Thomas POV"Quindi fammi capire..."
"Che c'è da capire?"
"Ti sei presentato a casa di Jack in maglietta a maniche corte in inverno"
"Si ecco... Insomma, i pettorali..."
"Hai mangiato da solo tutti i biscotti che ti aveva preparato"
"Sentissi che buoni!"
"E lo hai chiamato nanetto per tutto il tempo. "
"Bhè? Lo è. Ma siamo arrivati ad un accordo"
"Me lo hai già detto. Teoricamente ora non dovrebbe offendersi se sei tu a chiamarlo così..."
"Esatto. Non è fantastico?"
"...e questo perché gli hai intimato di essere tuo amico minnaciandolo di rompergli il portatile."
"Il mio piano meglio riuscito."
"Thomas, non è così che funziona l'amicizia. Lasciatelo dire, non ci hai capito proprio niente."
Era lunedì, e da due giorni ero ufficialmente amico di Jack Parker. Ero talmente euforico e talmente entusiasta per questo evento, che non avevo dato affatto peso al fatto che Jack stesso non si fosse presentato a scuola quel giorno. Dovevo raccontare tutto a Grace, motivo per cui stavamo passando la ricreazione nella biblioteca-ripostiglio. Ma Grace stava man mano rovinando tutti i miei pensieri sul sabato pomeriggio passato con Jack. Seduta a gambe incrociate sul tappeto rosso, incurante del mio entusiasmo, stava lentamente sgretolando ogni ricordo di ciò che era successo con Jack due giorni prima.
"Ooh insomma Grace! Sei stata tu a dirmi che dovevo diventare suo amico! Dovresti sostenermi!"
La ragazza fece roteare gli occhi, e dopo un breve sbuffo, prese a dividersi i capelli in due ciocche.
"Si che sono stata io a dirtelo, ma non è così che si fa! Prima di tutto, non hai pensato a dividere i biscotti? Hai occupato la sua camera come se fossi a casa tua, e per di più ti sei presentato in maglietta!" Cominciò ad intrecciare la ciocca destra.
"Te l'ho detto, i muscoli..."
"Certo che sei scemo. Non c'è bisogno che tu stia in maglietta con fuori due gradi sotto zero per far capire che hai un bel fisico. La tua statura basta e avanza."
"E infatti non eravamo fuori, ma in camera"
"Non è questo il punto! Credi davvero che lui accetti di essere chiamato con quel soprannome solo perché sei te?"
"Bhè, ecco..."
"Thom, le amicizie sono cose che si costruiscono piano piano, con il tempo! Non puoi decidere da un momento all'altro di essere amico di qualcuno. Oltre ad aver con tutta probabilità spaventato Jack, perché sì, uno che ti minaccia di romperti il computer se non diventi suo amico è un qualcosa che spaventa, gli sarai anche sembrato egoista! Seriamente, chi ti credi di essere per non offenderlo se lo chiami con un nome palesemente offensivo?"
Finì la treccia destra. Non potei fare a meno di constatare che Grace aveva ragione. Non volevo spaventare Jack, volevo solo la sua amicizia, poter uscire come facevo con gli altri, e fare le cose che si fanno con gli amici. Grace mi aveva detto che l'unico modo per avere una speranza di piacergli un minimo, era diventare amici prima. Ma mentre fino a cinque minuti prima ero convinto che ciò stesse accadendo, in quel momento realizzai che non c'era ancora niente di concluso, e che anzi, probabilmente avevo peggiorato la situazione.
"E allora che devo fare? Ormai il danno è fatto"
"Macché, macché, si può ancora rimediare. Ma vedi di dare una frenata al tuo ego! Trova il modo di studiare di nuovo insieme a lui. Magari stavolta invitalo tu, che ne so. Vestiti adeguatamente, se vuoi evitare di spaventarlo. E soprattutto, smetti di chiamarlo nanetto. Davvero, fossi in lui me la prenderei ancora di più se tu continuassi. Ah, e non finirti tutto il cibo da solo un'altra volta!"
Dicendo questo, si sciolse velocemente la treccia che si era fatta, si alzò, e si diresse verso la porta.
"Perché te la sei sciolta? Era carina"
"Thom, lo sai già. Non rompere". Si spostò i capelli al lato della testa, e uscì.
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Don't you trust me?
RomanceJack Parker, diciassette anni, frequenta la quarta superiore. Odia tutto e tutti, va male a scuola, è completamente asociale, e non ha alcun tipo di obiettivo se non quello di leggere dalla mattina alla sera. Non sopporta un'infinità di cose, in par...