Capitolo 6

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Ginevra.

Arrivo in questo pub ed è pieno di gente, ordino il mio solito mojito. I pensieri negativi non mi lasciano, ho trovato un tavolo in disparte e noto un uomo anch'egli solo, anch'egli perso nei suoi pensieri. Ci si scambia qualche sguardo ma niente di che, a quanto pare entrambi non abbiamo voglia di avere a che fare con la gente. La gente è così stupida e superficiale. La gente non fa altro che giudicare senza conoscere.
Da quando sono arrivata qui le cose non sono cambiate, la mia testa è ancora ferma lì a quella storia che mi ha completamente distrutta. Quel uomo ha cambiato ogni parte di me. Ha giocato con i miei sentimenti, mi ha presa in giro ed io ero arrivata al punto di odiare me stessa piuttosto che lui perché, secondo la mia testa, ero io quella sbagliata e lui si comportava così solo perché io non ero alla sua altezza. Con il tempo ho capito che era lui quello sbagliato, che era lui a non essere alla mia di altezza, un essere così dovrebbe rimanere solo a vita. Probabilmente ho passato i peggiori anni della mia vita, anni a distruggermi per colpa di un bastardo. Mentre ripenso a tutto, sento gli occhi bruciare come se le lacrime dovessero scendere da lì a poco, cerco di rimandarle indietro ma fallisco.

"Tutto bene?" Chiede l'uomo solo.
"Qualche brutto pensiero ma niente di che." Provo a sorride.
"Benvenuta nel club." Dice alzando il bicchiere di birra "Ma sei sola?"
"Sì, lo sei anche tu no?"
"Già ma per me è diverso. Qui gli uomini sono degli animali che appena vedono una donna da sola, le saltano addosso."
"Come faccio a sapere che tu non sei uno di quelli?"
"Anche tu hai ragione ma non ti avrei detto nulla, ti sarei saltato direttamente addosso." Annuisco sorridendo "Posso? Così almeno non ti si avvicina nessuno."
"Come preferisci."
Si mette vicino a me ma resta in silenzio, in un silenzio tombale che quasi fa paura. A tratti sembra che parli con qualcuno nella sua testa, come se dentro di lui ci fossero tante persone da tenere a bada e non sa neanche lui a chi dar retta. È immerso nei suoi pensieri, forse in quelli più scuri proprio come me.

"Piacere Jonathan" dice all'improvviso facendomi spaventare.
"Ginevra, piacere." Ma entrambi continuiamo a star in silenzio, ognuno perso dentro ai suoi guai, ognuno perso dentro ai suoi mille problemi.
"Sei qui da molto?" Chiede dopo un po'.
"Due settimane circa."
"Perché sei qui?"
"Bella domanda. Sono venuta con la mia migliore amica."
"E perché?"
"Non sto affrontando un bel periodo e magari cambiare nazione potrebbe aiutarmi ma non ne sono convinta."
"Dipende da che tipo di problema stai scappando perché se è una cosa che hai dentro, non riuscirai mai a superarla anche se dovessi andare su Marte."
"Purtroppo lo so. Tu invece?" Chiedo continuando a sorseggiare il mojito.
"Io? Io sono perennemente in lotta con me stesso. Ormai è una battaglia persa." Guarda l'ora "Senti ma tu abiti lontano?"
"No."
"Io devo raggiungere un mio amico ma non ho intenzione di lasciarti sola qui con tutta questa gente."
"So badare a me stessa, non preoccuparti."
"No! Insisto."
"Davvero, non preoccuparti. Non ho voglia di tornare a casa per il momento."
"Vabbè fa come vuoi allora, io ti ho avvisato." Si alza di scatto quasi arrabbiato e scompare dal locale.
Ma qui a Davenport sono tutti pazzi? Cosa c'è nell'aria? Perché sono tutti così?
Continuo a pensare a tutto ciò che è sempre andato storto nella mia vita, odio quando mi capitano queste giornate così cupe, mi rendono odiosa. Sono talmente immersa nei miei pensieri e nel mojito che non mi accorgo che tre ragazzi hanno iniziato a fissarmi.

"Hey straniera, cosa ci fai qua tutta sola?"
"Non la vuoi un po' di compagnia?" Si avvicinano sempre di più al mio tavolo.
"Con noi ti potrai divertire molto." Sono quasi sempre più vicini ed io resto immobile quasi paralizzata pensando che forse quella era la mia più grande punizione per tutto ciò che ho sempre sbagliato.
"Ma ti hanno tagliato la lingua o la usi per fare altro?" Più camminano verso di me e più mi si gela il sangue, forse avrei dovuto ascoltare il consiglio di Jonathan.

"Se non ve andate nel giro di mezzo secondo, vi prendo a calci in culo." Al suono di quella voce, il mio cuore perde un battito o forse anche due.

Salvami. Save me.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora