~19~ Useless

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A niente era servito offrirgli i biscotti di mia madre, che, avendo saputo del suo arrivo, aveva preparato appositamente per lui prima di andare via di nuovo. A niente era servito arrampicarmi sul letto per mettere il portatile sulla mensola più alta della stanza. A niente era servito portare una sedia in camera e metterci un cuscino sopra già dal giorno precedente. Perché Thomas Wright aveva di nuovo preso il mio portatile, era di nuovo seduto sulla mia sedia comoda, e, mangiando a raffica quelli che dovevano essere i nostri biscotti, si era di nuovo messo a cercare informazioni completamente a caso su un autore del quale non conosceva neanche il nome.

"Thom..."

"Zitto nanetto, devo concentrarmi"

"Ma non-"

"Ho detto zitto"

"Non sono un-"

"Ti vuoi tappare la bocca!?"

"NON SONO UN NANETTO!"

Ecco. Sono fottuto. Questo mi sbriciola, come una fetta di pane. Io e la mia boccaccia. Stessi mai zitto quando serve, ora mi sbriciola. Ecco, ci siamo!

Chiusi gli occhi aspettando i colpi che in teoria avrebbero dovuto sbriciolarmi. Ma passarono diversi secondi, e non accadde niente. Nessun colpo sbriciolatore. Aprii lentamente gli occhi, per trovarmi davanti al naso un paio di pettorali enormi, coperti solo da una maglietta verde. Alzai lo sguardo, per poter osservare Thomas in tutta la sua altezza. Questi intanto mi guardava dall'alto in basso, col suo solito sogghigno.

"Quindi tu non saresti un nanetto. Ne sei sicuro?" mi domandò, gofiando ancora di più i pettorali.

""

"Sì ne sei sicuro, o sì sei un nanetto?"

"Sì ne sono sicuro"

Thomas fece un altro passo, avvicinandosi ancora di più a me. Stavo letteralmente toccando il suo petto con il naso.

"Mhh..." alzò le sopracciglia, e mostrò di nuovo quel sorrisetto che tanto odiavo, ben sapendo di essere tutt'altro che rassicurante con quell'espressione.

"Va bene, va bene hai vinto! Sono basso, ok? Però non chiamarmi nanetto ti prego!"

"E come dovrei chiamarti?"

Jack, testa di rapa, mi chiamo Jack!

"Jack"

"Mh... Ma ormai mi sono abituato a nanetto".

Datemi venti centimentri e lo strozzo

"Ma nanetto è offensivo". Per un momento mi parve che il sorrisetto dannato che lo accompagnava costantemente fosse scomparso. In qualunque caso, ciò durò poco, poiché non feci in tempo a sbattere le palpebre che già lo aveva riacquistato.

"È offensivo solo se lo dico io o è offensivo anche se lo dice qualcun'altro?"

Ovviamente non sopportavo nessuno tra quelli che non mi chiamavano col mio nome, e, purtroppo, erano tanti.

"Anche se lo dice qualcun'altro. Lo odio."

Thomas assunse un espressione pensierosa, e il sorrisetto questa volta lo abbandonò sul serio, anche se solo per pochi istanti.

"Facciamo così: " esordì "se sono io a chiamarti nanetto non ti offendi, se è qualcun'altro invece sì"

"Scusa ma... forse non hai capito. Lo odio lo stesso."

"Ma io ho deciso così. Credi di essere in grado di non offenderti?"

"Non lo so. Non mi offenderei se fosse qualcuno...insomma... Un mio amico a dirmelo."

"Perché, non siamo amici noi?"

Che domanda cretina.

"Bhè, ecco..."

"Prometto che non ti romperò più il PC."

Trovai quell' affermazione estremamente ilare. Sembrava quasi che l'argomento interessasse un minimo anche lui, ma ebbi l'idea che forse, essendo Thomas, non sapesse come fare ad esprimersi decentemente. Mi rallegrai con questo pensiero, perché l'idea che qualcuno potesse essere interessato alla mia amicizia mi pareva un qualcosa di bellissimo, anche se parecchio utopico.

"Ma...cosa c'entra il portatile con l'essere amici?"

"C'entra. Perché se io ti rompessi il portatile, sarebbe statistico che tu non volessi più avere a che fare con me. Ma guarda, è ancora integro. Per ora. E poi vedi? Anche tu stai ridendo". Dicendo questo, cominciò a spingere lentamente il computer verso il bordo della scrivania, assumendo l'espressione di pura malvagità tipica del suo volto quando si divertiva a combinare disastri.

"Va bene, va bene! Amici! Siamo amici! Non mi offendo più se mi chiami nanetto! Ma lascia lì il PC!"

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