DUE

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E' così complicato il mio cuore. Tant'è che ancora oggi non riesco a capirlo. Si commuove per un nonnulla, si agita per le ingiustizie, piange per le perdite, si innamora della persona sbagliata. o meglio, tanti anni fa si è innamorato della persona sbagliata. 

Mi metto ritta sulla sedia quando mi rendo conto che a salutarmi è stato un uomo. Mi ha chiamata per nome. Mi conosce? Controluce non riesco subito a mettere a fuoco la sua figura, lo faccio dopo qualche minuto, quando con pochi passi decisi mi raggiunge porgendomi la mano in segno di saluto. Nell'altra porta una borsa professionale, come quella degli avvocati! Brutto segno! Non sarà mica venuto a dirmi di andar via? Sono in ritardo con gli affitti, è vero, ma non così tanto da mandare uno come lui qui da me. Che umiliazione. Io stessa mi sono data pochi mesi di tempo, se entro fine anno le cose non cambiano, sarà doveroso dire addio alla caffetteria.

-Ciao Anna...- ripete l'uomo e io finalmente metto a fuoco il suo viso. Resto di sasso. Ancora una volta i miei sogni hanno avuto ragione d'esistere. Era proprio quest' uomo la persona che ho sognato stanotte. Era lui che avrei riconosciuto fra mille, quello che non ho mai potuto dimenticare e che mai potrò dimenticare. Cesare!

-Cesare?- dico esterrefatta.

- Sì, sono io!- risponde allegro. Mamma mia, non è cambiato affatto. Sembra che il tempo per lui si sia fermato.

-Ma che ci fai qui?- gli chiedo. Sarò sembrata una maleducata, ma sono anni che non lo vedo, e altrettanti che lui non passa da qui.

-Sono qui per te.- risponde ancora sorridente. Anni fa avrei dato la vita per sentirmi dire da lui una frase del genere, e anche se adesso mi ha fatto praticamente bloccare il cuore, so con certezza che non è qui perché gli manco, ma perché da avvocato, e sono sicura che lo è diventato, è qui per lavoro.

-Oddio...immaginavo che avrebbero fatto ricorso ad un avvocato.- dico mettendomi seduta.

-Chi?-

-Come chi? I miei affittuari...- dico con l'aria affranta.

-I tuoi affittuari? Ma no Anna...tranquilla. Qualunque cosa vogliano da te, stai certa che non hanno contattato me. Io sono qui per altri motivi.-

-Altri motivi? Non so se voglio starti a sentire.-

-Non sei cambiata affatto.- ride.

-Non sembra un complimento il tuo. - dico mettendomi in piedi.

-Lo è invece.- risponde togliendosi la giacca e lasciandola sulla sedia.

-Cesare, ti porto qualcosa? Mi sembra che tu voglia trattenerti.-

-Sì, mi trattengo, ho bisogno di parlarti.- ancora una frase che tocca un tasto dolente.

-Tè freddo?- lui annuisce. Intanto che lui si guarda attorno  iniziano ad arrivare i primi clienti di oggi. Che fortuna. In pochi minuti è pieno di gente, ci sono anche turisti con la bella stagione. Quando arrivano mattine come queste mi sento rincuorata e la speranza che tutto possa sistemarsi per il meglio ritorna a farsi viva, per poi riaddormentarsi quando tiro le somme della giornata e dei debiti accumulati. Sorrido comunque, non è che le lacrime portino fortuna, mi diceva mia madre.

Mi tremano le mani mentre verso il tè. Certo che a Cesare  deve piacere molto per berlo a quest'ora del mattino. E' ancora in piedi quando mi rendo conto che devo occuparmi anche degli altri che si stanno già sistemando ai tavoli. 

-Ecco il tuo tè...ma dove vuoi accomodarti?- gli chiedo decisamente agitata.

-Fa' le tue cose, a me ci penso io.- risponde sereno. Beato lui.

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