Rimasi a guardarlo per un tempo che a me parve breve, ma che evidentemente bastò per farlo innervosire.
-si può sapere che cosa diavolo ti prende?- sbottò facendomi sobbalzare e tornare alla realtà.
Senza ascoltarlo mi avvicinai a lui con passo esitante, per poi prendere le sue mani tra le mie sotto il suo sguardo confuso.
Mi avvicinai per esaminare i tagli profondi dal sangue ormai secco, una prova di quello che era successo la sera precedente.
Lui indietreggiò andando a sbattere alla porta della camera, mentre osservava con una smorfia di terrore e incredulità le sue mani.
Rimase immobile per quelle che mi parvero ore, quando alla fine alzò il suo sguardo su di me. I suoi occhi chiedevano aiuto, notavo la confusione sul suo viso farsi sempre più evidente.
-Cosa è successo?- chiese a voce bassa, tremante.
Vederlo così fragile mi faceva stare male, i ricordi della sera prima tornarono nella mia mente e non potei fare a meno di rabbrividire.
Gli feci cenno di sedersi sul letto, e così fece. Presi posto vicino a lui rimanendo a guardare il pavimento.
-Ti prego Ellen, parla- mi implorò.
Tornai a guardarlo e annuii, sforzandomi in tutti i modi per riuscire a non piangere. Dovevo trattenere le lacrime, dovevo essere forte per lui. Non sapevo per quale motivo non ricordasse niente, non sapevo come avrebbe reagito e tutte ciò mi stava uccidendo.
-Cosa ti ricordi di ieri sera?- gli chiesi.
Justin
Aggrottai la fronte tentando in tutti i modi di cercare di capire dove volesse arrivare, ma tutto non riuscivo a comprendere il motivo di tutta quell’ansia. Non poteva semplicemente dirmi cosa diavolo era successo senza tutti quei giri di parole? Sbuffai passando una mano tra i miei capelli.
-Abbiamo litigato- risposi facendo di tutto pur di non incontrare il suo sguardo.
Ero stato un coglione, e ancora non mi ero scusato con lei. Le avevo fatto del male un’altra volta, quando avevo promesso sia a lei che a me stesso che una cosa del genere non sarebbe più capitata.
Lei annuì sospirando –E poi?- insistette con aria impaziente.
Le lanciai una rapida occhiata prima di concentrarmi per ricordare quello che era successo.
Quando avevo provato ad avvicinarmi lei mi aveva evitato, era sembrata spaventata da me e io mi ero sentito morire. Eravamo tornati in macchina e avevo guidato fino a lì, poi lei era scesa ed era andata a casa sua con Alex.
Io ero rimasto solo, e poi ero andato sul retro della casa per..
Per fare cosa?
-Non mi ricordo per quale motivo sono andato nel giardino dietro casa. Questa è l’ultima cosa che ricordo. Stamattina mi sono svegliato e sono venuto subito qui da te, volevo scusarmi per quello che era successo- mormorai cercando il suo sguardo.
-Non ti preoccupare, ho sbagliato anche io a non dirti subito quello che era successo e me la sono presa con te. – rispose sbrigativa –Ma ora mi serve che tu ricordi cosa hai pensato mentre andavi lì- continuò prendendo le mie mani tra le sue e inchiodando i suoi grandi occhi scuri nei miei.
Sospirai distogliendo lo sguardo per concentrarmi su quello che mi aveva chiesto.
Eravamo tornati e io ero arrabbiato, furioso con me stesso per aver ceduto ancora una volta,per averle fatto del male. Le avevo fatto del male quando lei aveva solo bisogno del mio aiuto, lei per me c’era sempre e io avevo reagito alzando le mani su di lei.
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Frost.
Teen FictionDue bande rivali. Regole inviolabili. Mantenere il proprio nome in alto. "Non puoi amare colui che porta la tua morte" --------------------------------------------------------------------------------- *Rivivevo il momento in cui i suoi occhi e i mi...