Per tutto il resto del viaggio io e Takara non parlammo, lei era troppo triste per dire qualsiasi cosa, ed io non avevo idea di cosa parlare. Dopo molte ore di viaggio, finalmente atterrammo all'aeroporto di Stoccolma. Quando uscimmo in strada, cercai subito un taxi per andare all'indirizzo dietro ai biglietti.
Riuscimmo a salire su un taxi bianco, diverso da tutti gli altri, che ci portò poco lontano dall'indirizzo, e l'autista ci diede le indicazioni per arrivare al punto da noi richiesto.
Mentre camminavamo per arrivare all'indirizzo, Takara teneva la testa bassa, e ad un certo punto mi prese per mano, ma senza dire nulla. Arrivammo di fronte ad una villetta in mezzo alla città, suonai il campanello e aspettai che qualcuno aprisse. Dopo poco, ci accolse un signore molto alto e robusto, che ci chiese chi fossimo: -Ci manda Kaiyō- risposi frettolosamente, lui ci guardò e rientrò in casa, e dopo poco tornò da noi, dandomi delle chiavi ed un bigliettino, con sopra scritto un indirizzo con una piccola mappa del quartiere, e un numero di telefono: -Dirigetevi all'indirizzo scritto sopra il foglio, le chiavi sono di una casa situata lì; Dopo che vi sarete sistemati, aprite l'armadio in camera da letto e troverete un foglio con su scritto alcune indicazioni che vi torneranno utili, dopodiché, chiamate il numero- ci disse. Io annuì e salutai cortesemente, per poi avviarci verso la casa.
Prendemmo un altro taxi, che quando si fermò, sembrava essersi perso: -Da qui, andate per due chilometri da quella parte e sarete arrivati- ci disse l'autista. Noi ringraziammo, e dopo aver pagato, ci avviammo verso la casa. Quando arrivammo, fummo sorpresi dal luogo in cui ci trovavamo; Era una bellissima cassetta, con vicino un fiume che arrivava dalle montagne, il tutto circondato da bellissimi alberi verdi.
Aprimmo subito la casa, e per fortuna Takara tornò a sorridere. Girammo le varie stanze per iniziare ad ambientarci, dopodiché andai subito a controllare dentro l'armadio, come mi aveva detto di fare quell'uomo.
Al suo interno trovai un biglietto, con su scritto la posizione di alcuni negozi non molto distanti da noi. Decisi di appendere il biglietto alla porta d'ingresso, e subito dopo chiamai il numero che mi aveva dato quell'uomo. Rispose una signora all'apparenza anziana: -Ciao Tenshi- mi disse; Mi chiesi come facesse a conoscere il mio nome: -Io sono Giorgia, un'anziana signora, che sa come "curare" la tua amica. Vi aspetto tra due settimane al centro di Stoccolma, di fronte al pub Akkurat, da li vi dirò cosa faremo. A presto.- ed attaccò la chiamata.
Dopo quella conversazione, andai a riferire tutto a Takara, che dopo aver sentito le mie parole, scoppiò di gioia, e i suoi occhi si illuminarono.
Dopo aver parlato un pò con Takara discutendo dell'affidabilità della signora che mi aveva chiamato poc'anzi, andai a comprare alcune cose in un minimarket poco distante.
Decidemmo di aspettare le due settimane vivendo in quella casa, e poco a poco, le morti dei nostri compagni svanirono dalla nostra mente, ma senza essere dimenticate. Mentre i giorni passarono tranquilli, io imparai a pescare, approfittando del fiume che scorreva li vicino, mentre Takara ne approfittò per leggere molti libri, e di tanto in tanto, disegnare qualcosa sul suo quaderno. Arrivò così il giorno fatidico, ci avviammo verso il centro di Stoccolma, prendendo un taxi per fare prima, e ci mettemmo alla ricerca del pub che la signora ci aveva detto.
Dopo qualche minuto di ricerca, ci ritrovammo di fronte al locale, ma guardandoci intorno, non vedemmo nessuna signora. Dopo svariati minuti di attesa, ci venne incontro un'anziana, che ci salutò cortesemente e ci pregò di seguirla in un posto più tranquillo.
-Buongiorno ragazzi, io sono Giorgia, la signora che vi può aiutare- ci disse
-Per favore, seguitemi, andiamo nel punto che useremo per curare Takara-.
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Hakyoku - 破局
FantasyTenshi, un ragazzo di 16 anni, vive a Tokyo nel ventisettesimo secolo. Questo periodo è dilaniato da morti e assassinii sempre più frequenti non connessi tra loro. Tenshi si ritroverà nel mezzo di una guerra a cui non avrebbe mai voluto prendere par...