi in ospedale che ci fa il favore di darci i risultati entro un paio d'ore.

È da ieri che guardo mia figlia per cercare di capire cosa sperare per lei. Non riesco a smettere di pensare a come potrebbe essere il suo futuro se avesse Stefano come padre. So solo che sicuramente sarà forse più pienotto di quello che ho immaginato per lei fino a qualche mese fa. Sposto lo sguardo sul l'orologio e manca poco. Stefano sarà da noi tra qualche minuto mentre i suoi hanno detto che ci aspettano direttamente lì. Avrei voluto parlarne anche con i miei ma non me la sono sentita. Non voglio dargli speranze, non voglio illuderli e non voglio dargli nemmeno ansie. Voglio aggiornarli a cose fatte.

E: - Oi Ste! – esclamo prendo la porta

S: - Ciao tesò! – mi saluta baciandomi a stampo per poi andare a prendere Helly già pronta nell'ovetto.

E: - A che ora ci aspettano? – domando una volta in macchina.

S: - Alle 10.30! Tranquilla siamo in perfetto orario! – mi tranquillizza mettendomi la mano sulla coscia, ma sa che non lo sarò, almeno non prima di avere quei risultati tra le mani.

S: - A che pensi? – so che lui lo sa, forse perché questa volta le sensazioni ci accomunano.

E: - Al risultato del test! –

S: - Immaginavo! Io ci penso da ieri sera, infatti non ho dormito per niente! –

E: - Anche tu sei agitato?- annuisce -Positivamente o negativamente? – domando con la voce un po' tremante.

S: - Positivamente! Tanto già so quale sarà il risultato, me lo sento, devo solo vederlo con i miei occhi.– volto la testa verso il finestrino. Lui è convinto che sia sua figlia mentre io ho sempre più paura. Non riesco ad essere egoista, penso che Stefano si stia prendendo troppe responsabilità che sicuramente lo porteranno a pentirsene un giorno. Ho questa sensazione purtroppo.

S: - Emma smettila di pensare che non mi senta pronto o che lo stia facendo perché mi senta costretto! A me le cose forzate non mi sono mai piaciute e non le ho mai fatte. Nemmeno le più stupide che mi diceva mia madre perché le cose forzate mi vengono una merda. Quindi figurati se posso farlo con Helly. – mi dice con un tono stizzito ma poi si addolcisce – Se non mi fossi sentito pronto ti avrei detto " se fosse positivo ti sto vicino ma nel limite perché non mi sento pronto". Invece non te lo dico perché non mi sono mai sentito più pronto in vita mia di come mi ci sento ora. Quindi su questo stai tranquilla! – lui vedendomi in lacrime mi prende la mano e me la bacia non potendo fare altro visto che sta guidando.

Dopo circa venti minuti arriviamo in ospedale e ci dirigiamo al 3° piano dove ci aspettano Rosi con Enrico che, vedendoci arrivare mano nella mano con Stefano che tiene Helly in braccio, ci sorridono. Hanno un sorriso che emana sicurezza, un sorriso sì pieno di ansia ma comunque tranquillo, un sorriso di chi sa già che questo giorno non lo scorderà facilmente. Un sorriso che forse solo chi è nonno può avere. Purtroppo però più li guardo e più mi sale l'ansia perché mi ostino ancora a non volermi illudere, a non convincermi che Helena sia figlia di Stefano e non di una violenza. Odio essere troppo convinta di una cosa perché se poi non è quella che voglio e che desidero mi butto troppo giù. E buttarmi giù questa volta non posso permettermelo. Quando ho partorito mia figlia questa è una delle cose che mi sono ripromessa di insegnarle: "se non ci si aspetta niente da qualcuno o da qualcosa ciò che poi ci arriva, ci renderà le persone più felici al mondo e ci eviterà alcune delle tante delusioni nella vita" avere obbiettivi, essere determinati, sognare sì ma sempre con i piedi per terra.

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