Capitolo 5

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Takara continuò a piangere per qualche minuto, appoggiandosi sulla mia spalla e stringendomi come per paura che me ne andassi.
Quando si calmò, le asciugai le lacrime, e le chiesi perché si fosse messa a piangere così all'improvviso, lei con voce singhiozzante riuscì a parlare: -Vengo da una famiglia che è sempre stata assente nei miei confronti, ed essendo anche figlia unica, a casa ero sempre da sola, senza mai nessuno.
Mia madre lavorava da sola, mentre mio padre spariva e ogni tanto ritornava, senza preavviso. Un giorno ci lasciò una lettera sul tavolo, in cui c'era scritto che si era stufato della nostra famiglia, e che questa volta non sarebbe più tornato.
Mia madre cadde in depressione e con il lavoro che faceva non riusciva nemmeno più a dormire, così, poco a poco iniziò a non capire più nulla.
Un giorno, quando avevo undici anni, mentre stavo giocando nella mia stanza, lei entrò, puntandomi contro una pistola e, senza un motivo, mi sparo al cuore.
Dopo quell'evento mi svegliai in ospedale, mia madre non c'era, mi avevano detto che era stata arrestata per tentato omicidio, e che io sono stata fortutana che non abbia colpito nessuna parte mortale.
Però c'era solo una brutta notizia; Avevo avuto la fortuna di non morire sul colpo, però aveva colpito una vena, che non erano riusciti a ricucire in tempo, perché il medico che avrebbe dovuto operarmi, si era rifiutato di farlo, di conseguenza mi dissero che, all'età di vent'anni, sarei morta comunque.
Da quel giorno ho sempre vissuto da sola, nessuno si è preso cura di me, quindi per continuare a vivere, sono andata in un locale, in cui la gente pagava per picchiare le ragazze, non avevo altra scelta se volevo continuare a vivere.
Ma da quando ti ho incontrato, mi sento più sicura, non ho più paura quando ti sono vicina a te-.
Sentendo quelle parole, mi sono rattristito, il fatto di sapere che era rimasta sola per tutto questo tempo, mi fece convincere del fatto che le sarei dovuto stare vicino.
Mentre tornavamo dalla cascata, pensai ad un'altra cosa,  le rimanevano solo quattro anni di vita!  A quelle parole mi sono sentito distrutto dentro, ma nonostante questo, decisi di rimanerle accanto fino all'ultimo.
Passammo attraverso un sentiero che all'andata non avevamo percorso.
Sembrava un sentiero incantato, gli alberi avevano una simmetria perfetta, erano alti e di un verde che sfumava al giallo, sembrava di essere in un sogno, in un mondo incantato. 
Quando arrivammo, Kami ci corse incontro, dicendoci che nel piano superiore era scoppiata una tubatura, e poco dopo si era divampato un incendio, ma per fortuna erano riusciti a spegnerlo in fretta, però le stanze di Takara e di Kami erano inutilizzabili. Ci disse che c'erano rimaste solo due stanze sotto, la mia e una vuota. Kami andò nella stanza vuota, e io e Takara ci trovammo entrambi nella mia stanza.
Quando si fece sera, ci riunimmo tutti nella sala da pranzo, gli androidi camerieri ci portarono la cena e, mentre mangiavamo, Kami mi spiegò cosa sarebbe successo in futuro: -Tenshi, ormai ti addestri da tre mesi, ancora un pò di tempo, e dovremmo partire per una missione molto lontana, precisamente a Kansai, nella prefettura di Hyōgo, la missione si terrà in un vecchio edificio militare che è nelle mani di un'associazione chiamata Kuchiku-Kan.
C'è solo un problema-, in quel momento guardai Kami con sguardo preoccupato, lui guardò fuori dalla finestra della stanza, e dopo un minuto di silenzio, finì il discorso dicendo: -Takara non verrà-.

Hakyoku - 破局Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora