Nono capitolo

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Ian's pov

Un suono mi ha svegliato, un rumore di un cellulare, ma non mi preoccupai molto perché il suono durò poco. Quando aprì gli occhi cercai subito la ragazza che doveva stare vicino a me. Non c'era. Non poteva essersene andata.

-Buongiorno- sento una voce, provenire dalla porta della camera, era lei. Con un regiseno in pizzo nero, quello della serata precedente. Mutandine e una mia camicia bianca, la riconosco per delle piccole macchie di caffè sulle maniche.

-Buongiorno principessa- detto queste parole lei si guardò i piedi un po' imbarazzata. -Vieni qui- battei il palmo della mano vicino a me, dove volevo che lei fosse. Piano piano si avvicina, ma non si mette dove avevo indicato, ma sopra di me.

-Richiamami con quel nomignolo?- disse lei

-Principessa- dissi e lei mi baciò. Leggero, romantico. Guardai l'orologio al mio fianco, segnava le dieci. Era l'ora della doccia.

-Vado a farmi una doccia, torno subito- dissi e mi alzai, dandole prima un bacio -fa come fossi a casa tua- lei non voleva lasciarmi però, e mi prese la nuca, trasformando il bacio a stampo in bacio dolce. E così mi persi a quelle labbra così morbide, così preziose.

-ora puoi andare- disse con quel sorriso che adoro. Quello che mi droga, sempre.

Quando usci dalla camera vidi che lei rimaneva lì, sul letto, e quando vidi che prendeva il suo cellulare sorrisi. Spero che non se ne vada. Come tutte le altre. Nessuna è rimasta dopo mezzogiorno. Lei deve rimanere.

Entrai sotto la doccia gelata. Pensando alla notte prima.

Nina's pov

Mia madre mi aveva telefonato. Decido di richiamarla. Questa è la seconda notte che rimango a dormire qua, dentro questa casa. Decido di richiamarla quando Ian è in bagno.

-dove diavolo sei?- disse la voce della donna più tranquilla al mondo, ora incavolata

-emh, buongiorno mamma- dissi io, in imbarazzo. A volte odiavo questa situazione, dove lei mi sgrida. Ho diciotto anni cazzo.

-Capisco che sei una ragazza matura, adulta, che prende le sue scelte, ma preferisco sapere almeno se torni o no a casa- dice lei, questa volta con il tono tranquillo. Forse avrà intuito la mia serata "passionale".

-hai ragione, scusa mamma- dissi io. Odio essere comandata così, devo solo aspettare un altro anno. Devo fare l'ultimo anno al liceo e poi mi trasferisco. Mia madre vuole così. Vuole che imparo ad essere grande da sola. Ed è quello che vuole anche per Stefan, ma lui ha ancora quindici anni.

-Mamma, penso di non tornare a pranzo- dico io, volendo stare ancora con Ian.

-va bene, angelo mio, stai attenta- mi saluta e attacco. Che vergogna.

Sento una figura che si avvicina sempre di più a me, mi volto ed eccolo. L'uomo più sexy. Sempre con quel nero lucido sui capelli, stavolta non ricadevano sulla fronte, ma erano disordinati. Gli occhi erano di un celeste lucido e mio dio, il suo fisico...

-Chi era al telefono?- domanda lui, probabilmente mi ha sentito parlare.

-Mia madre- dico, lui mi guarda confuso.

-Vivo ancora con i miei genitori, devo finire l'ultimo anno del liceo, poi posso trasferirmi dove voglio- sorrido imbarazzata per la spiegazione.

-Anche i miei volevano così, ma quando un anno mi hanno bocciato, decisi di non mettere più piede dentro una scuola- lo sentii ridere. E risi anche io

-Ian, ho un po' fame- lui sorrise e mi guardò

-dovrei farti ridere più spesso- mi baciò delicatamente. Aspettai che lui si mettesse qualcosa addosso e andammo in cucina.

Ian aprì il frigorifero e mi chiese cosa volevo, preparò una tazza di caffèlatte, e me la servì. Lui prese un liquore, se lo versò su un bicchiere e in un secondo lo beve tutto. Mi aveva accennato che beveva porsioni di liquore ogni tanto.

-Allora? Da quando vivi solo?- chiesi io

-Da quando avevo 18anni- dice lui, andando sul vago

-E i tuoi genitori?- lui guardò il bicchiere. Poi mi guardò negli occhi

-Quando avevo quattro anni, mio padre morì, mia madre mi aveva abbandonato in un orfanotrofio. Vennero ad adottarmi quelli che ora chiamo genitori. Quelli che mi hanno cresciuto.Quelli che io ritengo veri, perché non ricordo chi fossero, come erano.-

Rimasi a guardarlo, poi lo abbracciai, spontaneamente. Lui sospirò e mi abbracciò anche lui, appoggiando la testa sulla mia spalla. Non piangeva, mi domandai come potevano essere i suoi occhi mentre piangeva.

Quando sciogliemmo l'abbraccio, lui prese la mia guancia e mi baciò. Passammo l'intera mattinata sul divano, vedendoci dei cartoni animati, abbracciati, e scoprimmo molte cose l'uno dell'altro.

-Senti- mi misi a cavalcioni sopra di lui -adesso che so il tuo segreto- lo baciai a stampo -mi cucini qualcosa?- scoprì che lui adorava cucinare ed il suo sogno era divertare un grande chef. Quando è stato bocciato alla scuola di cucina, era rimasto deluso e così si trasferì in questo piccolo appartamento.

-Uff- sbuffò -che vuoi mangiare?- domandò

-Sorprendimi- dissi io, baciandolo ancora

-Sai che tutto questo avrà il suo prezzo?- disse lui, mettendomi sdraiata sul divano, e appoggiandosi su di me. Io annui e lo baciai. Quando lo bacio il mio cuore perde un battito a volte accellera. Si alza, lasciandomi lì sdraiata, si dirige verso la cucina. Decido di seguirlo e vedere come e cosa cucina. Concentrato, attento, il suo sguardo era serio. E quando mi guardava sorrideva, si avvinava e mi baciava.

Ed ecco l'ora, assaggio la pasta col ragù che mi fece. Era perfetta.

Quando finimmo di mangiare lui mi guardò mentre mettevo i piatti nel lavello. Sentì una leggera pressione sul mio fondoschiena, due mani sui miei fianchi. E sapevo perfettamente cosa voleva. Iniziò a muoversi in maniera provocante. Come imitare un movimento, un movimento nuovo per me. Beh, fino a ieri sera.

Presi posizione e iniziai a gemere, quando lui iniziò a toccarmi un seno. Lui mi girò e mi baciò.

-Dategli i complimenti al cuoco- dissi io tra un bacio e l'altro

-Il cuoco vuole la sua paga- disse lui

-Mi dica quant'è- dissi io

-Oh, lo sai benissimo- prese il mio culo e mi sollevò da terra, incrociai le gambe sul suo bacino e ci baciammo con più passione. Mi portò sul letto dove mi lasciò cadere con delicatezza. Aprì il suo cassetto e cacciò un preservativo: scommetto che ce li ha anche in bagno e nel congelatore, e magari sotto un cuscino del divano, per le evenienze. Sorrisi al pensiero che lui sia SUPER PRESERVATIV ma poi scoppiai a ridere. Lui mi guardò strano, ma sorvolò e mi baciò. Entrò delicatamente dentro di me. Ormai il dolore era passato, ma lui spingeva sempre di più, forse per farmi abituare. E io godevo. Stavolta era una sensazione più forte, più bella. Ed ecco che raggiungo l'orgasmo. Insieme a quel bellissimo ragazzo che avevo ancora dentro.

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Si fecero le quattro del pomeriggio. Mi disse che doveva andare ad allenare, quindi partimmo con la macchina verso la palestra, dove immaginavo fossero le mie amiche e i loro ragazzi.

Quando arrivammo vidi che fuori dalla palestra c'era chi mi immaginavo io. Unnie e Sarah, con Mark e Liam. Baciai il ragazzo affianco a me, ma prima che uscì dalla macchina mi fermò

-Voglio solo dirti una cosa- mise una mano sulla mia nuca -sarai la prima ragazza che bacio in pubblico, alla luce del sole, l'ho solo fatto in discoteca, ma voglio che con te sia vero- disse e mi baciò, come prima, come la notte precedente. Con la passione.

Usciti dall'auto lo raggiunsi dalla parte dietro della macchina. Con mia grande sorpresa, mi prese per mano, io guardai prima le nostre mani, poi i suoi occhi

-Voglio che sia vero- disse mi baciò e ci incamminammo verso la porta. Le mie amiche si voltarono e ci guardarono con gli occhi spalancati

-Io entro che devo allenare gli altri- mi diede un bacio dolce, dolcissimo, quelli dei film romantici, quelli delle favole

-A dopo principessa- e mi lasciò da sola, per affrontare le mie amiche. Dai loro sguardi capisco c

You can save me.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora