Forty-six

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Quella mattina mi svegliai sorridendo, e mi chiesi se non avessi smesso di farlo neanche mentre dormivo.

Mi rigirai nel letto cercando di uscire fuori da quel groviglio che erano diventate le coperte, e quando riuscii nella mia impresa il braccio di Justin mi bloccò contro il materasso. Girai la testa verso di lui, che dormiva con la fronte aggrottata. Ridacchiai cercando di levare il suo braccio dal mio stomaco, ma sembrava che fosse di pietra. Sbuffai scivolando via, mentre lui grugniva.

Mi alzai sorridendo soddisfatta, prima di prendere dei pantaloni grigi e una felpa rossa  per poi chiudermi in bagno. Mi lavai e vestii, e quando tornai in camera trovai Justin ancora addormentato.

Mi avvicinai al letto per scuoterlo delicatamente –Justin devi svegliarti- mormorai aspettando un qualunque cenno di vita.

Lui non fece una piega, continuò a dormire beatamente.

-Justin dobbiamo andare a scuola- ripetei alzando il tono della voce.

Niente.

Sbuffai scuotendolo più forte –Justin!- urlai facendolo alzare di scatto.

Si guardò intorno allarmato, per poi rilassarsi quando mi vide, capendo che non stavamo correndo nessun tipo di pericolo.

-Perché l’hai fatto?- domandò mettendo il broncio.

Mi trattenni dall’andare lì e abbracciarlo, oppure strizzargli le guance, visto che avevamo scuola e lui doveva ancora vestirsi.

-Perché, se non te lo fossi ricordato, abbiamo scuola e quindi non puoi dormire tutto il giorno- risposi incrociando le braccia davanti al petto.

Lui sbuffò –Sembri mia madre- borbottò prima di dirigersi verso la porta della camera.

Lo bloccai per un braccio guardandolo scettica –Dove stai andando?- chiesi mentre lui mi guardava perplesso.

-A fare colazione- rispose come se fosse ovvio.

Alzai gli occhi al cielo –In boxer?- gli feci notare indicandolo.

Lui fece spallucce –Perché no?- ribadì sorridendo maliziosamente.

Mi trattenni dal penderlo a pugni –Perché di sotto ci sono altre quattro ragazze- risposi spingendolo verso il centro della stanza.

Lui ridacchiò –La mia piccola è gelosa- mormorò girandosi verso di me.

Sorrisi –Non quanto lo sei tu, Bibo- lo presi in giro mentre lui faceva una smorfia.

-Smetterai mai di chiamarmi così?- mi chiese con un’espressione sofferente.

Feci finta di pensarci su, per poi scuotere il capo –Mai. Ora vestiti, io ti aspetto giù- gli ordinai prima di fiondarmi fuori dalla camera, diretta in cucina dove trovai le altre ragazze.

-Buongiorno- le salutai allegramente per prendere un biscotto e mangiarlo.

Presi un cornetto e una tazza di latte, per poi dirigermi al piano di sopra.

-Dove vai?- mi chiese Alex guardandomi perplessa.

Mi morsi il labbro cercando di inventare una scusa credibile –Devo chiamare mio fratello, così risparmio tempo- mentii per poi salire le scale senza girarmi.

Entrai in camera nello stesso momento in cui Justin uscì dal bagno.

Posai la tazza e il cornetto sulla scrivania prima di girarmi verso di lui –Mangia- gli ordinai.

Frost.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora