~22~ Curses

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Non so esattamente dove avessi trovato il coraggio, ma, il giorno successivo, andai a scuola, anche se la prima cosa che pensai di fare fu quella di evitare Thomas. Sapevo benissimo che mi stavo comportando da scemo, e che anzi la cosa giusta da fare sarebbe stata cercarlo. Peccato che la scorta di coraggio del martedì si fosse esaurita proprio con il semplice fatto di essermi presentato quel giorno, motivo per cui mi diressi immediatamente verso una delle quattro colonne che sovrastavano l'ingresso, e ci girai attorno finché non fui convinto di essere abbastanza nascosto ma, allo stesso tempo, in una postazione sufficientemente buona per poter osservare il gruppo di Thomas, che la mattina si posizionava sempre vicino alla parete opposta al luogo dove mi trovavo io in quel momento. Lettice, bassa e magrolina, stava comoda e al caldo all'interno delle braccia di Matt, il quale la stava abbracciando da dietro, poggiando la sua testa sopra quella della sua ragazza. Grace si trovava di fronte a loro, schiena contro il muro, e pareva impegnata in una accesa conversazione con Lettice. Da quella distanza, non riuscii a capire su cosa stessero battibeccando. Thomas invece non c'era. Scrutai tutto lo spazio davanti alla scuola, poi mi voltai verso la strada, ma non riuscii a vederlo. Suonata la campanella, non lo individuai nemmeno nel corridoio che teoricamente, frequentando la mia stessa classe, avrebbe dovuto percorrere. Sedetti al mio posto, e dopo qualche minuto entrò Dawling. Di Thomas neanche l'ombra. Dawling cominciò a fare lezione, ed io decisi di prestare attenzione, una volta tanto. Il sabato precendente né io né Thomas avevamo concluso nulla sulla ricerca, quindi ero arrivato alla conclusione che forse riuscire almeno a capire chi fosse il poeta successivo a Baudelaire in letteratura potesse tornarmi utile. Passati dieci minuti, nei quali finalmente riuscii a risolvere il mio dubbio -il poeta era Arthur Rimbaud- mi arresi all'idea che Thomas non si sarebbe presentato. Cominciai quindi a maledirlo a dovere. Prima aveva fatto tutto l'amico, poi mi aveva fatto passare le pene dell'Inferno, non ero venuto a scuola per colpa sua, e quando finalmente mi ero deciso a farmi coraggio e affrontarlo, lui che cosa aveva fatto? Era rimasto a casa. Misi un sacco di attenzione nell' ascoltare la spiegazione di Dawling, sia perché Rimbaud era effettivamente interessante, sia perché non volevo pensare a quella testa di rapa di Thomas. Avevo appena finito di lanciargli maledizioni, quando qualcuno bussò alla porta dell'aula, ed un Thomas ansante entrò di fretta, non si scusò minimamente con Dawling per il ritardo di quasi mezz'ora, si diresse al suo posto, lanciò lo zaino in terra, volse lo sguardo verso di me, sorrise, si sedette, e se ne uscì con:

"Hey, ciao Jack"

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