Indietreggiai fino a sbattere alla porta di legno, mentre i miei battiti acceleravano incontrollatamente. Intanto Ben si avvicinava, guardando la cinghia di cuoio con un sorriso sadico. Ero terrorizzata, e la cosa peggiore era sapere di non avere via di scampo. Potevo solo resistere e sperare che Justin ricevesse il messaggio, ma che soprattutto riuscisse a trovarmi.
Cercavo di non pensare, consapevole che ciò mi avrebbe portato al panico. Era impossibile che riuscisse a trovare quella casa, senza avere nessuna informazione utile. Iniziai istintivamente a piangere, per la rabbia, per la frustrazione e per la paura.
Proprio quando tutto si era risistemato dovevo essere rapita da un pazzo maniaco, che voleva forse uccidermi, forse solo farmi soffrire.
Girai intorno al lettino cercando di evitarlo, almeno potevo provare a resistere, dovevo riuscirci.
-Perché scappi? Voglio solo giocare un po’- disse sorridendo amichevolmente prima di farmi cenno di avvicinarmi. Strinsi forte i denti –Ben tu sei pazzo, lasciami andare. Guarda cosa stai facendo!- risposi indicandolo inorridita. Per tutta risposta lui rise scuotendo la testa –Se non mi vuoi ti farò mia lo stesso- ribadì tornando serio prima di scattare verso di me, cogliendomi di sorpresa.
Caddi a terra, ma non ebbi neanche il tempo di rendermene conto perché sentii mancarmi il fiato, mentre un dolore lancinante mandava a fuoco la mia schiena. Urlai rimanendo immobile, mentre Ben rideva di gusto, come se provasse piacere nel vedermi soffrire.
-Brava piccola, urla per me- sussurrò al mio orecchio prima di tirarmi violentemente i capelli. Mi morsi il labbro per trattenere un altro urlo, fino a quando non sentii il sapore del sangue.
Mi girai cautamente su un fianco prima di passare una mano sulla mia schiena nuda, per poi esaminare la mia mano ricoperta dal liquido rosso. Mi girava le testa, sentivo che sarei svenuta da un momento all’altro, eppure mi feci forza pensando a Justin, non dovevo mollare.
-Perché lo stai facendo?- domandai con voce flebile prima di guardare Ben dal basso.
Mi sorrise poggiando un suo piede sulla mia gamba.
-Se non ti avrò io, non ti avrà neanche lui- disse prima di lanciarmi un calcio nello stomaco.
Mi piegai in due tossendo, prima di ricevere un altro colpo di frusta sulla schiena. Gridai non riuscendo a trattenermi, era un dolore allucinante, talmente acuto da togliere il respiro.
Non avevo bisogno di guardare per capire che il taglio era profondo, sentivo l’odore fastidioso del sangue, il pavimento che si colorava mano a mano di chiazze di un rosso vivo.
Sentivo che tra poco le forze mi avrebbero abbandonato, e forse era meglio così. Avrei smesso di soffrire, e Justin avrebbe saputo che ero morta pensando a lui. Lo amavo e lo avrei fatto per sempre, ma stavo perdendo e sarebbe stato da stupidi sperare in un miracolo.
Lui era in piedi, con quel sorriso macabro e nel pieno delle sue forze, la voglia di farmi del male ad alimentare la sua rabbia, la sua pazzia. Io ero a terra in una pozza di sangue, incapace di muovermi, sfregiata e svuotata, non riuscivo più a lottare.
Volevo coprire il mio petto scoperto, mi dava fastidio il modo in cui mi guardava, come se fossi un qualcosa da mangiare, e non una persona.
Sempre con quel suo sorriso si mise a cavalcioni su di me, ignorando le mie urla di dolore dovute al contatto della mia schiena ferita e sanguinante con il pavimento sporco e ruvido.
Passò una mano sul mio viso, premendo sul taglio sulla mia guancia ridendo sadicamente, prima di scendere lungo il collo e soffermandosi sul mio petto. Giocherellò con la spallina del reggiseno, mentre io chiudevo gli occhi sentendo le forze abbandonarmi.
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Frost.
Teen FictionDue bande rivali. Regole inviolabili. Mantenere il proprio nome in alto. "Non puoi amare colui che porta la tua morte" --------------------------------------------------------------------------------- *Rivivevo il momento in cui i suoi occhi e i mi...