Capitolo 19

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Ginevra.

È una settimana che non vedo Colby e mi vengono i brividi al solo pensiero che dovrò rivederlo per tre giorni di fila.
È passata una settimana da quando vivo con Fergal e tutto va alla grande, è il coinquilino perfetto. Da quando convivo con lui ho iniziato a mangiare sano ma ogni tanto mi concede qualche schifezza, almeno io posso. Passa molto tempo in palestra ma riesce a trovare sempre uno spazio libero per me, lo aiuto con la sua linea di magliette e mi diverto a fotografarlo. Con lui non c'è mai rischio di annoiarsi. Siamo entrati molto in confidenza ed ora lui sa tutto di me come io so tutto di lui, e mi sento al sicuro solo se c'è lui. È come se fosse un fratello maggiore, un fratello che non ho mai avuto.

"Ti muovi?" Sbuca dalla porta del bagno con addosso solo un asciugamano bianco in vita.
"La smetti di uscire così?" Mi copro gli occhi, è una visione celestiale.
"Dovrai abituarti!" Ha ragione ma non riesco proprio a farlo. Vederlo uscire così o vederlo senza maglia che vaga per casa, mi fa un certo effetto.
"Sono umana anch'io!" Gli lancio una maglia "Copriti disgraziato!"
"Abbiamo il volo e tu stai ancora così, paura di vedere Colby?" Esce dal bagno sempre con quel dannato asciugamano intorno alla vita.
"Non conosco nessun Colby!" Gli tiro anche i jeans.
"Non ti lascerò un minuto." Mi si avvicina dandomi un bacio sulla guancia ma non si accorge di avermi toccata con il suo membro e vengo ripeta da alcuni brividi.

Dopo un viaggio di un paio di ore, arriviamo a Charleston e già la amo. È piena di colori ed adoro la vicinanza del mare, mi riporta un po' in Italia. Io e Fergal abbiamo stanze diverse ma comunicanti tra loro. Gli altri atleti non sono ancora arrivati o forse sono in giro per la città, Fergal ed io andremo domani. Prima di ogni show lui vuole restare concentrato ed a volte fa quasi paura. Diventa silenzioso, non dice nulla ma non gli sfugge niente.
Io sono nervosa, so che dovrò rivederlo a breve ma devo essere il più professionale possibile.
È arrivata l'ora di andare al palazzetto e li trovo tutti lì, compreso lui. Saluto tutti con un generico "ciao" mentre Jon mi viene incontro salutandomi con un abbraccio caloroso, lui si limita a guardarmi senza neanche salutarmi.
Arriviamo all'Arena ed è enorme, è tutto pieno e sono emozionata per loro, dev'essere gratificante vedere tutte queste persone che ti sostengono. È il frutto per il loro impegno e sacrificio.
Guardo Fergal mentre si riscalda ma il suo sguardo è rivolto a qualcuno dietro di me e non ho intenzione di girarmi. Decido di andare nel mio camerino per prendere le ultime cose ma sento chiudere la porta a chiave ed alzo gli occhi al cielo.

"Ho incontrato Aurora l'altro giorno, mi ha detto che non vivi più a Davenport. Ti sei messa con Fergal?" Lo sento avvicinarsi e decido di allungare ancora di più le distanze.
"Per star bene non ho bisogno di fidanzarmi con qualcuno."
"Stai con lui??" Il suo sguardo diventa più duro.
"Non sono cose che ti riguardano!"
"Te lo chiedo per l'ultima volta, stai con lui?" Si avvicina ancora di più.
"Sono libera come l'aria, contento? Cosa ti interessa poi?" Cerco di allontanarmi ma ormai mi tiene in trappola.
"Mi sei mancata." È ormai a due centimetri da me.
"A me per niente." Mi mordo il labbro ed inizia uno strano gioco di sguardi, un gioco infinito. I suoi occhi prima guardano i miei e poi si fermano sulle mie labbra ed io inizio a stuzzicarlo passando, più volte, la lingua su di loro facendolo impazzire. Vorrei andar via ma allo stesso tempo rimanere ed affondare le mie mani tra quei capelli lunghi.
"Mi sono preso una pausa."
"Da chi? Dal tuo cervello? Forse è il tuo cervello che ha preso una pausa da te."
"Stronza." Inizia a farmi il solletico, lo odio con tutta me stessa. Riesce a farsi odiare con una facilità disarmante.
"Smettila, ti prego." Cerco di liberarmi dalla sua presa colpendolo più volte sul braccio ma ciò che ottengo è l'effetto contrario. Ha il braccio intorno alla mia vita e solo ora mi accorgo di quanto sia possente e grande.
"Da Sarah, la pausa me la sono presa da Sarah." Diventa serio guardandomi dritto negli occhi.
"E cosa c'entro io?" Mi sistemo i capelli.
"Sei seria?" Alza il sopracciglio.
"Più seria di così." Incrocio le braccia al petto aspettando una sua risposta ma lui si avvicina alla porta.
"Non capisci mai un cazzo." E con tutta la sua furia esce dalla stanza sbattendo la porta e mi lascia di nuovo da sola. Da sola con le mie domande, da sola senza risposte. L'ho già detto che lo odio?

Scusate l'assenza ma è un periodo un po' così.
Ecco un altro capitolo e spero vi stia piacendo

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