SETTE

22 3 5
                                    

Gli appuntamenti erano una gran difficoltà per me quando avevo  18 anni, ma direi che adesso le cose non sono cambiate più di tanto. Mi ripeto da tutta la giornata che il nostro è solo un incontro di lavoro e non un appuntamento romantico, ma non è che questa logica vada bene al cuore quanto al cervello. I passi di Cesare alle mie spalle mi hanno fatto sussultare, come la sua puntualità. Mi giro verso di lui e come sempre la sua aria sorridente e rilassata mette a tacere ogni idea stravagante che mi sia passata per la testa nelle ultime ore.
- Scusami sono in ritardo.- mi dice avvicinandosi.
- Di mezzo secondo!- rispondo e ridiamo.
-Solitamente arrivo con qualche minuto d'anticipo. -
- Per mettere ansia ai clienti?-
- Ma no...e poi... Tu sei mia cliente?- mi chiede con ironia.
-Ancora no, ma l'ansia ce l'ho comunque.-
-Non per me spero. - dice seguendomi all'interno. Non sa che l'ansia è proprio per lui. E come potrebbe immaginarlo? Lui è cresciuto, quella che è rimasta al liceo sono io, purtroppo.
- Certo che no!- ridiamo e lui inizia a togliersi la giacca.
-Hai fame? Io sono affamata!-
-Fame? Non sai quanta! il bar del Tribunale non soddisfa i miei gusti...- risponde e si slaccia anche la cravatta.
- Non so se quello che ho qui possa piacerti...- dico e gli mostro quello che ho di pronto nel banco. Lui si avvicina e guarda attentamente.
- Anna, se a te non dispiace prendo un po' di tutto, pago ovviamente!-
- Non dirlo neanche! Sei mio ospite....è il minimo non ti pare? -
- E va bene, non sai quanto ho aspettato questo momento. - dice avvicinandosi al tavolo, mentre mi aiuta a portare i piatti pieni di focaccia, rustici, stuzzichini di vario tipo. A queste parole fingo indifferenza, anche se sembra che abbiano un doppio senso.
- Quando sono fuori tutto il giorno, il momento migliore è il ritorno a casa e mangiare qualcosa di buono. Non sono più a casa coi miei e mi capita raramente di mangiare bene.- ecco, ero io che stavo interpretando male.
- Ma non è che sia una cena eccezionale!-
- Le hai fatte tu focaccia e rustici?- mi dice sedendosi.
- Sì,  è tutto artigianale.-
- Quindi saranno ottimi e sarà una cena eccezionale. - afferma e assaggia un rustico al prosciutto. Aspetto il suo verdetto col fiato trattenuto. 
- Mamma mia! Non credo che sia la fame! Non ho mai mangiato così bene da quando ho fatto ritorno! Oltre che gli occhi azzurri, hai ereditato anche la bravura da tua madre.- 

-Grazie...- dico piena di vergogna. Non c'è bisogno che tiri in ballo gli occhi di mia madre. Mi siedo anche io.

-Mi dispiace essere venuto qui a quest'ora. Magari avrai bisogno di riposare...- sorride e beve un sorso d'acqua.

-Direi che ho sviluppato un senso di resistenza tale che posso stare in piedi anche 20 ore, ma non ho ancora assaporato questa sensazione per fortuna. E comunque non dispiacerti, è la mia indecisione che ti ha costretto a mettermi alle strette. Perciò siccome muori dalla voglia di dirmi tutto, stasera sono disposta ad ascoltarti.-

-Meno male.-

-Ci tieni un po' troppo...non sarà che anche tu ne ricavi qualcosa?-

-Se ti sposassi sì.- afferma e mi guarda serio. Poi scoppia a ridere e io sono completamente inerme. Rido anche io per fare finta che la frecciatina non mi abbia compita dritta al cuore e all'anima.

-Ma Anna! Cosa vuoi che ne tragga io se non la parcella che mi compete come legale di tuo padre?-

- Scusa...- sono così rossa che non so cosa altro dire.

-Allora Anna, visto che sei disposta ad ascoltarmi, ascolta sul serio: se accetti questa eredità diventeresti ricca, così ricca da  non dover più lavorare. Non ci sono soltanto soldi, ma  come ti ho già detto ci sono anche proprietà immobiliari, auto e tutto quello che c'è in queste case.-

-Wow!-

-Già! Non hai idea di che pazzia faresti a non accettare.-

-E insieme a tutto questo non ci sono guai in vista? Non so, debiti...-

Il caffè dell'amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora