Capitolo 1- "Vi presento Veronica Clide"

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"Veronica, stai ferma, per favore." Mia madre sospira mentre mi mette la crema sulla schiena.

"Mamma, fa male!" Affondo il viso nel cuscino e cerco di trattenere le lacrime. La sento sospirare ancora mentre ricomincia a massaggiarmi più gentilmente la schiena.

Un altro giorno, sempre stesso padre. Violento, severo, traditore, alcolista.

"Lo so, tesoro, lo so." Mia madre si alza e posa il tubetto di crema sul comodino. "Cerca di riposare. Se hai bisogno, chiamami." Annuisco e mi bacia i capelli, poi esce dalla stanza.

Mi rigiro lentamente e mi ritrovo a fissare il soffitto, come faccio da anni, ormai. Ogni sera, dopo essermi ritrovata le impronte delle mani di mio padre su tutto il corpo.

Fortunatamente non tocca mia madre, anche se non so per quanto possa andare avanti così. Prende antidepressivi da quando mio padre, perdendo il lavoro, ha iniziato a bere senza sosta.

Forse è stato proprio l'alcool che l'ha reso quello che è, ma non penso sia la causa di tutto.

Mi giro verso la finestra e chiudo gli occhi, cercando di non spiaccicare parola per non svegliarlo. Dorme nell'altra stanza, ma sente tutto. Preferisco evitare di essere sbattuta contro il tavolo ancora una volta.

"Mamma, che stai facendo?" Scendo le scale la mattina seguente e trovo mia madre che fa le valigie.

"Ce ne andiamo, Veronica. Vai a preparare le tue cose." Mi dice, buttando tutti i vestiti alla rinfusa dentro una delle tre valigie che vedo per terra.

"Che cosa?" Rimango sulle scale, incerta se correre a fare le valigie per andarcene il prima possibile, oppure cercare di riportare mia madre alla realtà.

"Andremo a stare da una mia amica. Le ho spiegato la situazione, rimarremo da lei per un po'." Mi fa cenno di tornare in camera e lo faccio, chiudendomi la porta alle spalle.

Prendo le due valigie da sotto il letto e ci butto dentro l'intero armadio, più tutte le cose di cui non posso fare a meno. Il telefono suona e lo prendo dal comodino, leggendo il nome della mia migliore amica sul display.

"Dimmi, Kai." Rispondo, continuando a tirare dentro la valigia tutto ciò che ho sottomano.

"Oggi usciamo, Ronnie! Preparati, passo a prenderti tra un'ora."

Oddio. "Ehm, oggi non posso. Scusa."

Sbuffa. "Perchè no?"

"Ecco, devo uscire con mia madre. É importante."

"Beh, allora usciamo stasera. Non puoi dirmi di no!"

"Va bene. Ora devo andare, ci sentiamo stasera." Riattacco velocemente e mi siedo sul letto. Qualche minuto dopo la porta della mia camera si spalanca.

"Veronica, tutto bene?" Mia madre si siede accanto a me.

Annuisco leggermente. "Si. Dove andiamo?"

"Los Angeles." Mi alzo in piedi velocemente.

"Che cosa?!"

Sospira. "Tesoro, lo so che è un grosso cambiamento, ma non possiamo rimanere nel New Jersey. Più lontano andiamo, meglio è."

"Mamma, non posso lasciare tutti i miei amici!" Mia madre si alza.

"Ce ne andiamo tra un'ora, Ronnie. Cerca di essere pronta." Detto questo, esce dalla stanza, chiudendo la porta.

Ci sediamo ai nostri posti sull'aereo. Non ho salutato nessuno, non ne avevo la forza.

Mia madre e mio padre mi hanno fatto trasferire così tante volte, che non ormai non ricordo neanche più dove sono nata.

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