Non avevo idea di dove potesse trovarsi Takara, ma continuai a cercare.
Una cosa mi insospettiva assai, non avevo ancora incontrato nessuno, mi sembrava strano, pensavo che un castello del genere fosse molto sorvegliato. Poco dopo questo pensiero, vidi in lontananza una porta di ferro chiusa, controllata da due guardie, entrambe con un fucile in mano, e una pistola nella fondina, mi nascosi dietro ad un muro e, attraverso una crepa, riuscì a sbirciare.
Stetti fermo per qualche minuto, fino a che la porta non si aprì, da essa uscirono due robot che portavano di peso Takara, sembrava svenuta, o comunque senza forze, indosso aveva solo l'intimo, e sul corpo portava delle ferite profonde. I robot si spostarono poco più avanti della porta, per poi lasciar cadere Takara per terra; Non provò nemmeno ad alzarsi, penso fosse troppo stanca per farlo; Dalla porta uscì un uomo vestito con abiti militari, con una frusta in mano, e iniziò a colpire violentemente Takara, che ad ogni colpo urlava di dolore. Mentre la colpiva le urlava: -COME SI CHIAMA IL TUO CAPO? VOGLIO UN NOME PUTTANA CHE NON SEI ALTRO-, Takara non accennava parola, e subiva senza fare nulla; Avrei vuluto intervenire, ma non avrei potuto fare molto per lei.
Dopo circa un minuto, l'uomo smise di colpirla, e ordinò ai robot di riportarla dentro, dopo fece cenno ai due soldati di seguirlo, e si spostarono a destra della porta, non vidi dove però. Era il momento giusto per entrare, così mi avvicinai alla porta e provai ad infilare nella serratura le chiavi che avevo trovato, la prima non entrava, nemmeno la seconda, la terza però entrò tranquillamente.
Quando fui dentro, mi ritrovai di fronte a una sottospecie di prigione, anche se le celle erano tutte piene di cadaveri, per la maggior parte umani, cercai con disperazione Takara, guardai dentro ogni cella per vedere se fosse li dentro; Quando guardai nella cella numero 674, vidi Takara stesa a terra in mezzo ad alcuni cadaveri, speravo con tutto me stesso che fosse ancora viva, così iniziai a provare ad infilare le chiavi dentro alla serratura per trovare più in fretta che potevo quella giusta, ma ahimè, nessuna di quelle che avevo andava bene.
Mi ricordai in quel momento, che Kami di aveva dato un coltello a lama seghettata, e che durante i due giorni prima della partenza, mi aveva insegnato anche a scassinare una serratura; Presi il coltello dal cinturone e iniziai a forzare il catenaccio della cella, dopo qualche tentativo, riuscì ad aprire la porta, corsi dentro e cercai segni di vita in Takara, per fortuna sentivo che il suo cuore batteva ancora forte, la presi in spalla e cercai una via d'uscita.
Non potevo uscire da dove ero entrato, rischiavo di incontrare delle guardie alla porta, così cercai un'altra strada; Provai a guardarmi intorno, e vidi una porta nascosta, dietro ad alcuni cadaveri, appogiai Takara per terra e spostai i cadaveri che bloccavano la via; Non fu una cosa piacevole, mentre spostavo quell'ammasso di persone senza vita, pensavo a come potessero essere spietate le persone che li hanno uccisi.
Dopo aver tolto tutti i corpi, ripresi Takara sulle spalle ed entrai nella porta. C'era un grande corridoio poco illuminato, ma vidi una porta in fondo, iniziai a correre impaurito e riuscii a raggiungere l'uscio, lo aprì con un pulsante li vicino, e mi ritrovai nell'ufficio da cui ero partito, ero entrato da un passaggio nascosto dietro a una libreria, Senshi mi fece cenno di coprirmi dietro alla scrivania, e Kami mi disse preoccupato: -Hanno suonato l'allarme, penso abbiano notato che Takara sia scomparsa, dobbiamo trovare un modo per uscire senza farci scoprire, la breccia da cui siamo entrati è stata bloccata da una frana del muro, ed è inutilizzabile. Ho però trovato una mappa dell'edificio, ad est da qui, al secondo piano, c'è un'uscita di sicurezza, se riuscissimo a raggiungerla riusciremmo a scappare-, dopo quelle parole, Senshi si alzò in piedi e disse: -È impossibile, sono in troppi, c'è un solo modo per farcela, io li distrarrò e li terrò occupati, mentre voi scapperete- Kami ribatté dicendo: -No Senshi, tu non puoi morire, troveremo un altro modo, possiamo salvarci tutti, basta pens...- Senshi lo interruppe subito dicendo: -No capo, non c'è altro modo, voi andate, io li terrò a bada-, così uscì dalla stanza, e noi con lui, i soldati si trovavano per la maggior parte a sinistra, dove era situata la prigione, Senshi si mise dietro ad un muro, e attirò la loro attenzione iniziando a sparare, e noi ne approfittammo per scappare. Mentre scappavamo chiesi a Kami: -Ha fatto la scelta giusta?- -Lui crede sia così-. Rispose Kami con voce addolorata.
STAI LEGGENDO
Hakyoku - 破局
FantasyTenshi, un ragazzo di 16 anni, vive a Tokyo nel ventisettesimo secolo. Questo periodo è dilaniato da morti e assassinii sempre più frequenti non connessi tra loro. Tenshi si ritroverà nel mezzo di una guerra a cui non avrebbe mai voluto prendere par...