Fin da piccola ho sempre creduto alle anime gemelle. Forse perché mia mamma mi aveva raccontato sul suo rapporto fra lei e il mio defunto padre una storia piuttosto romanzata. Mi diceva sempre che il loro era stato un grande amore e che la morte di lui l'aveva resa ostile verso il mondo e diffidente verso gli uomini. Tanto che non si era innamorata più perché erano anime gemelle. "Quando sei con chi ami davvero anche le situazioni più brutte diventano facili da affrontare" mi diceva. Senza mio padre, lei aveva sviluppato un senso di protezione eccessivo nei miei confronti tale che poi d'improvviso si era tramutato in un' altrettanta inspiegabile permissività. Così, crescendo con questa storia sul loro amore nella mia testa e nel mio cuore, ho desiderato tanto trovare la mia anima gemella. Ma siccome non sapevo che esse non sono una sorta di gioco in cui uno dice "scelgo te e tu scegli me" con la facilità con cui ho imparato a fare il caffè, ho deciso, abbastanza ingenuamente, che la mia anima gemella fosse Cesare.
La mia idea di anime gemelle è piuttosto diversa dal solito. Non sono quelle che si incastrano alla perfezione, che si completano solo se stanno insieme, ma piuttosto sono lo specchio l'uno dell'altra, in cui riflettersi e ammirarsi. Questa convinzione mi ha fatto fare tante cose stupide da ragazza, e ancora oggi ne sarei capace, ora che gli sono abbastanza vicino da sentire e riconoscere il profumo Davidoff che usa fin da quando eravamo ragazzi. Ma cerco di stare attenta e la mia amica combina guai non c'è più nella mia vita.
Mentre firmo la mia dichiarazione d'indipendenza e mi prendo quello che il grande amore di mia madre mi ha lasciato, gli occhi di Cesare sono pieni di una strana luce. Credo che sia soddisfazione. Ha portato a termine la sua missione. Sarà fiero del suo lavoro. Mi sembra giusto.
-Che storia assurda...- commento mentre gli ripasso i fogli firmati.
- Cosa? aver firmato alle due del mattino o aver ereditato una fortuna? - mi chiede ironico. Io resto sbalordita.
- Sono davvero le due?-
-Manca una manciata di minuti, ma ci siamo quasi.-
- Mi dispiace...-
- Meno male che hai bevuto il caffè allora...così ti sei decisa a firmare.- commenta mentre sistema i documenti.
- Direi che il caffè non ha tanto effetto su di me, o meglio, la prima volta che ho pensato che funzionasse anche con me, mi sono ritrovata in una situazione piuttosto imbarazzante...che ho cercato di dimenticare per anni.-
- Allora perché lo hai preparato?-
- Per rilassarmi e perché preparare il caffè in questo posto mi ha fatto sentire a casa, a mio agio.-
- Ho fatto bene a portati qui.- si vanta e sorride. Quanto è bello quando lo fa e soprattutto so che il suo è sincero, spontaneo.
- Che cos'è che ti è successo quando hai bevuto la prima volta questo caffè? Adesso sono curioso di sapere perché dovrei credere che il tuo caffè ha un potere magico su chi lo beve tranne che su di te...-
- Sono curiosa anche io di saperlo, ma è meglio che tu non mi faccia tante domande. Dovresti berlo per provare tu stesso che non racconto frottole.-
- Non dico questo, ma capisci che è strano...insomma i tuoi clienti lo sanno?-
-Certo, e vengono apposta da me. Solo che avrei dovuto far scelte meno avventate e investire i pochi risparmi lasciati dai miei nonni per ristrutturare come si deve. La sala da tè è ormai impraticabile.-
-Ora puoi fare tutto. - rimette tutto in borsa e io riordino la cucina.
- Sì, farò un po' di cose, ma non voglio farle da sola. Se sei nel mio pacchetto eredità tu devi darmi una mano...- gli dico e lo guardo fisso negli occhi. Non sembra meravigliato dalla mia richiesta.
- Certo, sono qui per questo Anna. Ho colto questa occasione al volo...mi mancava questa città, la vita calma, lenta, serena. Posso dedicarmi a te...- dice questa ultima frase con una tranquillità tale che suona come normale, lui che deve prendersi cura di me. Spegne le luci e usciamo fuori nel silenzio della strada. Richiude lui con la chiave che prima ha dato a me.
- Prendile tu Anna, ora è ufficialmente di tua proprietà.- mi passa il mazzo di chiavi e lo infilo in borsa.
- Non so cosa aprono le altre chiavi...- dico perplessa.
- Vuoi vedere tutto adesso?-
- No, no...scusa...- ridiamo.
- Direi che abbiamo tutto il tempo. Ora che hai firmato l'unica cosa che manca è far fruttare al meglio quello che ti appartiene.-
- Ma ne vuoi parlare adesso? - lo apostrofo sorridendo.
- Adesso ho sonno...vorrei fare una doccia e dormire, solo che domani mattina ho udienza alle 10.00 a Bari, dormiro' sì e no quattro ore.-
- Io anche meno, alle sei devo essere in caffetteria, domani c'è la torta al cioccolato...- lo guardo maliziosa. Lui ricambia.
- A che ora è pronta la torta?- mi chiede.
- Per le 7.00...ce la fai?-
- Certo, farei di tutto per quella torta...non avrei mai immaginato che saresti stata più brava di tua mamma. Credi che sarebbe possibile averne una tutta per me? Sai domani sarà una giornata lunga...- mi chiede e si ferma per convincermi con la sguardo che devo farla solo per lui. Io, che sono a pochi passi lo ricambio e annuisco con un cenno appena visibile. Ma il "sì" nella mia testa rimbomba come una tromba o un allarme antincendio.
- Bene, le poche ore di sonno non sono niente in confronto al mio premio per il sacrificio di stasera... Intendo dire...restare sveglio nonostante la stanchezza. Stare in tua compagnia non è un sacrificio...- ride e io ricambio.
- Stavi per perdere la torta e mangiare i rustici del tuo bar preferito.- dico facendo finta di essere arrabbiata.
- Se mangio un altro di quei rustici che sanno di cartone finirò per perdere il gusto di mangiare. Un'altra cosa che mi mancava di questo posto è la cucina. Anche se sono bravo a cucinare spesso non ho il tempo. Mia madre dice sempre che è ora che mi trovi una moglie che si prenda cura di me. Ma sinceramente non mi va né di sposarmi né che qualcuno viva con me per prepararmi da mangiare. Lei è sempre stata a disposizione di mio padre, e a noi figli è piaciuto tanto averla così. Ma che pretenda che io abbia una moglie per preparare la pasta è piuttosto da cavernicoli..-
- O da persone del sud. Cosa credi, che qui il pensiero sulla donna si sia evoluto? Sai quanti pensano che io sia "una" strana? Vivo da sola, lavoro da sola e non mi serve un uomo che mi mantenga anche se sono o meglio ero nei guai fino al collo con i debiti. -
- Per questo mi piaceva tanto tua madre, era indipendente e ha cresciuto anche te allo stesso modo. Sono sicuro che tu non volevi firmare per non rassegnarti che fosse un uomo a tirarti fuori dai guai. Ho ragione?-
- Potrebbe essere così, non lo so...anche se quell'uomo non lo vedrò mai, in un certo senso potrebbe essere come dici tu.-
- Mi riferito a me, non a tuo padre..- commenta e ci fermiamo ancora una volta a guardarci negli occhi.
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Il caffè dell'amore
Chick-LitQuando Anna si ritrova davanti il suo primo amore, Cesare, suo ex compagno di scuola, non si aspetta di certo che lui sia l'avvocato che curerà la ricchissima eredità lasciatole da suo padre, mai conosciuto. Ma non è questo a meravigliarla, quanto i...