Quindicesimo capitolo.

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Scesi più velocemente possibile le scale, ma con un semplice 'perdonami' da parte sua, mi voltai.

《Scusami, non dovevo risponderti così》disse, con addosso solo i boxer.

《Dimmi cosa ti è successo》 dissi io, con tono fermo.

《Prima però torna a casa》

Sali le scale, da lui, ma non lo baciai nè lo aspettai.

Lo superai, semplicemente.

Perché non ha voluto dirmi nulla? Perché sento che sia qualcosa che mi collega?

《Ascolta, amore..》iniziò 《ieri sera, dopo averti portata qui, sono uscito》 perché non mi ha detto che usciva? 《È una mia abitudine, esco sempre in un locale qui vicino dopo esser andato dalla mia famiglia》

Non so perché, ma mi sto stranendo.

《Aspetta》 mi alzo dal divano, dove mi ero seduta ed andai in cucina a prendere un bicchiere d'acqua. Lui mi segue.

《Non so neanche perché non ti ho detto nulla》 feci un altro sorso d'acqua.

《Continua》 gli chiedo

《Quando sono arrivato, c'era il mio gruppetto di amici, quelli con cui bevo ogni sera》bevo ogni sera? 《C'era una ragazza, Lily è il suo nome》 fa un sospiro 《me la sono scopata, un paio di volte, in passato》

Oh, ti prego non dirmi che anche ieri sera.

《Mi ha iniziato a chiedermi di te》è lei la ragazza che mi manda i messaggi in anonimo?

《Dopo che le ho detto che andava tutto a meraviglia un altro gruppo di ragazzi si sono avvicinati a me. Io ero un po' brillo》

《O mio dio》dico io.

《Mi hanno iniziato a menare e non potevo reagire e non ricordo più nulla》

Perché ha bevuto? Perché non mi ha fatta andare con lui?

Mi stavo facendo troppe domande, ma alla fine, ci sono arrivata da sola. È tutta colpa mia.

Se non mi allontano da lui, continueranno a fargli del male e non voglio. Non voglio lasciarlo nè che gli fanno del male.

Devo trovare qualche scusa, devo far si che mi odia.

《Mi dispiace Ian, ma non possiamo più continuare. Ed è la cosa migliore》

Lui mi guardò con gli occhi in fuori 《cosa? Perché?》 Non poteva capire.

《La nostra piccola relazione è iniziata da poco, è meglio così》

《No! No cazzo!》 Scese dallo sgabello e diede un pugno al muro. Non ero spaventata da lui. Ero spaventata per lui.

Il mio cellulare iniziò a vibrare.

Devi lasciarlo, puttanella

Diceva.

Spensi il cellulare, lo misi nella tasca e mi avvicinai a lui. Non potevo dirgli dei messaggi, avrebbe fatto il finimondo.

Mi guardò dritta negli occhi. Li aveva rossi, dalla rabbia o dalla tristezza, non lo so.

《Perché?》 Mi chiese serio.

《È meglio così》gli dissi.

Tirò un altro pugno al muro, il problema è che il muro era dietro di me. Era arrabbiato, lo so.

《Dimmi ora il perché》 non era una domanda 《so che c'è qualcosa sotto, che non vuoi dirmi》

《Mi dispiace》 lo superai ed usci dalla cucina.

《Nina, mi dispiace》 mi disse 《mi dispiace per tutto, veramente. Se ho fatto qualcosa per farti arrabbiare così tanto, perdonami》mi girai lentamente 《sarò sempre così, sbaglio di continuo》 non dovevo piangere.

《Mi sto affezionando a te, ogni giorno di più, e ho paura di perderti. Non voglio perderti》

Non potevo più resistere.

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