Giovedì, 31 maggio 2018
[Filippo]
Altre due settimane erano ormai volate. Eravamo sopravvissuti ad un'altra puntata e quel sabato ci sarebbe stata la semifinale. Il giorno prima ci avevano consegnato delle nuove divise di colore rosso e ci avevano comunicato che da quel momento in poi le squadre non sarebbero più esistite ma che ognuno avrebbe concorso per sé.
Eravamo al giro di boa: quell'esperienza stava per giungere al termine e cominciavo ad avere un po' di malinconia. Mi sarebbe mancato tutto.
Il sabato successivo ci saremmo giocati un posto in finale.
Quello che il percorso nella scuola di Amici aveva significato per me non si poteva nemmeno spiegare a parole. Quel programma mi aveva dato l'opportunità di rimettermi in gioco, di dimostrare che ero più forte di tutti coloro che avevano provato a mettermi i bastoni tra le ruote e che la mia musica era sempre lì.
Quando entrai in casetta quella sera, dopo le lezioni, non trovai nessuno.
C'era un piccolo divanetto al centro del giardino e la porta d'ingresso era chiusa a chiave.
Mi guardai intorno piuttosto confuso, domandandomi cosa stesse succedendo e se mi stessero facendo uno scherzo.
Il rumore di un piccolo aeroplanino mi distrasse. Mi voltai e lo vidi adagiarsi sull'erbetta. Mi avvicinai e notai una busta bianca con su scritto il mio nome.
La afferrai, con le mani un po' tremanti, e mi sedetti sul divanetto.
Non riuscivo nemmeno lontanamente ad immaginarmi cosa quella busta potesse contenere né chi avesse organizzato tutto ciò.
Aprii alla meglio la busta che avevo tra le mani e ne estrassi un foglio altrettanto bianco piegato in due parti. Aprii il foglio e iniziai a leggere."Come molte storie di ragazzi che sognano, anche la tua è cominciata in una cameretta. È lì che da ragazzino hai cominciato a scrivere i primi versi, a mettere su un foglio le tue speranze, le tue paure, la tua visione della vita. Dietro quegli occhi di azzurro ghiaccio, c'è un mondo intero fatto di inquietudini e di voglia di vivere. In quella stanza l'hai trasformato in canzoni, versi e suoni."
Iniziarono a scorrermi davanti agli occhi le immagini degli anni precedenti, dei miei sogni, dei desideri che volevo realizzare e di quelli che avevo visto frantumarmisi davanti al naso.
Era iniziato tutto nella mia cameretta. Quando ero bambino sarei voluto diventare un lottatore di sumo e ripensarci a volte mi faceva tanto ridere. Dalla fantasia del lottatore tutto era diventato musica attorno a me. Tutto ciò che provavo, tutte le mie emozioni, le mie paure, le mie paranoie, le riversavo nelle mie canzoni. Era l'unico modo che conoscevo, praticamente da sempre, per parlare di me."Avevi un sogno: scrivere musica e vivere di musica e un paio di anni fa tutto sembrava finalmente andare per il verso giusto: il palco di Sanremo, i primi successi, un contratto con una casa discografica importante, le piazze che risuonavano della tua musica nelle sere d'estate."
Sorrisi istintivamente al ricordo di tutto ciò che avevo vissuto. Era iniziato tutto per il meglio e per un paio di anni avevo creduto di sognare per quanto le cose stessero andando bene.
Avevo iniziato da Sanremo.
"Cosa resterà" era la primissima canzone che avevo scritto e racchiudeva tutto ciò che ero. Parlava di me, del mio carattere e di come ero fatto, delle mie fragilità, delle mie paranoie, della mia vita.
Decidere di portare un pezzo come quello sul palco più prestigioso d'Italia era stato molto difficile, ci avevo pensato a lungo e alla fine avevo tentato. Volevo mettermi completamente a nudo, cercare di arrivare al cuore della gente e parlare di me e l'unico modo che conoscevo per farlo erano le mie canzoni.
La prima persona a cui avevo fatto ascoltare quel pezzo, e in generale la prima persona a cui avevo fatto ascoltare una mia canzone, era stato Lorenzo.
Prima di allora nessuno aveva mai ascoltato qualcosa di mio. Dopo avergliela fatta sentire, prima ancora che potesse parlare, gli avevo detto "voglio provare ad andare a Sanremo" e lui mi aveva abbracciato forte, senza dire una parola, segno che mi avrebbe seguito ovunque avessi scelto di andare, perché il suo sostegno non mi sarebbe mai mancato.
A Beatrice, invece, avevo deciso di non far ascoltare il pezzo finché non l'avessi cantato per la prima volta all'Ariston. Lei ovviamente aveva seguito me e Lorenzo fino a Sanremo ed aveva atteso insieme a lui che mi esibissi. In quel periodo io e lei non avremmo neanche lontanamente immaginato che ci sarebbe stata una tale svolta nel nostro rapporto.
Quando ero sceso dal palco, tornando in camerino da loro, l'avevo trovata in corridoio, appoggiata alla porta chiusa. Quando mi aveva visto, mi era praticamente saltata in braccio, iniziando a piangere e sussurrandomi di quanto fosse fiera di me.
Non ero riuscito a vincere Sanremo ma quell'esperienza aveva rappresentato un vero e proprio trampolino di lancio per me. Avevo pubblicato un album con la Warner, realizzato alcuni videoclip e fatto numerose esibizione durante le manifestazioni musicali estive più importanti, come il Coca Cola Summer Festival.
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Nonostante noi - IRAMA
Fanfic"Ci siamo guardati, di sfuggita, come fanno due che vorrebbero sapere come sta l'altro ma che hanno troppo orgoglio e perciò stanno zitti. Ci siamo guardati, come fanno due bambini che hanno litigato e aspettano il coraggio per fare pace. Ci siamo g...