VENTI

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" Cesare, un giorno forse mi perdonerai per averti scritto questa lettera o forse leggendola potrei anche strapparti un sorriso, ammesso che tu la prenda in considerazione. Lo so che questo mio gesto può sembrare antiquato e infantile, ma ne avevo un gran bisogno. Di persona non riesco a parlarti...se pur amando i tuoi occhi così scuri che mi fanno sentire persa, non riesco a guardarti per cinque minuti senza provare imbarazzo. Però, poter mettere nero su bianco quello che provo per te mi servirà a vivere meglio con la consapevolezza che non servirà a molto...ma che almeno mi alleggerirà il cuore. Ultimamente portare questo segreto con me è pesante...io ti amo, con tutto il mio cuore. E' una cosa che non cambierà mai e io lo so, potresti pensare che è una cosa talmente stupida che non dovrei nemmeno dirla o scriverla...ma è così...non posso farci nulla e non potrò mai farci nulla. Nessuno, nemmeno dieci, cento o mille ragazzi potranno mai eguagliare quello che sento per te. Mentre il mondo continuerà a girare, i miei sentimenti resteranno gli stessi.  Che io sia la tua anima gemella ne sono certa...purtroppo di questo dovresti esserne certo tu...ti amo ora e per sempre...tua...."

Dieci anni sembrano solo una manciata di giorni e mesi in cui un essere umano va avanti per inerzia senza aspettarsi nulla restando fermo nella sua mentalità, nei suoi hobby, nelle sue fissazioni. In questo lasso di tempo non ci si aspetta di vedere tutto trasformato, a partire dalla propria famiglia. Ma in dieci anni un essere umano passa dalla sua fanciullezza alla preadolescenza imparando a fare tutto, perfino a costruire un suo modo di pensare del tutto libero e indipendente. Dieci anni non sono niente, sono tanto. Per me sono stati importanti e soprattutto pieni di dolore e fatica. Ho perso i miei nonni e poi mia madre e infine mi sono ritrovata sull'orlo di perdere anche la caffetteria. Io sono cambiata in questi  anni, non sono la stessa Anna di un tempo. Nei miei occhi forse si legge tristezza e di quando in quando una luce fioca che sembra quella di una donna che è sul punto di credere che tutto si aggiusterà. Quel barlume, seppur debole, ha avuto ragione di esistere e quella mattina di qualche settimana fa, all'inizio di una lunga e afosa stagione estiva, è arrivato Cesare. Grazie all'eredità di cui si è fatto portavoce posso cambiare tutto, per lo meno quello che i soldi possono cambiare.
La caffetteria allagata non era nei programmi. E il preannunciato sfratto di Cinzia mi ha messo in bilico su uno strapiombo di indecisioni. Non so davvero cosa fare. Dove potrei portare la mia caffetteria? Dovrei trovare un posto in cui tutti i miei storici clienti, quelli che non mi hanno mai abbandonato in questi anni e mi sono rimasti vicino come se fossero stati la mia famiglia, si possano trovare come a casa allo stesso modo in cui  si ritrovavano fino a qualche giorno fa. Guardo il tetto dal basso del mio letto dove ho passato le ultime 8 ore. Non dormivo così tanto non so da quanto. Niente sveglia alle 5:30 oggi e per una settimana a venire. È quello che mi ha promesso Franco. Dovrebbe mantenere la sua parola. Me lo deve per forza...mi faccio il segno della croce e guardo la foto dei miei nonni e mia mamma che vegliano su di me dal comodino. E dal cielo ovvio. Faccio una doccia godendomi la mia libertà che è stata via per troppi anni. Mi sento invecchiata di venti anni e non dieci. Pazienza...il miracolo stamattina lo farà il caffè. Il mio preferito, quello per me è il caffè semplice, senza aromi, senza latte, con schiuma e zucchero. Per me non ha poteri. Rimessa in forma, mi porto in cucina e bevo il mio caffè e prendo tutto quello che ho a disposizione per elaborare il caffè per i genitori di Lella e i suoi futuri suoceri.  Ma voglio anche fare un altro caffè da portare al mio bellissimo avvocato che è andato sul cantiere in caffetteria per farmi riposare. Farò prima questo, a Lella posso pensarci anche nel pomeriggio.  Respiro il profumo del caffè appena fatto con la mia moka. La mia cucina è illuminata dal sole del primo mattino e sono in procinto di preparare il caffè di Cesare, il suo primo caffè, quello ufficiale. In realtà lui inconsapevole ha già preso il caffè dell'amore. Ma è arrivato il momento che lui assapori questa meraviglia con tutti i sensi che servono a una bevanda meravigliosa. Il mio caffè speciale tocca anche l'anima. Prendo il caffè e lo poso sul tavolo. Sciolgo il cioccolato fondente a bagno maria e lo amalgamo a biscotti frantumati per farci il fondo della tazza. Poi ci verso un po' di latte caldo montato e dolce, verso il caffè spolverandolo di cacao amaro. Un primo caffè deve spingere a berne altri e non spaventare. Che sia dolce...il caffè della prima volta...potrebbe sembrare ambiguo come nome, ma a me piace. È perfetto. Lo assaggio. Preparerò anche Cappuccini e brioches per gli operai...sono quasi le 9:00 e devono fare una pausa. Cerco di sbrigarmi. Ma prima di prendere tutto e uscire corro in camera e mi cambio. Voglio essere carina...o bella, per Cesare. Non devo esagerare però così prendo un jeans a zampa che adoro, una canotta in maglina bianca e metto sopra una camicia bianca e la lascio aperta. Lego i capelli tirandoli su e completo tutto con un filo di trucco. Poi le mie immancabili scarpe da ginnastica. Vado, prima che il caffè si raffreddi. La mia panda si muove a stento, ormai è diventata pezzo da rottamare. Quando arrivo gli operai sono esausti già a quest'ora, fuori a prendere una boccata d'aria.
-Buongiorno!- gridano in coro tuffandosi sulle provviste come bambini. Rido e loro sembrano rinati in pichi secondi. Mi guardo attorno e Cesare sembra che non ci sia.
- Si è allontanato per andare a prendere da mangiare.- dice Samuele avvicinandosi a me.
-Non sapeva che saresti venuta?-
-No...non lo avevo avvisato.-
-Fa' niente! È meglio questa colazione...vero?- dice rivolgendosi ai suoi colleghi.
- Mi devo proprio ricredere...il tuo caffè non è solo caffè...ieri sono andato in centro e ne ho bevuto uno che faceva schifo.-
- Se io portassi la caffetteria in un altro locale secondo te i clienti mi raggiungerebbero lo stesso?-
-Ma sicuro! Papà!Papà!- chiama Franco intento a parlare con gli altri.
-Venite tutti dai!- dice Samuele gridando.
-Che c'è? Stai per chiederle di sposarti?- dice un altro dei ragazzi mentre Samuele diventa una torcia umana e tutti gli altri ridono. Io li guardo imbarazzata e divertita.
-No, idiota!- gli lancia addosso il bicchiere di plastica del caffè.
-Anna mi chiedeva se, spostando la caffetteria, ci andrei lo stesso a prendere il caffè da lei! E io le ho detto sì...e voi?-
-Che sennò dove lo beviamo un caffè così buono?- risponde Franco.
-Perché? Le brioches? Mai mangiato così bene!- dice il ragazzo che ha preso in giro Samuele, di cui non conosco il nome.
-Chissà quante cose sai fare così bene...- dice Samuele avvicinandosi appena.
Io lo guardo sbalordita e lui mi fa l'occhio languido. Mi sta corteggiando? Ossignore.
-Non credo che siano affari tuoi...- rispondo fredda.
- Che c'è? Ti imbarazzi?- si fa più vicino e gli altri ridacchiando ci guardano neanche fossimo un telefilm.
-Dai, baciala scemo!- gli grida il suo amico.
-Non credo che ti convenga!- Cesare è arrivato con la colazione per i sette nani. Io mi scosto da Samuele e lui abbassa lo sguardo.
- Non sapevo che saresti passata...- mi dice mettendomi in mano le buste. Prende per un braccio Samuele e lo porta in disparte. Li guardo...non so cosa gli stia dicendo. Povero ragazzo. Cesare non sembra tanto amichevole. Poi Samuele si allontana entrando di nuovo nella caffetteria e Cesare mi raggiunge furibondo.
-Non dovresti arrabbiarti tanto...è solo un ragazzo.- gli dico mentre riprende le buste che ho ancora in mano.
-Non sono arrabbiato. E poi ragazzo o meno...non ha nessun diritto a fare lo scemo...con te.-arrossisco. Evito di guardarlo. Dopo esserci baciati ieri mi ha costretta a tornare a casa a riposare. Non ci siamo detti nulla in proposito.
- Adesso andiamo via, dobbiamo ancora vedere la masseria di tuo padre. Approfittiamo che sei libera dalla caffetteria.- dice facendomi segno di seguirlo. Arriviamo alla sua macchina e sistema le buste sui sedili dietro mentre io mi accomodo davanti. Quando lui sale si toglie gli occhiali da sole. Mi guarda. Prende il mio viso dolcemente con le dita e lo volta verso di lui.
Mi bacia piano e mi stringe a lui. Il cuore mi scoppia dentro.
-Allora? Il mio primo caffè?- mi chiede allontanandosi un po'.
-Si è raffreddato...ma posso rifarlo...-
-Hai il tuo caffè in borsa.- ride mettendo in moto la macchina e sistemandosi sul sedile. Sembra agitato...anzi no...emozionato. Me ne accorgo dalla sua voce che ha un tono strano. Ma anche io lo sono.
-È sempre con me, il caffè...- tiro fuori il pacchetto dalla mia borsa.
-Mi leggi nel pensiero e hai capito che ti avrei portato in un altro posto di tuo padre o è...-
- Ti leggo nel pensiero.- ridiamo entrambi e lui posa una sua mano sulla mia mentre si muove nel traffico. Chiudo gli occhi e mi abbandono a questo contatto. Sarò finita in paradiso e non me ne sono resa conto. Usciamo dalla città e viaggiamo per circa trenta minuti.
- Guarda Anna...- mi indica una distesa immensa di alberi e terra, in fondo si vede una grande costruzione con trulli e casolari ristrutturati.

Il caffè dell'amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora