Forty-two

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Erano passate circa due ore, e nessuno di noi trovava un argomento abbastanza interessante, o appropriato. Tutti rimanevano in silenzio, un po’ perché a corto di parole e un po’ per rispetto verso me e mio fratello. C’erano tante cose che mi lasciavano confusa, ma non sapevo a chi porre le mie domande. Non sapevo bene cosa sarebbe successo con la nostra casa, o meglio, la casa dove ero nata e cresciuta insieme a Dan. Mi girai verso di lui, che tentò di sorridermi, ma gli uscì più una  specie di smorfia.

Mi morsi il labbro distogliendo lo sguardo, fino a quando qualcuno non toccò il mio braccio facendomi sussultare.

-Vieni un attimo fuori- bisbigliò Dan al mio orecchio, mentre io annuivo per raggiungerlo dopo aver lanciato un’occhiata a Justin. Quanto mi mancavano i suoi abbracci, i suoi baci, ma anche solamente la sua voce. Solo lui riusciva a farmi sentire meglio, a farmi ridere e mi mancava terribilmente.

Il tempo sembrava non passare mai, erano le sei e mezza e nessuno osava muoversi.

Chiudemmo la porta del salone, mentre mio fratello si guardava intorno visibilmente a disagio in una casa che non conosceva. Sorrisi davanti al suo comportamento, per poi fargli cenno di seguirmi all’interno della cucina. Mi sedetti sul bancone, e lui fece lo stesso prendendo posto accanto a me.

Rimanemmo entrambi in silenzio, un silenzio né  carico di tensione né di imbarazzo, un semplice istante senza alcun rumore, senza alcuna voce a interrompere i pensieri dell’altro.

Amavo il silenzio in alcuni casi, era un’ancora di salvezza nei momenti in cui si è troppo stanchi per parlare, quando l’unica cosa che si desidera è pensare per conto proprio.

Dan si schiarì la voce, riportandomi alla realtà –C’è una cosa che dovresti sapere El- disse guardandomi. Rimasi a fissare i suoi occhi chiari, che sembravano così innocenti. Alcune volte non riuscivo a credere che mio fratello, lo stesso che faceva cose stupide per farmi ridere, lo stesso con cui ero cresciuta, riuscisse poi a diventare un mostro spietato davanti ai suoi nemici.

-Dimmi- risposi dopo qualche minuto.

-Non è molto facile- borbottò passandosi una mano tra i capelli, per poi tornare a guardarmi, e in quel momento notai quanto fosse in difficoltà.

Ridacchiai tristemente –Niente è facile nella nostra vita- gli feci notare, facendolo ridere.

-Hai ragione- concordò annuendo, per poi sorridere amaramente.

Rimanemmo a fissare il pavimento, mentre io aspettavo le sue parole –Ti prego parla- sussurrai alla fine con tono esasperato, non riuscendo ad aspettare ulteriormente.

Volevo sapere cosa stesse succedendo, volevo sapere il motivo per il quale mio fratello si sentiva così a disagio.

Lui sospirò –Siamo senza un soldo. Hanno preso anche la casa- mormorò con voce tremante.

Rimasi scioccata a fissarlo, notando i suoi occhi lucidi.

Mio fratello che piangeva due volte in un solo giorno, era troppo, davvero troppo. Mi avvicinai esitante a lui, per poi abbracciarlo. Lui ricambiò, cingendo le mie spalle con il braccio.

-Chi ha preso la casa? E i soldi?- domandai aggrottando la fronte.

Lui evitò il mio sguardo –La banca, Ellen. Papà era pieno di debiti, ha dovuto chiedere enormi prestiti per le cure di mamma. Si sono presi la casa e tutti i guadagni di nostro padre e nostra madre, ma non erano abbastanza. Gli ho dovuto dare anche i nostri soldi- mormorò con voce strozzata.

Sapevo benissimo cosa ciò significasse.

Tutto il lavoro di mio fratello, tutti i suoi sacrifici non erano serviti a nulla.

Frost.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora