Fifty-two

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Ellen

Non sapevo se stessi dormendo oppure no, sapevo solo che la mia testa pulsava dolorosamente e che non avevo nemmeno la forza per aprire gli occhi e guardare cosa stesse accadendo. Sentivo il mio corpo fluttuare nel nulla, il che mi fece supporre che qualcuno mi stesse portando in braccio.

Persino respirare aumentava l’atroce dolore alla testa, sentivo le palpebre pesanti e volevo farmi una doccia e dormire, dimenticandomi di quella giornata orribile.

Il mio corpo fu adagiato su qualcosa di morbido, spostai lentamente la mano per riuscire a toccare il tessuto dei sedili della macchina. Non aprii gli occhi nemmeno quando sentii la voce di mio fratello.

-Non Sali?- domandò rivolto a Justin, che rispose subito dopo –No, prendo la mia macchina- rispose prima di allontanarsi, cosa che capii sentendo i suoi passi che si allontanavano.

Rilassai il mio corpo quando realizzai che lui non fosse più lì a guardarmi, come probabilmente stava facendo precedentemente. Avevo chiaramente sentito il suo sguardo bruciare sulla mia pelle, e questo era uno dei motivi per cui non mi ero nemmeno sforzata per cercare di aprire gli occhi.

-Ti porto a casa- mormorò mio fratello prima di accarezzare il mio viso, per poi mettere in moto la macchina e partire. Mi strinsi nella giacca che mio fratello aveva messo intorno al mio corpo riparandomi dal freddo, per poi addormentarmi.

Justin

Mentre camminavo verso la macchina sentivo come se il mio corpo e la mie mente fossero distaccati. Facevo qualcosa mentre pensavo a tutt’altro, e i miei pensieri erano ovviamente rivolti a lei, ad Ellen. non l’avevo mai vista così arrabbiata, neanche quando avevo alzato le mani su di lei più di una volta, perché la verità era che lei non riusciva mai ad avercela con me, per quanto si sforzasse.

Questa volta però era diverso, in lei non c’era solo rabbia, ma anche odio, e il suo sguardo aveva parlato chiaro più delle sue parole che mi avevano distrutto.

Le facevo schifo per quello che avevo fatto, e dentro di me sentivo la voglia di urlarle la verità e sbatterle in faccia quei dannatissimi messaggi, eppure c’era qualcosa che mi tratteneva dal farlo. Forse volevo solo che fosse lei a consentirmi di farmi spiegare, che si fidasse quel poco da permettermi di dirle la verità, ma dentro di me sentivo che non sarebbe mai successo. I miei occhi bruciavano, ma sapevo che se fosse uscita anche solo una lacrima mi sarei odiato.

Era così ogni volta, piangere per me era qualcosa da deboli e io non lo ero, ero stanco di cadere ogni volta in quel buco e sapevo che l’unica che avrebbe potuto aiutarmi ad uscirne era Ellen, che in quel momento non mi avrebbe aiutato neanche sotto tortura.

Dovevo smetterla di pensare al passato e concentrarmi su chi ero adesso, su cosa facevo, era ora che ricordassi per quale motivo tutta la città  temesse Justin Bieber, e l’avrei ricordato anche a tutti coloro che si erano messi sulla mia strada, a partire da quel colossale bastardo di Andson.

Ero stanco di perdere tempo con quel coglione senza palle, così come ero stanco di essere tormentato dai ricordi della mia famiglia. Certe volte pensavo a come sarebbe stata la mia vita se mio padre fosse rimasto con me, ma tutto ciò che immaginavo era un enorme buco nero.

Mi passai una mano sul volto mentre salivo in macchina, per poi mettere in moto. Stavo per partire quando un forte odore mi fece arricciare il naso. Spensi la macchina aspirando meglio l’aria nella vettura, per poi sgranare gli occhi. Conoscevo bene quell’odore e sapevo di non aver lasciato droga nella macchina, non l’avevo mai fatto visto che io e Derek avevamo delle regole precise riguardo a questo.

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