Capitolo 5

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Non vedevo l'ora che i miei genitori partissero. Non vedevo l'ora!

Ero spesso di malumore, ma mostravo loro un altra faccia. Volevo passare più tempo con Micene, volevo allenarmi... e non potevo.

Che strazio!

Ero andata al cinema, a mangiare fuori, al mare... nell'ombra Micene mi seguiva ovunque. Mi sentivo di merda. Doveva stare attento che non mi accadesse nulla.

Contavo i giorni della loro partenza. Speravo solo che non si capisse,speravo che il giorno della loro partenza... speravo di non gioire.

Poi accade.

<<Dio mamma non ne ho voglia!>> ero furiosa.

<<Da quanto non le vedi?>>

<<Sono sempre in contatto con Anna e Lidia. Sempre!>>

<<Insisto Eva!>>

Già insisteva... anche troppo. Non avevo per niente voglia di uscire con Anna e Lidia, non ora. Togliendo il fatto che era pericoloso. Di Aaron non si sapeva ancora niente.

Come punizione mia madre mi fece rinchiudere in camera mia. Era da secoli che non ci andavo. E poi...? di solito i genitori castigavano i figli perché non volessero che uscissero. Mia madre era il contrario,rinchiusa in camera mia perché non volevo uscire con le mie amiche!La giornata andava di male in peggio.

Tenni il broncio per due giorni.

Il giorno seguente si parlò del mio compleanno. Evviva!

<<Che regalo ti piacerebbe cara?>>

<<Non ho bisogno di niente papà. Grazie>> e questo era vero. Avevo già tutto.

<<Sicura?>>

Non mi ero accorta che nel frattempo il viso di mamma si era scurito, era triste. Si leggeva in faccia il suo dispiacere.

<<Mamma...?>>

<<Va tutto bene Eva.>> si asciugò una lacrima, che per errore cadde. Gli presi la mano e la strinsi forte.

<<Mi dispiace non essere qui per il tuo diciottesimo compleanno....>>

<<Ma non fa niente mamma, e poi manca ancora un secolo... le cose possono sempre cambiare!>>

<<Sarai maggiorenne. Io noi non ci saremmo. È... è...>>

<<Mamma...>>gli mostrai un mega sorriso. Era sincero. Ci stavano male, ed era comprensibile. Ma non era colpa loro.





Il giorno della partenza arrivò. Finalmente!

Salutai con affetto mia madre e mio padre, in fin dei conti erano pur sempre la mia famiglia... che non c'era mai... ma pur sempre famiglia.

Come se ne andarono, dieci minuti dopo Micene saltò il cancello, mi guardò fisso negli occhi, si avvicinava a grandi passi, arrivò e mi baciò con passione.

Prese la mia mano e mi portò dentro.

Iniziò a baciarmi, prima in bocca e poi sul collo, più che altro mi stava divorando. Le sue mani tastavano tutto il mio corpo. E io feci altrettanto.

Mi prese in braccio e senza distogliere le sue labbra dalle mie, mi portò in camera. Mi posò dolcemente sul letto, io indietreggiavo e lui avanzava.

Si tolse la maglietta e subito si spostò ai pantaloni.

Sorrisi.

Feci immediatamente lo stesso. Levai tutto in gran fretta.

Mi scappò una risatina. Micene mi guardò, aveva il suo solito sorriso furbo.

Mi abbandonai dolcemente a lui...

Stavo così bene che volevo che quel momento non finisse mai. Distesi l'uno accanto all'altro. Fin che non squillò il suo cellulare. Un messaggio.

Non appena lo lesse... rimase pietrificato.

Mi misi seduta, Micene in pochi secondi balzò seduto anche lui.

<<Che succede Micene?>> non mi rispondeva. Continuava a fissare il cellulare. Senza voltarsi; <<Aaron...>>

Mi prese il panico. <<Aaron?>>

Micene mi guardò, ritornò in se. Mi fece scendere dal letto, così in fretta che omenti non mi uccidevo. Ci vestimmo, non capivo nulla.

<<Micene che succede!>>

Si stava allacciando i pantaloni, mi guardò. Uno sguardo che conoscevo bene.

<<Aaron è scomparso, non è con il suo branco.>>

Come poteva essere?

<<Mail branco non ha bisogno di un alpha?>> no davvero... era l'unica domanda che mi veniva in mente?

<<Ogni branco ha due alfa. Una maschio, in questo caso Aaron. E un alpha femmina, Gena.>>

a casa sua Malia era abbracciata ad Atreo, mentre Argo era seduto nervosamente sul divano. Micene mi fece sedere sulle sue gambe.

<<Stavo seguendo ogni loro movimento...>>

<<Non è colpa tua fratello...>> Malia cercava di rassicurarlo.

<<Era compito mio Malia...>> era lui che sorvegliava Aaron e i suoi.Ma qualcosa doveva essere andato storto.

Micene guardò il fratello. <<Che cosa è successo?>>

<<Non lo sappiamo... Aaron è come dire... scomparso.>>

<<Non può essere andato lontano.>> ringhiò Micene.

Lo guardai: <<E perché no?>>

<<Perché Gena è ancora li. Questo significa che Aaron è nei paraggi.>>

Quindi poteva essere anche qui intorno? La cosa non mi piaceva per niente.

<<Non sappiamo cosa ha in mente.>> c'era una punta di colpevolezza nella frase di Argo.

Atreo come sempre risolse la situazione, baciò Malia e ci guardò tutti.

<<Non andiamo nel panico per niente. Non sappiamo ancora nulla. Rimarremo all'erta. Non si sa mai. E magari...>>

Malia si avvicinò, sapeva benissimo cosa voleva dire il suo compagno, si leggevano nel pensiero, si capivano sempre.

<<E magari potremmo avvicinare qualcuno del branco per farci dire qualcosa. Magari scopriamo che Aaron vuole semplicemente stare da solo.>>

<<Fay,lei mi sembra adatta!>>

Guardai Micene con una faccia interrogativa, chi era Fay?

Ridacchio,ma che carino.

<<È la ragazza dai capelli neri, quella che ti ha slegato quando eri stata rapita. Lei è un omega. Sarà molto più facile.>>

Un omega, la categoria più bassa di un branco.

Però Malia aveva ragione. Aaron poteva benissimo essersene andato per un po. Doveva accettare la morte del fratello. Doveva mettere a fuoco quello che era successo... doveva ammettere che suo fratello non sarebbe mai più tornato. Che non lo avrebbe mai più rivisto. Ci sarebbe voluto un bel po.

Ma era più che comprensibile.

Come stabilito Fay sarebbe stata la nostra "preda". Era la più avvicinabile.

Ci saremmo fatti dire tutto il necessario.

Entro sette giorni.

Se entro sette giorni Aaron non si fosse fatto vivo... avremmo attuato il nostro piano.




Se Tu Vuoi - Saga Occhi BluDove le storie prendono vita. Scoprilo ora