Capitolo 19

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Dopo che mi disse quella cosa, si lanciò contro di me e mi diede un bacio, dopodiché si sdraiò a terra aspettando la notte, e io con lei.
Passarono un pò di ore, finché Kaiyō non ci disse di iniziare ad avvicinarci.
Arrivammo sotto il castello, e trovammo con stupore Kami, che a quanto pare era stato chiamato da Kaiyō per darci una mano. Girammo la fortezza fino ad arrivare ad un punto completamente isolato dalle guardie, e decidemmo di salire da lì.
Lanciammo i rampini e ci arrampicammo su; Una volta sulle mura, Kaiyō mi prese da parte e mi disse: -Senti Tenshi, prendi questi due biglietti, sono un volo per la Svezia, dietro ad essi c'è un indirizzo, dirigetevi lì e dite che vi mando io; nel caso in cui le cose si mettessero male, o se sarò io a dirtelo, prendi Takara e scappate via, questo sarà il tuo ultimo dovere da soldato sotto la guida di Kami.- io lo guardai con uno sguardo dubbioso: -Tu e Kami vi conoscete da tanto?- -Si, io sono stato suo socio per molti anni, e questa decisione e stata presa insieme- mi disse, per poi alzarsi e continuare a camminare per le mura.
Arrivammo all'entrata di una torre di vedetta, e la usammo per salire ed arrivare alla sala principale.
-In questo momento i generali dovrebbero trovarsi riuniti per parlare, e tra di loro c'è anche la madre di Takara-. Salimmo in cima al castello, e ci trovammo di fianco alla sala in cui stavano discutendo i soldati. Kaiyō prese dallo zaino che aveva con sé, della dinamite, che piazzò sul muro che ci separava dall'altra stanza. Ci allontanammo abbastanza per evitare di rimanere feriti; Kami mi porse un fucile, mentre Takara si mise coperta dietro a suo fratello. Kaiyō preparò la dinamite all'esplosione, e dopo che fummo tutti in posizione, fece detonare l'esplosivo. Quando la stanza fu aperta, iniziammo a spararci all'interno, e dopo circa due caricatori cessammo il fuoco. Kaiyō fece segno di seguirlo mentre andava a controllare che non ci fossero superstiti. Quando entrammo nella stanza, ci mettemmo a verificare ogni corpo per accertarci che fossero realmente tutti morti. Kaiyō cercava il corpo della madre, che per fortuna trovò per terra ricoperta di sangue, e forse per il grande odio provato, le sparò un altro proiettile in mezzo agli occhi. Quando finimmo di controllare i cadaveri, sentimmo l'allarme suonare, corremmo verso la breccia, ma ci ritrovammo di fronte un elicottero che ci iniziò a sparare contro, e fummo costretti a rientrare.
Prendemmo così le scale interne e provammo ad uscire dall'ingresso principale. Kaiyō e Kami fecero strada, mentre io rimasi poco più indietro a proteggere Takara.
Arrivammo al piano terra, e Kaiyō mi fece fare cambio con lui perché aveva finito le munizioni e gli rimaneva solo la pistola, così io e Kami ci riparammo e iniziammo ad aprirci un varco attraverso i nemici. Attaversammo un corridoio e ci coprimmo dal fuoco nemico; In quel momento stavo avendo un déjà vu, mi sembrava di aver già vissuto quella scena, quando Kami si alzò per sparare, mi rivenne in mente dove avevo già visto questa situazione, quindi cercai di far riparare Kami prendendolo per la spalla, ma anche questa volta venne colpito, con l'unica differenza che il colpo lo prese in petto, ma nonostante questo, non si rialzò. Kaiyō, dopo aver visto la scena, mi prese il fucile dalle mani dicendomi: -Tenshi, ti ho già spiegato cosa devi fare, oltre il bosco ci sta aspettando un autista, tu vai con Takara, passate dalla porta sul retro, io cercherò di trattenerli qui, se non arrivo entro dieci minuti, partite senza di me- Io lo guardai preoccupato, ma lui mi diede una pacca sulla spalla dicendomi: -Sei un ragazzo forte Tenshi, sono sicuro che sarai un ottimo marito per Takara- e mi sorrise, dopodiché iniziò a sparare contro i nemici. Io andai da Takara, la presi per mano e ci dirigemmo verso l'uscita. Una volta fuori ci mettemmo a correre verso la strada. Mentre correvamo Takara si mise a piangere pregandomi di tornare indietro, ma sapevo che non potevamo farlo, così di mio malgrado, la ignorai.
Arrivammo dall'autista, che sembrava già sapere cosa fare, e dopo dieci minuti partì come Kaiyō aveva detto.
Arrivammo all'aeroporto, e dopo svariate ore di attesa e tensione, salimmo sull'aereo. Takara sembrava non sapere nulla di ciò che stava accadendo, e ad un certo punto mi chiese: -Tenshi... dove stiamo andando?- io, che non riuscivo a guardarla in faccia, le risposi Continuando a guardare fuori dal finestrino: -In Svezia-.

Hakyoku - 破局Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora