Uscii da scuola pensando a come avvertire Thomas della ricerca che dovevamo fare insieme. L'idea di scrivergli non mi allettava particolarmente, ma quella di incontrarlo ancora meno: non mi ero dimenticato cosa era successo l'ultima volta che ci eravamo visti per un compito. Arrivato davanti a casa, vidi una macchina parcheggiata accanto al cancello. Non ci misi molto a riconoscere la macchina dei miei. Non vedevo i miei genitori da diversi giorni, quindi, preso dall'euforia, corsi in casa.
Era sempre bello quando i miei genitori tornavano dai loro viaggi. Avevo imparato ad ignorare chi diceva che mi trascuravano, poiché non era affatto così. Innanzitutto, non viaggiavano da sempre: avevano aspettato la mia totale autosufficienza, il che significa che la prima volta che erano stati fuori per più di una notte io avevo quasi quindici anni. Avevano cominciato a intraprendere viaggi per incrementare il loro stipendio da quando avevo circa dieci anni, ma all'epoca facevano in modo di alternarsi e non lasciarmi mai da solo per più di una giornata, e prima di allora non mi avevano mai lasciato solo. Sebbene quindi riuscissi a vederli poco, cercavo di godermi al massimo quel poco tempo che passavo con loro, e così avevo intenzione di fare anche quel giorno.Riassaporai il calore delle possenti braccia di mio padre e delle minute mani di mia madre. Mi chiesero come fosse andata la scuola quella settimana, e se ci fosse stata qualche novità nelle mie amicizie, poiché sapevano benissimo del mio essere totalmente asociale. Risposi con sincerità, raccontai loro di Thomas e di Grace, ma decisi di omettere la storia di W. Erano entrambi felici che finalmente fossi riuscito a rivolgere la parola più o meno amichevolmente a due persone, e mio padre stava già cominciando ad accennare qualcosa su come conquistare le ragazze, ma venne interrotto quasi subito dallo sguardo fulminante di mia madre.
Dopo aver cenato, andai in camera, e, con la mente felice a causa di quel pomeriggio così piacevole, mi misi a leggere sui miei amati cuscini. Ma il dinn proveniente dal telefono mi interruppe quasi subito. Lasciai la mia postazione preferita di malavoglia per andare a prendere quell'aggeggio infernale che aveva osato disturbarmi.
~~Oi nanetto
~~Mi diresti se la Holling ha lasciato compiti oggi?
Oh, no. Non di nuovo. Stavo avendo un déjà vu non molto piacevole.
~~Dobbiamo fare un'altra ricerca.
~~Non ho capito bene su chi. Credo sul poeta dopo Baudelaire.
~~Ah, quindi si è presentata alla fine eh?
~~Che palle, non ho voglia di fare altre ricerche.
Se è per questo non hai voglia di fare niente in generale.
~~Quando la facciamo?
Non avevo intenzione di dirgli che poiché i miei erano tornati avrei preferito aspettare almeno il weekend. Ma all'improvviso un dubbio atroce mi attraversò la mente. Buttai il cellulare sul letto e corsi giù per le scale più veloce possibile. Arrivai all'ingresso in pochissimi secondi, e aprii la porta. Non c'era nessuno. Tirai un sospiro di sollievo, e spiegai a mia mamma, allarmata da tanta fretta, che mi era sembrato che qualcuno avesse bussato alla porta. Quindi tornai in camera, visibilmente sollevato.
~~ Quando ti pare
~~ Sei andato a controllare che non fossi di nuovo all'ingresso vero?
Questo ha dei problemi. Seri anche.
~~ E anche se fosse? Avrei le mie buone ragioni.
~~Va bene, va bene. Sabato dopo scuola a casa tua
~~O preferisci prima?
~~Sabato va bene
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Don't you trust me?
RomanceJack Parker, diciassette anni, frequenta la quarta superiore. Odia tutto e tutti, va male a scuola, è completamente asociale, e non ha alcun tipo di obiettivo se non quello di leggere dalla mattina alla sera. Non sopporta un'infinità di cose, in par...