"Niente acido muriatico, penne rotte, cesio e acqua, alla larga dai taglierini e dalle forbici, le spille mai sulla cattedra e, sopratutto, le esplosioni sono proibite. Bla bla bla. Ormai la so a memoria questa roba."
"Thom, un conto è saperla a memoria, un conto è metterla in pratica. L'altro giorno ti sei di nuovo addormentato mentre Barker era nel bel mezzo della spiegazione!"
Thomas stava andando su e giù per la mia camera da quando era arrivato. Erano appena cominciate le vacanze, ed i miei genitori sarebbero tornati a casa due giorni dopo il nostro incontro di quel pomeriggio, per la Vigilia di Natale. Non era neanche domenica, eppure Thomas era arrivato più tardi del solito. Anzi, a dirla tutta, erano diversi giorni in cui arrivava sempre più tardi, balbettando scuse palesemente false e inventate sul momento.
"Noto che hai avuto l'ardire di chiamarmi Thom". Si fermò dalla sua infinita camminata, voltandosi verso di me. Trovandomi in camera, di nuovo esiliato dalla mia sedia comoda, non avevo a disposizione uno specchio. Riuscii però a capire benissimo anche senza di quello che la mia faccia da rosa pallido era diventata bordeaux. Che odio.
"Non ti ho chiamato Thom... Avrai capito male." dissi voltandomi dall'altra parte per evitare che il mio fastidioso interlocutore vedesse il colore del mio viso.
"Certo certo. Ti do il permesso di chiamarmi Thom, che te ne pare?" Finalmente smise di camminare. Si accasciò sulla mia sedia e si trascinò verso di me. Una volta giunto a destinazione, cominciò a tirarmi gomitate, come a indicarmi quanto fosse figo chiamarlo con quel nome.
"Eh? Eh? Niente male chiamarmi Thom, eh na... Jack?"
"Senti, non è che sei tu a voler essere chiamato così?"
Jack sei un cretino. Questo quando gli fai le domande scomode si incazza.
"E anche se fosse?" Si alzò dalla mia sedia e si diresse verso la scrivania. Capii immediatamente che stava puntando di nuovo al portatile.
"Ti chiamerò Thom quando tu la smetterai di chiamarmi nanetto. Lo sai che lo odio, eppure continui"
"Hey! Apprezza lo sforzo almeno!"
"A proposito di sforzi, che ne diresti di presentarti un po' prima quando decidiamo di studiare? La domenica no, quando ci sono i miei no, ora arrivi sempre più in ritardo, così finiremo per bocciare ugualmente!"
Jack, calmo. Non si è incazzato prima, lo farà tra poco. E tu tieni al tuo computer.
"Ho i miei motivi. Che vuoi saperne tu nanetto?"
"Non sono un nanetto. E dirmeli, questi motivi, è troppo complicato?"
"Quante volte ti ho detto che non devi interessarti degli affari miei?"
Si era di nuovo voltato verso la scrivania, per cui, ben sapendo come sarebbe andata a finire se avessi continuato, decisi di non continuare con le domande.
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Don't you trust me?
RomanceJack Parker, diciassette anni, frequenta la quarta superiore. Odia tutto e tutti, va male a scuola, è completamente asociale, e non ha alcun tipo di obiettivo se non quello di leggere dalla mattina alla sera. Non sopporta un'infinità di cose, in par...