Ginevra.
La guardo ed è bellissima, non capisco come lui sia attratto da me quando accanto ha una del genere. Lui le va incontro, le sorride, l'abbraccia e la bacia ed io mi sento completamente un'idiota. Quelle braccia qualche ora fa, stringevano me; quelle labbra cercavano le mie. Non capisco, non riesco a capire. Mi sento completamente soffocare e l'unica cosa che vorrei fare è quella di tornare a Roma, nella mia casa, lontana da tutti, lontana da lui.
"Hey." Qualcuno appoggia la sua mano sulla mia schiena, mi giro ed è Jon.
"Io.. Io devo andare." Lascio tutte le mie borse a terra ed esco di corsa dal albergo. Ho bisogno di andare via da qui.
Inizio a vagare per questa città e mi sento morire, non ho nessuno con cui parlare, nessuno che possa aiutarmi o nessuno che sappia come possa sentirmi.
Vederlo con la sua fidanzata mi ha fatto capire quanto lui sia solo un verme, mi ha fatto capire che io sono una delle tante. Lui è abituato ad avere tante ragazze ai suoi piedi, tutte pronte a dirgli di sì, tutte pronte a dargli piacere ed io non sono come loro. Io ho i miei tempi, ho i miei valori, ho i miei drammi che ancora mi tormentano e non mi danno pace.
Entro in un pub e non posso che pensare a quella sera, quando lui e Jon mi salvarono da quei tre tipi ma ora non l'avrei voluto vedere neanche in cartolina. Ordino una birra ed inizio a cercare i primi voli disponibili per Roma, ero ormai decisa ad andare via da lì, avevo bisogno di tornare dalla mia psicologa e risolvere ciò che avevo dentro. Dovevo capire perché quel passato così bastardo non mi lasciava vivere, perché non mi dava tregua.
I voli costano davvero tanto ma non importa, so che deluderei Aurora e Joshua ma stavolta devo pensare a me."Eccoti!" La voce di Finn mi tranquillizza, forse è l'unica persona che vorrei vedere in questo momento. Lo guardo per un attimo e ritorno subito a cercare un volo da prenotare ma Finn mi toglie il telefono dalle mani.
"Ti prego." Lo supplico con lo sguardo.
"Perché te ne sei andata? Cioè l'ho capito ma perché?" Poi guarda il telefono e aggrotta la fronte "Te ne vuoi andare?"
"Non è qui il mio posto." Sorseggio la birra.
"È per Colby?"
"Anche." Alzo la testa verso l'alto come se volessi trovare lì la risposta a tutto.
"Vorrei aiutarti ma non so come. So che Colby è un bastardo con le donne ma aveva capito che tu fossi diversa da quelle che si è portato a letto finora. Glielo avevo detto di non giocare con te ma non mi ha dato retta a quanto pare." Mi accarezza la mano per tranquillizzarmi. "Se vuoi tornare a Roma, fallo, non sarò io ad impedirtelo ma non serve a niente scappare, devi affrontare la cosa e se il problema è Colby puoi ignorarlo."
"Fosse facile." Lo vedo leggere un messaggio "È lui??"
"Ti ha vista uscire di corsa, si è preoccupato. Ha mandato me e Jon a cercarti."
"Non dirgli niente per favore." Quasi lo imploro.
"Era davvero preoccupato. Lo conosco da anni e non ha mai fatto così per una donna."
"Sono solo un numero in più per lui."
"È solo un cretino. A volte non va oltre all'aspetto fisico, non capisce che magari una persona ha sofferto molto ed ora è quello che è. Ti si legge dagli occhi."
"Probabilmente neanche immagina."
"Ti va di parlarne?" Mi accarezza la mano.
"Facciamo un'altra volta?" Provo a sorridere ma fallisco.
"Per qualsiasi cosa, puoi fìdarti di me. So cosa vuol dire essere lontani dalla prima città, dalla propria famiglia."
"Tu almeno ne hai una.."
"In che senso?"
"A Roma non ho nessuno, ne amici ne famiglia ed il perché è meglio non saperlo. Ho solo la psicologa, a volte neanche lei."
"Non so cosa ti sia successo e rispetto la tua volontà di non parlarne ma permettimi di aiutarti in qualche modo. Non andare a Roma, prova a stare un po' di tempo qui in America, prova ad ambientarti nonostante il tuo carattere chiuso."
"Ma sei uno psicologo?"
"No scema ma cerco di capire ogni cosa di una persona. Dove vivi ora?"
"Davenport e.."
"E non mi sembra il caso che tu stia lì."
"Non so dove altro andare."
"Ti sembrerà forse troppo affrettato ma io vivo da solo, ogni tanto vengono i miei dell'Irlanda, se vuoi puoi venire a stare da me. Giuro che non sono un maniaco ma forse stare con qualcuno che vuole veramente il tuo bene, può aiutarti."
"Non voglio crearti nessun problema."
"Ma scherzi? Devi solo dirmi di sì e domani andiamo a casa. Ti va??" Annuisco e lui mi abbraccia forte, mi lascio stringere da quelle braccia possenti e mi sento a casa. "Torniamo in albergo??"
Ci alziamo ed iniziamo a camminare verso l'hotel, restiamo in silenzio a guardare a tratti le stelle, ogni tanto mi abbraccia ed io mi sento al sicuro. Rientriamo e lui è ancora lì con lei ma appena ci vede abbracciati, il suo volto cambia espressione.Scusate l'assenza ma il lavoro mi sta letteralmente distruggendo.
Ecco a voi un nuovo capitolo e spero che possa piacervi, fatemi sapere il vostro parere con un commento.
Ci tengo molto ❤
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Salvami. Save me.
RomanceLa storia di una ragazza intrappolata nel suo passato. Lui uno stronzo, a tratti senza cuore. Lui che impazzisce per lei che sembra essere diventata il suo mondo. Lei con addosso la costante paura di star male.