DICIOTTO

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Il sapore del caffè  ha un certo non so che di evanescente e concreto allo stesso tempo. Assaporandolo si riesce  a percepirne la dualità nascosta e io sono stata capace di tirarne fuori la magia per regalarla a chi mi sta vicino e intorno. Ma è stato un puro caso il mio. Come per caso mi sono lasciata andare e ho confessato, seppur velatamente, che ho scritto in passato una lettera d'amore. Lo sguardo di Cesare non camuffa  il suo turbamento, anzi. È buio, sì, ma i suoi occhi, che hanno lo stesso colore del caffè intenso, brillano di quella luce tanto speciale che mi ha fatto innamorare di lui tanti anni fa. Lo sento che c'è qualcos'altro che dobbiamo dirci. Ma i miei pensieri sono aggrovigliati come una matassa di lana piena di nodi. Se io sapessi dimostrare quello che ho dentro di me ora, non so, lui potrebbe decidere di lasciar perdere tutta questa storia dell'eredità e mandarmi a quel paese. Dopo che i nostri sguardi incerti si sono incrociati per qualche secondo e lui ha letto la lettera che mia madre ha scritto a mio padre con dovizioso interesse tipico del suo lavoro, sospira, si schiarisce la voce e me la restituisce.

- Allora...?- mi chiede e si mette le mani in tasca.
- Cosa?-
- Che cosa vuoi sapere? Se ne ero a conoscenza? Non immaginavo che tenessero una corrispondenza.-
- Ma di quello che c'è scritto? Lo sapevi o mi hai mentito?-
- Ti ho mentito. E speravo che tu non lo scoprissi mai...- è serio e sembra dispiaciuto. Ecco perché era così turbato quando gliel'ho mostrata. Un vantaggio con Cesare è non dover usare caffè per farlo parlare.

- Ma perché lo hai fatto? Insomma...che motivo hai di tenermi allo scuro di certe cose? Tanto in un modo o nell'altro ci soffro uguale. Non è che indorare la pillola cambi la mia situazione..sono cresciuta senza di lui.-

- Sì, ma pensa se alla tua prima domanda...quando mi hai chiesto perché lui non si fosse mai fatto vivo, e perchè tua madre ti avesse detto che era morto... io ti avessi risposto che lui sapeva di te e che non poteva starti vicino...non sarebbe stato ancora peggio?- mi chiede e mi guarda negli occhi.

- Forse, ma spettava a me decidere, no? - 

-Sei arrabbiata?- mi chiede e togliendo le mani dalla tasca mi porge la sua mano. alzo lo sguardo verso di lui. 

- No, non sono arrabbiata. Sono confusa,  non ci capisco più niente...-

- Sarebbe utile avere un caffè per le mani giusto?- scherza e io gli sorrido.

- Sarebbe utile sì...- rido e gli afferro la mano in segno di pace. Lui la stringe nella sua e la guarda. Deglutisce piano e quando i suoi occhi si fissano nei miei mi tira verso di lui e mi abbraccia. Io ricambio.

-Non so fare il caffè ma gli abbracci so regalarli.- dice  a bassa voce.

- Sì, sei bravo.- poggio la mia testa sul suo petto.

- Sai? Quando ho saputo che era tuo padre, avrei voluto dirtelo subito, ma poi ci ho pensato su e ho capito che era giusto che fossero i tuoi genitori a fartelo sapere.- mi stacco da lui e lo guardo con aria interrogativa.

-Da quanto lo sai?- oddio, ho uno strano presentimento. Lui evita di rispondere, ma io ho capito.

- Lo sai da quando eravamo a scuola insieme?- lui annuisce. Chiudo gli occhi, e mi sento male.

-Allora...rispondi adesso...mi stai vicino per pietà ora? Quando a scuola eri gentile con me era perché conoscevi questo segreto e ti sentivi in colpa?- sono leggermente arrabbiata, ora.

- Non è così Anna! La mia amicizia è sincera...non potevo dirti una cosa che ho scoperto per caso...e se mi fossi sbagliato? Ti avrei rovinato la vita per sempre!-

-Stai mentendo. Era troppo bello tutto questo. Pensavo davvero che ci fosse una strana coincidenza  in questa faccenda, ma invece scopro che avevi un piano e che sapevi tutto...tutto quanto e che ogni cosa che dici e che fai la fai per scrupolo!-

Il caffè dell'amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora